Armani Doc torna con un nuovo progetto dopo il disco estivo “Iddu”, di cui potete trovare l’intervista sul nostro sito. A questo giro le atmosfere si fanno più fredde, si allontanano dal caldo della Sicilia per ritornare nel grigio della città.
La Thinkfast si dimostra recettiva al nuovo trend settato dall’inaspettata uscita di “GNX” di Kendrick Lamar, sfornando un prodotto con pochi brani e compatto sia dal punto di visto sonoro che da quello lirico.
Come possiamo intuire dalla copertina e dal titolo il tema portante dell’album è lo stereotipo dell’immigrato italiano. Lo possiamo capire dalla cover che ritrae una pistola e una forchettata di spaghetti al pomodoro, tipici simboli dell’italianità in stile mafia movies: Goodfellas, il Padrino, C’era una volta in America per intenderci.
Osservando più attentamente la copertina si nota che gli spaghetti escono come fumo dalla canna della pistola, come a dire che dal simbolo della violenza e del crimine fuoriesce qualcosa di buono come la pasta.
Questa sembra proprio l’idea alla base del progetto, e cioè utilizzare come espediente narrativo la criminalità, in quanto stereotipo negativo legato alla cultura italiana nel mondo, per veicolare un’idea di identità culturale italiana che vada oltre i pregiudizi che di solito l’accompagnano.
Negli Stati Uniti, infatti, “WOP” è un termine utilizzato per riferirsi agli immigrati italiani; esso implica tutti gli stereotipi legati all’italianità, quelli che sappiamo esistere ma di cui non ci rendiamo conto se non si ha l’occasione di uscire dall’Italia.
WOP dovrebbe suonare in italiano come “mangiaspaghetti”. John Fante, che era figlio di immigrati italiani, utilizzava wop all’interno dei suoi romanzi per indicare un tentativo mal riuscito di essere integrato nella società americana. Come sentiamo fin dal brano di apertura, che cita Arturo Bandini, protagonista italo-americano delle storie di Fante, “Young Bandini Flow”:
Armani Doc rimarca l’idea di una doppia estraneità. In Italia è estraneo in quanto rappuso, cioè ai margini dell’industria della musica leggera italiana, mentre in America, nonostante la sua passione per un genere musicale americano per eccellenza come il rap, non può che essere visto come un immigrato ed essere chiamato “wop“. Il rapper in entrambi i casi, come il personaggio di John Fante, si trova in un tentativo malriuscito d’integrazione.
Lo “Wop” – lo voglio ripetere, è l’immigrato italiano che, per quanto possa essere accettato all’interno di una comunità nazionale -, rimane un’outsider per gli stereotipi culturali che gli restano attaccati addosso.
Armani Doc decide di utilizzare lo stereotipo del crimine organizzato, indissolubilmente legato alla cultura italiana, come espediente narrativo per costruire, tramite le proprie canzoni, un’identità culturale italiana autentica.
Per capire come i simboli italiani, quali mafia e spaghetti, possano essere utilizzati per andare oltre i pregiudizi verso la cultura italiana dobbiamo soffermarci sulle fonti da cui prende ispirazione il rapper milanese.
I concetti di “Wop“
Il mondo della mafia e al suo immaginario è stato reso celebre dal cinema americano che gli ha dato risalto mondiale, tanto da diventare una parte strutturale dei riferimenti del mondo del rap, creando appunto il sottogenere del mafia-rap o mafioso rap.
Non è un caso che il brano di punta del progetto, o perlomeno il più ascoltato su Spotify, è “Outfit Giancana” con Jack the Smoker, dove, oltre a citare Sam Giancana, famoso braccio destro e autista di Al Capone, il ritornello è costruito sul riferimento a Kool G Rap, che nel 2002 pubblicò l’album “The Giancana story”:
«Outfit Giancana con la bandiera italiana/
Armani Doc – Outfit Giancana feat. Jack The Smoker (WOP, 2024)
M-I mala, una gang non bandana/
Kool G rap from Italy e smokin’ lala»
Non è un caso perché Kool G Rap, a fine anni ’80, è stato uno dei primi grandi rappresentanti del genere di rap chiamato appunto mafioso rap, che poi è stato portato alla ribalta da Raekwon (membro del Wu-tang clan) con la pubblicazione di “Only built 4 cuban linx…” nell’agosto del 1995. Come precisa Cesare Alemanni:
«il mafioso rap è un genere di pura impronta cinematografica che – a metà tra aspirazione e pretesto finzionale senza nessuna pretesa di realismo – trasfigura la delinquenza di strada in quella, molto più glamour, dei grandi boss del crimine organizzato»
da Rap. Una storia, due Americhe.
Possiamo dire che Armani Doc con questo lavoro si colloca esattamente in questo filone del rap; infatti, la scaletta è infarcita di riferimenti al mondo della criminalità di strada: “Plaza music“, “Hustla” in collaborazione con Vacca, la già citata “Outfit Giancana” e “Intelligangsta” con Toni Zeno e RollzRois.
A confermarci questa idea viene in nostro aiuto la parte finale del singolo che ha anticipato l’album “La Cura 2”, dove a conclusione del brano sentiamo l’estratto di un’intervista del 2012 a Jake la Furia. Il novello giudice di X-factor spiega come il rap dei Club Dogo fosse ispirato alla letteratura noir e caratterizzato da una forte impronta cinematografica, per raccontare il lato B delle cose che accadono.
Quindi possiamo dire che Wop di Armani Doc è ispirato a questo versante del rap («Master P ma più noir» – Mai Mollare) , però non per promuovere e rafforzare uno stereotipo, ma piuttosto per utilizzarlo come mezzo per un fine ben diverso.
Il cinema e i mass media in generale possono sia dar vita a preziosi archivi di elementi da cui attingere per assemblare il proprio immaginario, sia rafforzare stereotipi e minoranze, fino al punto di crearli con la forza della ripetizione.
Armani Doc, cosciente di tutto ciò, utilizza il rap come strumento per la costruzione di un’identità culturale italiana concreta, infatti, l’album non si basa sulla promozione di uno stereotipo, bensì usa il pregiudizio come espediente narrativo da cui far emergere una cultura italiana reale. Come raccontò nell’intervista per “Iddu”, il lavoro che ha svolto con MRGA e poi il percorso intrapreso con la ThinkFast sono sempre stati animati dalla volontà di promuovere una cultura italiana reale.
Il brano che conclude il progetto è “Work on progress” ed l’esempio perfetto di ciò che avevamo intuito a partire dalla copertina, cioè la trasformazione del negativo in un punto di forza. L’acronimo del nomignolo dispregiativo utilizzato in America per riferirsi agli immigrati italiani viene ri-significato con ‘lavori in corso’. E il lavoro in corso di Armani Doc è proprio la costruzione di un’identità culturale italiana autentica e lo fa partendo da un dato di fatto della nostra cultura:
Armani Doc snocciola verità, e la nostra identità è da anni forgiata da una cultura imprenditoriale predatoria, in cui l’ego è concepito come un’impresa che va costantemente gonfiata di successi affinché funzioni, e per farlo ci dobbiamo fare sempre più furbi per cercare di fregare il prossimo e per non farci fregare dal prossimo più ricco e furbo di noi.
I successi sono necessari per affermarsi, al punto tale che è meglio fingere di vincere, fingere che tutto vada bene, per nascondere tutto ciò che va male, ed effettivamente così non si perde mai.
Il lavoro di Armani non si ferma qui. Nella seconda strofa del brano e ultima strofa dall’album, rivela la verità sottostante gli stereotipi e le mode:
«Vedo rapper al Nord
Armani doc – Work On Progress (WOP, 2024)
millantano gang e glock
wassap cuz, wassap blood
Io rappo ai trenta e forse non trappo ammenda
ma la tua strada a noi non parla di un cazzo
è merda
Rapper al Sud si vantano della mafia
come se non fosse una piaga per la mia Italia
ed è il motivo per cui piangono le madri
quando un loro fratello è costretto a lasciare la patria
…un altro cazzo di wop»
Armani qui si confronta sia con la scena HH a lui più vicina, quella del Nord, in cui possiamo intravedere la critica all’atteggiamento criminale dominante nelle nuove generazioni di rapper. La strada che si vanta della criminalità in realtà non parla di niente, e chi scambia le potenzialità narrative del rap per la glorificazione del crimine sta sbagliando strada.
Così come si confronta con la scena HH del sud Italia, dove spesso la presenza della mafia è utilizzata come un vanto. Non credo ci sia bisogno di altre parole per descrivere il lavoro e la visione artistica di Armani Doc, se non ascoltarsi l’album.
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