La vera Milano suona: il contesto di “Roccia Music Vol.1”
“Roccia Music Vol.1” è una perla dell’underground. A presentare il progetto è Marracash, e seppur possa figurare come il suo primo progetto solista, è in realtà il primo album del collettivo milanese da cui tutto è iniziato. A “Roccia Music”, infatti, partecipa tutta quanta la Dogo Gang: Don Joe, Deleterio, Ted Bundy, Vincenzo da Via Anfossi, Guè Pequeno, Marracash e Jake la Furia.
“Roccia Music Vol.1” esce nel 2005, nessuno dei presenti nel progetto era famoso, e forse proprio per questo troviamo alcuni dei pezzi più iconici del rap italiano. Il leggendario featuring tra Club Dogo e Co’Sang: You Know Na-Mi. Il primo pezzo solista di Vincenzo da Via Anfossi, che all’epoca fu una street banger indiscussa: Calibro 9mm. Il debutto di Ted Bundy in collabo con Gué che lo presenta come un proiettore cinematografico vivente in Milano Odia. Impossibile non menzionare Serpi di Jake la Furia che probabilmente è tuttora uno dei pezzi più belli del rap.
Oltre a queste perle che hanno lanciato le successive pubblicazioni della Dogo Gang, attraverso le varie collaborazioni dell’album possiamo vedere come il progetto fotografi un momento di passaggio e al tempo stesso di continuità fondamentale della scena italiana, che lega quella della fine degli anni 90’ con quella dei primi 2000.
Infatti “Roccia Music”, anche se a prima vista non sembra, è un parente non troppo lontano della scena da cui nel 99’ era uscito fuori “Sindrome di fine millennio” degli Uomini di Mare. Lo stesso Joe Cassano che partecipava alla traccia di apertura di “Sindrome di Fine Millennio” è fondatore insieme a Inoki della crew bolognese “Porzione Massiccia Crew“.
Lo squadrone ciminiera degli Uomini di mare inteso nella sua accezione allargata che, oltre a Fabri Fibra e Dj Lato, comprendeva Word, Shezan il Ragio, Chime Nadir, Nesly Rice ecc. aveva una storia di collaborazioni con PMC a partire dal progetto collettivo “Demolizioni 1” uscito nel 1998, che poi sarebbe stato seguito nel 2002 da “Demolizioni 2”.
La collaborazione sotterranea tra Bologna e Marche viene sostituita con l’inedita connessione tra Bologna e Milano, grazie al sodalizio che fra 2002 e 2005 viene stretto tra la crew bolognese e la Dogo gang, come una staffetta per la progressiva sprovincializzazione del rap italiano.
Facciamo un passo indietro rispetto al 2005 e andiamo al 2004 quando i Dogo decidono di collaborare insieme alla Porzione Massiccia Crew, in quello che è forse l’unico episodio dell’HH italiano in cui due collettivi rappano, non solo su strumentali edite provenienti da oltreoceano, ma si alternano gli uni sulle basi edite degli altri.
Il nome del progetto è “PMC vs Club Dogo mixtape”. In questo momento di particolare affinità tra Bologna e Milano possiamo ascoltare l’esordio di Fabio Rizzo come mc, che non a caso porterà con sé alcuni membri della PMC all’interno di Roccia Music Vol.1, in cui per l’appunto ritroviamo Rischio, Royal Medhi e lo stesso Inoki.
L’esordio di Fabio Rizzo risale dunque al 2004 nel progetto “PMC vs Club Dogo” con il brano “Tutto il Mondo” in collabo con Vincenzo da Via Anfossi e Club Dogo, e con Casbah Flow, su una strumentale dei Black Moon dove viene spalleggiato da Gué. Ma questi sono solo i primi botti di avvertimento finché l’anno dopo non viene droppato “Roccia Music vol.1” presentato proprio dal giovane Marracash.
I concetti di “Roccia Music vol.1”
Sull’enciclopedia della Treccani fra le definizioni della parola ‘roccia’ troviamo che questa indica in primo luogo un aggregato eterogeneo di minerali di una o più specie e infatti Roccia music è l’insieme eterogeneo dei primi minerali, dei primi granelli con cui prende forma e si solidifica la scena dei primi anni 2000: Co’ Sang, Fuossera, FatFatcorFunk, PMC, Thug Team (Aban, Tacco, Weld Griera e Brigante), Inoki e gli altri membri della PMC.
Il progetto in sé si concentra sull’iper-amplificazione dell’accezione figurata e colloquiale della parola roccia cioè, sempre citando la Treccani, il senso figurato del termine intende una “persona robusta, solida sia fisicamente che psicologicamente”. Roccia è il nomignolo con cui ci rivolgiamo colloquialmente ad un conoscente, ad un amico. Roccia è solitamente una persona che ha resistito e si è modellata attraverso le intemperie del proprio ambiente che sia il quartiere, il microcrimine, la piazza o i drammi della propria vita privata.
Se sei una Roccia significa che sei solido e che nonostante quel che succede si può in ogni caso contare su di te.
L’album conferisce al senso figurato della parola una vera e propria materialità, fisicità, è l’album stesso che ci parla, e il Gundam in copertina forse è proprio quella voce metallica con cui Marracash resta in dialogo lungo l’intero progetto. “RMvol.1” è composto da 24 tracce, di cui un intro e tre vip support skit.
La roccia sono sia gli artisti della Dogo gang e i suoi affiliati, come recita il titolo in copertina, ed è l’album stesso che parla, canticchia e scherza con voce meccanica lungo l’intero progetto, a partire dalla litania metallica dell’intro che dematerializza la nostra mente sul sample di In the hall of the mountain king di Edvard Grieg, mentre materializza “Roccia music”.
L’orecchio dell’ascoltatore permette la proiezione di tutto il corpo all’interno del suono della Milano del 2005. Adesso, siamo nella sala del re della montagna, che invece di essere un luogo fantasy sono i quartieri di Milano.
Inoltre, c’è un altro tema che da “Roccia music” in poi farà parte della riflessione sonora di Marracash nel corso della sua carriera, ossia il tema dell’ambiente in cui il rapper si forma e il tentativo costante di modellarne la forma a sua volta.
Possiamo ipotizzare che le liriche di Marra siano state fin da subito concepite per cambiare l’ambiente di cui Fabio si sente un prodotto. Marracash gioca con il linguaggio, con le parole, le rime e la creazione di neologismi come intelligangsta, per far sì che l’ambiente diventi un suo prodotto e non il contrario. Prima di riuscire in tutto ciò però deve dimostrarsi all’altezza del luogo stesso che aspira a cambiare.
Per questo motivo “Roccia music vol.1” è in primo luogo l’espressione diretta dell’ambiente di cui Marracash è un prodotto; infatti, una delle frasi che sentiamo ripetere più spesso sin dall’inizio del disco è “Così è come la vera Milano suona”. Ciò che ascoltiamo per tutto il disco è proprio il suono di Milano, Marra e compari ne sono i portavoce. Portavoce talmente fedeli della vita dei quartieri da farci partecipi dei dialoghi stessi tra il pusher e il proprio cliente, come nel brano “Le voglio piene” dove Jake la Furia e Marra fanno la parodia di “Ti voglio bene” di Tiziano Ferro.
La connessione tra Marra e il proprio ambiente è talmente viscerale che, come sentiamo nel ritornello del primo singolo dell’album “Popolare”, è la strada stessa che lo chiama per fare un disco. Quindi “RMVl.1” è l’espressione veritiera dell’ambiente milanese al di là di qualsiasi stereotipo e preconcetto che se ne possa avere.
Milano, ad esempio, è conosciuta per essere la città della moda, ma come sentiamo in Nuovo Papa: “Qua i bambini fanno oh se tu ci abiti a quattordici anni già scavalli abiti Just Cavalli / Sciacalli con l’odio per chi non c’ha calli”. Quindi al contrario dell’opinione comune, la città della moda dà forma a microcriminalità e ad un odio verso coloro che non hanno alle spalle lavori di fatica tali da far venire i calli alle mani, forse un vero e proprio odio per chi fa la moda.
Il suono della verità milanese incarnato in “Roccia Music” sgombra la mente dell’ascoltatore dagli stereotipi, portandolo all’interno del tessuto sociale dell’ambiente in cui Marracash ha costruito le proprie skillz da rapper. Ma passiamo ad un esame più accurato.
Analizziamo “Roccia Music Vol. 1”
Il primo pezzo è “Popolare” costruito sul campionamento di Heaven Knows degli Alan Parsons Project. Il campione utilizzato da Don Joe per ri-mappare la realtà milanese insieme a Marracash, ci fa comprendere da quale spazio alieno e freddo provenga il Gundam della cover.
Il ritornello suona come un annuncio da deep web per chi è alla ricerca di un killer da assoldare:
“A.A.A cercasi killer nella tua zona/ per questo vengo da Ba-Ba-Barona”
E il killer è Marra stesso che rappa da Barona “per cambiare la storia, specie la propria”. Popolare è un esempio classico di redenzione da strada per la strada e voluta dalla strada.
Nella ricerca della propria svolta Marra non risparmia l’idea basilare di ogni ragazzino che vive in strada e cioè che le istituzioni riconosciute non funzionano (scuola e lavoro), e lo denuncia rivolgendosi ai rappresentanti dell’istituzione più tradizionale di tutte ossia la famiglia:
La nuova istituzione a cui Fabio Rizzo dà ascolto e che lo porta a indossare i panni del rapper è la strada.
A coronare la classicità del pezzo c’è una citazione del classico dei classici del rap italiano ossia a SxM dei Sangue Misto, che non solo solidifica la continuità della scena rap italiana ma ci proietta addosso il futuro della stessa, come se già si palesasse la figura di un Baby Gang ancora in fasce:
Marracash ottimizza a tal punto il suono di Don Joe che sul sample del brano “Man on the top” dei Central Line, su cui viene costruito il pezzo “Chiedi alla polvere“, il rapper riesce realmente a far parlare la polvere, riesce a dar voce a quella genia di sconfitti che difficilmente trova le parole per esprimersi.
Non solo Marra ha la stoffa per raccontare, cioè il talento per parlare del proprio contesto sociale, ma il talento per raccontarlo gli viene conferito dallo stesso tessuto sociale di cui egli è parte integrante. In altre parole, l’ambiente è il tessuto sociale di cui Marracash intreccia i racconti creando le proprie rime, e al contempo il talento per raccontarlo emerge dall’appartenenza stessa a quell’ambiente. In sintesi, è l’ambiente stesso che costituisce la soggettività del giovane mc.
È proprio grazie a questa appartenenza che Marracash, giocando sulla superficie del linguaggio, riesce a far parlare la verità della roccia. La polvere sono gli sconfitti che hanno resistito al logorio del proprio ambiente, sono il pulviscolo che dà forma alla roccia, e che il tempo costringerà a ritornare polvere. Le liriche diventano il mezzo indispensabile per impiegare il male e la sofferenza al fine di creare ordine in mezzo al caos, creandosi una propria verità.
Il brano è un omaggio al romanzo di John Fante, anche se vi è ben poco della trama del libro, il pezzo ne coglie l’essenza. John Fante non riuscì a concludere gli studi universitari e dopo essere entrato nel mondo del precariato si dedicò con tutto sé stesso alla scrittura. Una scrittura che fiorisce nel rapporto diretto con la vita vera, fuori da ogni istituzione e ogni tutela:
Il dialogo con la polvere bypassa qualsiasi supporto mediatico perché è l’espressione diretta dell’ambiente-strada, dei suoi angoli, dei margini. Non c’è nessun ordine apparente nel modo in cui la polvere si muove, si unisce, si disgrega e invade ogni angolo della vita, e infatti ciò che conta non è l’idea sensata ed espressa con correttezza logico-formale, ma è l’esperienza diretta.
Quella del “nonno che in Sicilia ancora spreme la vite dall’orto” o quella del padre a cui “hanno spremuto la vita dal corpo”. La verità è vita vissuta e la vita vissuta è sinestetica, s’imprime nella memoria fisica e mentale, attraverso la sofferenza e lo spaesamento, o come nel caso dell’Hip Hop attraverso il divertimento.
Divertimento che devono aver provato rappando sul campionamento della sigla dell’ “Incorreggibile Lupin” Marracash, Jake la Furia e Royal Medhi, nella track che porta il titolo dell’album: Roccia Music. L’ambiente-giungla milanese in questo brano acquisisce nuovi dettagli, pennellate in rima che dipingono il rapporto diretto con le piazze e i quartieri, dove la vita privata esce dalle finestre sfumando il confine tra pubblico e privato, tra strada e casa. Il brano dà la definizione per eccellenza di roccia music, e roccia music:
“è il suono degli scazzi che escono dalle case
Marracash – Roccia Music feat. Jake La Furia, Royal Medhi (Roccia Music Vol. 1, 2005)
finestre aperte
estate, i fatti tuoi alle strade
è il ruggito dei conigli, è il sibilo delle lame
io che volo sotto i radar e sopra il livello mare”
Marracash nella giungla urbana vola eludendo il controllo dei radar di sorveglianza delle istituzioni, mentre con le rime si mantiene sopra il livello del mare. In questa lotta costante con le autorità consolidate prende forma il brano “Regole” in collaborazione con Misa.
“Regole” è un omaggio al brano di Notorious Big e Dj Premiere “Ten Crack Commandaments“, e i comandamenti elencati da Marra sono i capisaldi di qualsiasi sottocultura degna di questo nome:
“Finché campi no insegnanti, la ragione è di chi vince
Marracash ft. Misa – Regole (Roccia Music Vol. 1, 2005)
il gioco è imporre al mondo il proprio modo perciò l’ignoro”
In Regole Marracash è un novello Cesare del ghetto, consapevole che la storia è scritta da chi vince, e da chi mette in mostra la propria vittoria come un segno divino.
A seguire, infatti, il giovane mc diventa il “Nuovo papa“, e nel suo viaggio fanta-sonico Marra fonde cristianesimo e religione islamica. Marracash è il nuovo sacerdote del rap con discendenze mitiche divine, egli non è solo il nuovo papa, ma è anche come un genio nato in un’anfora che finalmente è stato liberato dalla propria prigionia, come nei racconti di Mille e una Notte.
Marracash è un genio che realizza i desideri di lusso e mobilità sociale dei propri genitori, grazie alla capacità di giocare d’azzardo con le parole, come sentiamo nel ritornello della collaborazione con Inoki:
“Gioco d’azzardo con le parole su un foglio e lo faccio chiaro e semplice così vedi che non imbroglio, ma roccia se gioco ti svuoto, ti sbanco, ti spoglio: cell, collanina e portafoglio”
Marracash – Gioco (Roccia Music Vol.1, 2005)
Giocare con le parole buca la quarta dimensione e le rime sul foglio hanno un effetto pratico sulla realtà. Nel gioco d’azzardo con le parole queste acquisiscono un’agency vera e propria, e non solo Marra ci sbanca i propri nemici immaginari, ma ci denuda di tutti i preziosi che portiamo addosso.
L’abilità lirica di Marracash va ben oltra la capacità di bucare la bidimensionalità del foglio bianco per svuotare le tasche dei rivali. In quanto rapper impiega le stesse armi della propaganda pubblicitaria, come dice lui stesso: “uso le stesse armi dei giganti del markenting”.
Le rime dell’mc sono parte delle tecnologie segrete della cultura Hip Hop e vengono impiegate nella quotidiana guerra a cui è sottoposta la nostra attenzione e percezione, al pari di qualsiasi pubblicità.
L’autocelebrazione iperbolica di Marracash trasforma le parole in vere e proprie armi di persuasione di massa. Nel gioco del rap Marracash si comporta come una multinazionale capace di condizionare le menti e orientare le masse, le sue rime in quanto jin di Alcantara non sono solo parole ma sono vere e proprie immagini agenti. Il rapper si appropria della stregoneria pubblicitaria, cioè la creazione di immagini che contengono e veicolano intenzioni.
A volte queste immagini possono diventare più forti della realtà stessa, ed è lì che il rapper può rimanere intrappolato, all’interno di un mondo immaginario che può arrivare fino a sopprimere la sua libertà. Questo è il tema della seconda traccia più introspettiva di “RMVol.1”: “La mia prigione“.
Una piccola e infinita riflessione sulla libertà: “la tua prigione è nella mente pensa attentamente la libertà è una decisione”. La prigione a cui si riferisce non è quella del carcere, ma quelle virtuale dei propri pensieri. Una prigione che, rispetto al 2005, è diventata sempre più pericolosa e fortificata perché riguarda l’isolamento a cui siamo condannati, dove i mostri immaginari possono prendere il sopravvento sulla realtà, facendoci perdere di vista il confine tra virtuale e reale.
Resta alla scelta del singolo trasformare quella prigione in un tempio per esercitare la propria libertà, uscendo dal crescente isolamento sociale:
Il progetto si conclude con una posse track con tutta la Dogo gang dentro, chiudendo in tal modo in un cerchio perfetto quello che è uno degli album indipendenti più grezzi e belli dell’Hip Hop italiano.
Rimane il fatto che “RMvol.1” è l’espressione diretta dell’ambiente in cui Marracash si forma come rapper, mentre i futuri progetti di Fabio Rizzo saranno la creazione di veri e propri mondi di cui sarà egli stesso l’autore.
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