Quando in redazione abbiamo progettato la “Marragrafia“, avevamo deciso che l’articolo su “Persona” sarebbe uscito esattamente 5 anni dopo, un lustro abbastanza utile per poter analizzare a mente fredda il disco che ha fatto esplodere la barriera tra il rap e l’ascoltatore adulto; un punto di non ritorno, la mutazione che ha trasformato il rap italiano, spingendolo alle forme che ascoltiamo oggi, in tutte le sue contraddizioni.
2017-2020: i geni egoisti sopravvivono dentro al “concept”
La prima mutazione ricettiva che ha sgomberato il campo per il disco di Marra arriva nel 2017: Fabri Fibra pubblica “Fenomeno” (Giord lo ha già raccontato molto bene). La tempesta promozionale dell’album e le hit da radio causano uno squarcio significativo alla parete adulta del mainstream. “Fenomeno” è stato il primo gene egoista che, per far sopravvivere la scena più matura alla tempesta della nuova generazione social-friendly 2016, avvia una mutazione del contenuto.
Salmo, nel 2018, con “Playlist” rincara la dose: il meta-concept del rapper sardo, ironizzando sulla fruizione musicale e sull’arretratezza degli interpreti della pop-music made in Ita, piazza il disco in cima alla classifica. Nel 2020 invece, quando Guè pubblica «Mr. Fini» (2020), le orecchie di chi ascolta rap sono meno ostili, più empatiche. Ma cosa è successo?
Fibra, Salmo, Marracash, Guè della scena hanno appena pontificato, ma nel senso che hanno costruito un ponte tra il rap e il pubblico adulto. Se fino a questo momento il rap veniva percepito come un genere quasi interamente adolescenziale, dal 2020 – come avrebbe detto pochi anni dopo Massimo Pericolo – le cose cambiano e l’età media del fruitore inizia ad innalzarsi.
Come disse poi Guè al Basement di Gazzoli, anche una persona di mezza età dice di ascoltare Marracash senza provare un briciolo di vergogna.
L’asfissiante retorica del “messia”: farsi uomo per “salvare la scena”
3 anni di attesa, di silenzi, di un’assenza-presenza continua sostenuta dall’asfissiante retorica del “ritorno per sistemare le cose“: abbozzato in “Fino A Qui Tutto Bene“, germogliato con “il ritorno del principe Marra III Terribile” (King Del Rap, 2011), fiorito definitivamente in “Status” (2015) – con “Bruce Willis” e “Bentornato” – e, da lì in poi, diventato un motivo ricorrente seminato per lo più nelle collaborazioni con i colleghi (es. in “Respira” di Noyz & Salmo – “CVLT”, 2024 – Frate ho già cento tracce Decameron/Nuovo disco ho più budget di Cameron).
Ogni comparsa del King del Rap porta parallelamente l’opportunità di evidenziare la propria mancanza fino a far diventare il suo ritorno un bisogno. In “F.A.K.E” di Don Joe Marra ri-compare, evidenzia il problema e ri-scompare :
(Marracash:)
Don Joe – F.A.K.E feat. Jake La Furia, Marracash (15 marzo 2019)
“Marra è pazzo, Marra è pazzo
Tre anni che non butti un cazzo fuori“
Ma visto l’andazzo
Sto parlando ad un pupazzo
Come faceva Bonolis, yeah
Sono ancora acceso, frate’ (Frate’)
Basta muovere la brace (Uh)
Ma per vincere la guerra (Guerra)
Devi perdere la pace
Un post su Instagram il 24 giugno 2019 un silenzio che si ri-protrae fino all’11 ottobre dello stesso anno. Poi? Poi un post ogni 10 giorni con trailer, pubblicazione della tracklist, svelamento dei featuring con la spiegazione della scelta.
Nella discografia vince chi si può permettere di fuggire. Il detto non era proprio così, ma rispecchia l’instabilità, uno dei temi del progetto. Marracash arriva -> Marra sistema la scena -> il panorama si deteriora -> Marracash ritorna e sistema le cose. Ripeti.
Il caos necessita di un evento che riequilibri lo scompenso: serve un sacrificio illustre che scalfisca la mascolinità puberale dell’incomprensibile scena rap per il pubblico adulto. “Per me essere forti è potersi mostrare deboli” dirà in “IMPORTANTE“.
Marracash ritorna, scende dal piedistallo opulento del rapper, si fa uomo comune, con tutte le sue debolezze, si sdoppia e lascia a Fabio Rizzo la possibilità di uccidere Marracash.
Marracash e “Persona”, il gene altruista
Le prime tracce dell’incompatibilità tra persona Fabio e personaggio Marracash emergono già 6 anni prima, in un brano nascosto di Andrea Nardinocchi – che un nostro lettore ci ha segnalato -: “Tu Sei Pazzo“, con un inedito featuring di Marracash :
(Marracash)
Andrea Nardinocchi feat. Marracash – Tu Sei Pazzo (Il Momento Perfetto, 2013)
Dottore, mi visiti, mi sento tutti i sintomi
Addirittura ho confuso Joe Pesci con Paolo Limiti
Ho iniziato col rap non per cash, per esprimermi
E ora che ho successo Marracash vuole uccidermi
Vede, andiam d’accordo sempre meno
Intendo io e il mio alter ego, mi altero, sclero
All’anagrafe ho due nomi, forse era già un disegno
Faccio pure Gemelli di segno
Marracash fa affari con te, ma a Fabio tu non piaci
Marra vuol fare i soldi, Fabio vuol farsi i viaggi
Marra le ha tutte addosso, io scazzo con la mia tipa
Marra sta in giro sbronzo mentre io non ho una vita
Marra frequenta gente, Fabio rimane solo
Marra sta al ristorante mentre Fabio ha il frigo vuoto
Marra ripete: “Scopala”, Fabio dice: “A che scopo?”
“Zio, perché è uno scoop”, è più uno scoop se non la scopo
Dopo “Status”, un faticoso disco egoriferito, indirizzato al pubblico rap, Marracash risolve il bisogno del ritorno sacrificando al pubblico la sua dualità inconiugabile, la sua crisi di mezza età e i frutti della sua psicoterapia.
Il titolo dell’album, ispirato dal celebre film all’omonimo film di Ingmar Bergman – consigliatogli da Venerus dopo che il rapper di Barona gli spiegò che tipo di disco volesse fare -, fa allusione anche al concetto di “persona” dal punto di vista etimologico; “persona” in latino significa “maschera” ed era strettamente correlato all’ambiente del teatro, in cui, indossando una maschera si interpretava uno specifico ruolo/personaggio.
Il concept del disco-corpo – che ti evito, perché lo trovi spiegato nella mia vecchia recensione del disco (scritta nel 2019 e ricaricata nel sito nel 2021) – ha permesso al rapper di incontrarsi con il sé interiore, dando il via a quella che in redazione, più volte, abbiamo definito “la seconda carriera” di Marracash; se prima Marra poteva sentirsi arginato nel dover mantenere attivi i cliché del genere, dal 2019, vestendo anche i panni di sé stesso, ha avuto l’accesso all’interiorità di chi ascolta, potendo penetrare verticalmente nel pubblico.
Fabio in “Persona” mette in discussione il mondo di eccessi, lusso e superficialità che caratterizzava Marracash, e finalmente accetta e integra le parti più intime e delicate del suo essere, sostenuto da anni di riflessione e psicoterapia. Il rapper, esplorando il concetto di “persona” come maschera sociale, si interroga sulla complessità di convivere con sé stessi e con l’immagine pubblica che mostriamo agli altri.
Le esigenze discografiche, il non poter fallire dopo anni di silenzio e un’adesione completa al mondo dello streaming trovano il compromesso in uno dei primi casi evidenti dell’utilizzo strategico e massiccio delle collaborazioni per mantenere alta la rotazione (ricordiamo che nel 2019 iniziava a diventare vistoso, ma non così evidente come negli anni ’20); ciò che Skinny esemplifica ironicamente nel 2022 con “Botox” dentro “Persona” è già manifesto, ma ancora tollerabile perché non comune, sottomesso al narratore principale e giustificato dall’autore.
A rinforzare e rinsaldare l’effetto del disco – fino a renderlo l’album più venduto di tutto il 2020 (rientrando in top 10 perfino nel 2021 e tutt’ora presente nella top 30 in FIMI) – è stata indubbiamente la Pandemia (2019-2020). Il momento d’isolamento generale e la possibilità di riflessione autonoma quasi forzata hanno permesso al disco di vivere la propria vita senza essere eccessivamente ostacolato da altre uscite; il tempo di air play ha conseguito una maggiore interiorizzazione, insieme ad un forte radicamento affettivo, soprattutto per chi non conosceva il rapper.
In secondo luogo, ma non in secondo piano, è la capacità di Marracash di far sentire intelligente ed intellettualmente appagato chi lo ascolta. In “Marracash” il rapper tentava di riportare freddamente i fatti di strada, da “King Del Rap” invece distribuisce i giudizi espliciti, di natura etica, tramite un linguaggio di complicità, portatore di idee “alternative”. Questo modo di raccontare eleva chi parla dalla massa, facendolo sentirsi al di fuori di ciò che si descrive; si crea così il meccanismo che in “Noi, Loro, Gli Altri” Marra stesso critica.
Terzo, e non trascurabile, è l’elemento del concept: suddividere il disco in varie parte del corpo, ha creato un vuoto interpretativo che chi ascolta può colmare con idee, suggestioni, indizi raccolti dalle parole dell’artista. Cercare di trovare le motivazioni ai pezzi, ricostruendo il significato intero del concept, permette a chi ascolta di connettersi all’artista, diventando anche “chi-ha-capito”, staccandosi da “chi-non-ha-capito” il messaggio. Un rapporto unico, privilegiato, che il concept album permette.
“Fenomeno” aveva squarciato la parete, ma “Persona” ha compiuto l’attraversamento del ponte -che Marra ha costruito insieme ai suoi colleghi – e ha portato il pop-rap nel mainstream adulto. Vicino a Fibra, ben accettato dal pubblico plus âgé, si siede Marra e tramite “Persona” redime il pop rap alle orecchie di chi ascolta il pop, facendo capire al pubblico che il genere bollato dai notiziari e dai media generalisti come “vuoto” può trattare temi più riflessivi che la canzone italiana mainstream faceva fatica a trattare così efficacemente, arrivando a più persone possibili.
Nel 2019 avviene la mutazione genomica più forte di tutte nel mercato discografico rap: il disco che vuole rimanere e riprodursi nel tempo, da gene egoista, diventa il gene altruista, che parla di sé ma che lo fa per gli altri.
Se prima il disco per sopravvivere necessitava di promozioni e hit da radio, oggi l’album può riprodursi grazie ad una tracklist gonfia di featuring, di un concept che permetta ai colleghi e colleghe di aderire alla causa, di un trend che venga ri-condiviso (fino a diventare virale) e spinto da tutte le nicchie mediatiche. Il gene da egoista diventa altruista perché comprende, nella sua natura che, per sopravvivere al mercato musicale, serve collaborare con l’altro.
La proliferazione dei geni altruisti parte proprio dalla “carcassa di Marracash” uccisa da Fabio; potremmo tranquillamente affermare, tuonando, che tutti i concept album di oggi sono figli di “Persona”, senza nemmeno azzardare troppo, ma ciò non è interamente positivo, anzi.
Criticità e perplessità della ricezione della “Persona” di Marracash
(Marracash)
Gemitaiz – K.O. feat. Coez, Marracash (Eclissi, 2022)
Sto aspettando ancora per suonare (Ehi-eh)
Dopo Persona tutti con il disco personale
Lo scroscio di platini, i riconoscimenti dai colleghi del proprio genere (e anche di generi altri) e il l’approvazione del sistema hanno disvelato una formula replicabile che, se ben riadattata, porta il successo; il disco che parla di sé ritorna in voga e diventa una prova solida da superare per la crescita di status.
Dal periodo post-Pandemia, i dischi rap che si vogliono affacciare nel mainstream iniziano ad avere un’impronta intima: “Mr. Fini” di Guè, “Scusate Se Esistiamo” di Dani Faiv, “Gemelli” di Ernia (2020), “Solo Tutto” di Massimo Pericolo, ancora Marra con “Noi, Loro, Gli Altri” nel 2021, “Dove Volano Le Aquile” di Luché, “Io Non Ho Paura” di Ernia, “La Divina Commedia” di Tedua nel 2023 e via dicendo.
Tutto ciò non ha del negativo in sé, se non fosse per il fatto che la maggioranza degli album nominati sono entrati in classifica con delle canzoni pop, nel migliore dei casi con delle tracce pop-rap; “Persona” ha delle grandissime tracce rap all’interno, alcune della carriera di Marra, ma a finire in radio, come dice lui stesso nell’intro, saranno i “Polmoni”/”Bravi A Cadere”, l’Ego al top di Spotify “Supreme”, Crudelia”.
Ciò che il mainstream adulto ha appreso dal pop-rap è stato un arricchimento di tradizione, portando una nuova prospettiva urbana e una sensibilità contemporanea diversa da quella canonica alla canzone italiana.
Il pop-rap ha limato i lati più spigolosi del genere, ha importato la rima esterna, le scelte lessicali, ha normalizzato il “parlare veloce” con un certo flow ma altro non ha fatto che potenziare lo spettro cantautoriale, proiettando all’esterno un’immagine che non risponde a realtà: ossia che se il rapper in classifica non parla di temi impegnati, non è degno di essere ascoltato.
Per chi non ascolta il rap, per alcuni organi d’informazione “più aperti”, il rap, per essere tale, deve somigliare ad un’estensione del cantautorato.
La targa Tenco che Marra ha ricevuto per “Noi, Loro, Gli Altri” è l’ulteriore conferma di quanto detto; una conferma dell’ecotipizzazione e dell’accettazione di un rap filo-cantautoriale che ha la sua ragione d’esistere, ma che stravolge e allarga i confini del genere fino a farli scomparire in una lunga tradizione musicale che piega a suo favore ciò che trova idoneo, escludendo ciò che di trasgressivo porta con sé il genere.
“Persona” ha definitivamente cambiato Marracash, il rap italiano, ha alzato l’asticella contenutistica del genere, ha bucato il maintream portando all’interno un tipo di rap “più adulto”, ma confacente alle regole del canone della canzone italiana, ha stravolto la concezione del genere. In che modo “Persona” ha rivoluzionato il rap, sta a te sceglierlo, ma ciò che di certo si può dire è che siamo davanti a uno degli album più importanti degli anni 10 italiani, uno dei pochi che lo è sia per il rap italiano sia per la musica italiana tutta. E di rapper, ad aver compiuto tale rivoluzione, sono pochissimi.
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