A poche settimane dall’avvio, Me.To.Do., il workshop ideato da Big Fish e rivolto a produttori emergenti, si arricchisce di un ospite d’eccezione: Ensi, che parteciperà alla lezione sul recording session.
Il corso, della durata di cinque mesi, offre ai partecipanti l’opportunità di lavorare al fianco di professionisti come Big Fish e Marco Zangirolami, affrontando ogni fase della produzione musicale, dall’analisi di un brano fino alla creazione di una traccia originale.
Il programma prevede cinque weekend intensivi, a partire dal 15 e 16 febbraio 2025 fino a metà giugno, durante i quali i partecipanti, con una conoscenza intermedia della produzione, potranno migliorare le loro competenze in studio. Ogni sessione sarà un viaggio nell’arte del sound design, del ritmo e delle strutture musicali, con un focus sul lavoro pratico e creativo.
Il workshop non è solo un percorso didattico ma anche un trampolino di lancio per chi vuole trasformare la propria passione in una professione.
«Abbiamo creato Me.To.Do. per formare produttori in grado di portare il loro contributo alla scena musicale, combinando tecnica, creatività e visione personale», ha dichiarato Big Fish. Tra le sorprese del corso, ogni partecipante riceverà un bundle esclusivo di plug-in Acustica Audio, selezionato per valorizzare al meglio i progetti in studio.
Le iscrizioni sono ancora aperte: è possibile candidarsi sul sito ufficiale fino al 7 febbraio 2025. Chi sarà selezionato avrà accesso a un percorso formativo unico, che promette di alzare il livello dei nuovi talenti italiani, dando voce a chi vuole fare della musica il proprio futuro.
Noi, credendo che questa possa essere un’ottima opportunità per chi voglia imparare a produrre, abbiamo voluto porlo alla tua attenzione. Per l’occasione, abbiamo avuto l’opportunità di parlare del corso direttamente con Big Fish.
Per candidarsi:
https://www.donermusic.it/metodo/
Parliamo del Me.To.Do con Big Fish
Mi presento, sono Simone di Repteratura. Avrei tante domande da farti, iniziamo dal workshop Me.To.Do . In primis, di cosa si tratta e com’è nata l’idea?
Big Fish: L’idea del Me.To.Do nasce dalla volontà mia di dare tutte quelle cose che ho imparato nei miei 30 e passa anni, dalla volontà di condividere con i ragazzi e le ragazze quello che ho imparato nella mia esperienza, che banalmente sono la voglia e la necessità di fare musica con un respiro un po’ più professionale rispetto a quello che si vede ora.
Io non so se tu fai musica o sei solo un appassionato di musica, però in generale per chi fa musica o chi l’ascolta c’è questa strana cosa che si chiama passione. A me sembra che ultimamente venga a mancare un po’ la passione e ci sia troppa voglia di avere successo e poca passione. Questa è una mia idea, poi magari non corrisponde così tanto alla realtà, però diciamo che è un po’ quello che circola ultimamente, la voglia di apparire più che di essere.
Detto questo, io mi sono posto l’obiettivo primario di condividere l’esperienza che ho acquisito negli anni. Questo è ciò che mi muove di più, sento la voglia di dare ai ragazzi qualcosa che magari da soli non riuscirebbero a sviluppare nel modo più giusto.
Si tratta di un progetto occasionale? Sarà soltanto per questa volta qui?
BF: Allora, il Me.To.Do non sarà sicuramente occasionale, ci saranno diverse date, però ci sarà un altro workshop importanti da settembre in poi, ci saranno dei corsi tematici nel corso dell’anno, sempre in studio da me. Non ho voluto prendere posti, affittare posti, oppure avere troppi iscritti. È un workshop per pochissimi iscritti perché voglio che tutti quanti abbiano la possibilità di sviluppare bene e capire bene quello che abbiamo noi da dire.
Calendario del Me.To.Do
Weekend 15/16 febbraio 2025
Weekend 15/16 marzo 2025
Weekend 12/13 aprile 2025
Weekend 17/18 maggio 2025
Weekend 14/15 giugno 2025
Quindi si tratterebbe di creare proprio un roster di produttori da seguire nel tempo?
Allora, più che vederne il business come magari tanti penserebbero, io voglio inizialmente formare un roster di produttori. Io non sono qui per fare business, io sono qua per dare qualcosa che ho assimilato nel tempo, cioè, condividere la mia visione artistica.
Quindi l’intenzione è anche quella di aiutarli poi nelle collaborazioni future?
Assolutamente, sarà mia premura cercare di aiutare a collocare questi artisti con case discografiche, produttori e addetti ai lavori in genere. Si tratta di un percorso strutturato.
Le figure di Zangirolami ed Ensi che ruolo svolgeranno?
BF: Zangirolami, per tutti quelli che si affacciano a fare questo lavoro, è una figura fondamentale perché è stato il primo fonico del rap, quello che ha iniziato a lavorare con i rapper, non mi voglio dare il merito di averlo fatto entrare in questo campo. Ha fatto il mio primo disco solista, ha mixato il mio primo disco solista, ha mixato “Tradimento”, ha mixato tutte le cose che ho fatto io per me, è una persona di riferimento, un professionista come un faro in mezzo al mare. È la persona che ha salvato non solo me, ma tanti, dal fallimento in svariate occasioni.
Credo che siate stati proprio voi, tu con Zangirolami in particolare ad aver creato le basi del suono rap nel mainstream, soprattutto negli anni di passaggio in cui il rap usciva dall’underground per iniziare flirtare con le major.
Non è un caso che Zangirolami sia il compositore di “La Fine” di Nesli, che non a cosa è il pezzo più importante della carriera di Nesli. Zangirolami ha tanto da dare a livello tecnico ma anche a livello di esperienza personale, mentre Ensi è il valore aggiunto di questo workshop perché è, tra virgolette, un criminale della musica.
È uno che ti capisce il volo, riesce in un millisecondo a far uscire dalla bocca quello che ti passa dal cervello. Quindi è la persona più giusta. Dico criminale nel senso buono, nel senso che, se tu ce l’hai in studio, in primo luogo, ti diverte un sacco perché è, penso, una delle mie persone preferite nel mondo perché ti fa ridere.
Io e lui ridiamo un sacco, in studio e fuori, perché siamo veramente amici. In secondo luogo, è un rapper; in questo momento mancano i rapper e lui è un rapper con un nome che si presta a fare una cosa per aiutare i ragazzi.
Questa è una cosa non da tutti, no? Ad Ensi appena gliel’ho proposto ha detto sì, “facciamolo perché è una figata. Sono ben contento di aiutarti in questa avventura”. Tu non so se lo conosci artisticamente Ensi.
Io sono cresciuto ascoltando la musica di Ensi, già prima che iniziasse a collaborare con te sotto Doner Music, diciamo che “Vendetta” resta uno dei miei album preferiti.
Io ho avuto il piacere di conoscerlo e lavorarci tantissimi anni fa.
Ensi è a livello tecnico, a livello umano, uno dei miei rapper preferiti, una delle mie persone preferite perché è quello giusto per parlare col produttore e dire “ok, dai fammi fare. Tu dammi la base che io in tanto scrivo”. Non è un artistoide che si chiude in viaggi personali e cervellotici, ma è l’artista che dice dai facciamo il rap, divertiamoci, no? E poi ragazzi non dimentichiamo che Ensi è l’intrattenitore numero uno in Italia.
A fare freestyle effettivamente è imbattibile…
Ma proprio a intrattenere, anche se dai un microfono e fai la festa di compleanno di tuo fratello, Ensi si diverte come un matto, capito? Lui non ha problemi, lui veramente si mangia tutto e tutti.
Infatti sarebbe bello ritrovarvi insieme in un progetto musicale.
Eh vedremo dai, vedremo.
So che adesso ha i suoi progetti che sono belli, poi vedremo se riusciremo a fare qualcosa ancora insieme, sarebbe bello.
Hai in mente delle tecniche ben precise da insegnare ai partecipanti del corso?
Questo corso sarà un corso di approfondimento sulla produzione, sul recording, sul mix e master, cioè, apriremo le danze con l’ascolto di brani, sezionandoli, ascoltandoli con un orecchio diverso e non superficiale, per poi arrivare alla creazione di una base. Si arriverà poi a fare una session con l’artista,in questo casi con Ensi, per poi arrivare alla finalizzazione, tutto seguito da noi.
Quindi la cosa interessante non è tanto la mera produzione musicale, per cui abbiamo chiaramente un programma didattico – anche abbastanza tosto – ma non è tanto quello, quanto capire realmente quali sono le lacune del partecipante per andare a migliorarle, capisci?
Sì capisco, si tratta di una cosa inedita perché la dimensione del produttore, soprattutto nell’Hip Hop è sempre stato un contesto di autodidatti.
Sì, più che altro sia io che Marco Zangirolami non ci vogliamo porre come quelli che sanno, bensì ci vogliamo porre come quelli che ti possono aiutare e che sono anche pronti ad ascoltare molto e che non hanno delle esigenze di far valere la loro posizione, vogliono solo trasmetterti delle cose.
Avete un’applicazione DAW di riferimento che darete in dotazione ai partecipanti? Oppure farete anche una parte di produzione più vicina all’analogico e magari basata sul campionamento?
Diciamo che la cosa un po’ che accomuna tutti è la padronanza anche seppur minima di Logic Pro, anche perché noi lavoriamo con Logic Pro ed è il programma un po’ più affidabile.
Non utilizzeremo campionatori perché sennò dovremmo avere quindici AKAI per far lavorare tutti, bensì lavoreremo con dei campionatori interni, cioè col sample gestito dall’interno del tuo programma insomma.
La durata del corso più o meno quanto sarà? Saranno varie sessioni all’interno del tuo studio?
Certo perché io ho voluto, come ti dicevo prima, non pensare di prendere una hall di un hotel e far arrivare 500 persone, bensì io voglio che la gente venga nel posto dove succedono le cose, no? E queste cose accadono sempre e soltanto in luogo fondamentale, cioè all’interno dello studio.
Dove è lì che si crea… Sì perché diciamo che ci sono tanti corsi anche di brand blasonati che purtroppo non sono molto pratici, utilizzano una didattica frontale, sono cose che non ti fanno toccare le macchine, non ti fanno toccare la polvere, non ti fanno prendere in mano un disco.
Secondo me invece fare musica è una roba un po’ più difficile, per me chi fa musica, comunque, deve sporcarsi le mani, non deve scrivere appunti e basta. Sì, poi molto spesso alcuni sono corsi di facciata, soltanto per un attestato di frequentazione magari., io personalmente non farei mai fare a mio figlio o mio fratello o mio cugino un corso di facciata.
Se vuoi fare il meccanico devi andare da chi aggiusta le macchine, no? Sbaglio? Non devi andare da quello che ha visto una volta uno che aggiustava una macchina. Sì, anche perché io te lo posso raccontare. È chiaro, capito? È quello il discorso che ti faccio.
Perché hai deciso di chiamarlo “Academy”?
Diciamo che la parola “Academy” non è il massimo, perché è stata usata troppo spesso e usata anche in una maniera un po’ sbagliata. Diciamo che ci sono tante scuole, come ti dicevo, che ti danno pochi sbocchi. L’idea mia è quella di aiutare i ragazzi ad avere anche uno sbocco professionale.
Diciamo che arrivati a questo punto di onorata carriera senti il bisogno di passare passione ed esperienza alle nuove leve, svicolato da qualsiasi ottica di business da parte tua.
Ma per quanto riguarda me sicuramente non è finalizzato al business, anzi è creato, ideato e teso unicamente alla formazione.
Ovviamente loro faranno una carriera e vogliono farla no? Però ti dico questa cosa che è molto importante per me: io voglio che i ragazzi comunque abbiano un futuro nel mondo della musica, se lo vorranno avere. Capisci? Nel senso il Me.To.Do, questo corso mio, è finalizzato al cercare anche di piazzare questi ragazzi da qualche parte.
Sarà tutto improntato a creare un suono hip hop oppure anche no?
Io sono aperto ad ogni tipo di genere musicale. L’importante è che sia fatto bene, quindi non necessariamente hip hop. Quindi quello che arriva è ben accetto.
Anzi, se c’è una bella sfida, anche non solo hip hop, prende sempre bene affrontarla.
Come vedi la scena ultimamente? Si sta fossilizzando, si sta evolvendo?
Ma io la vedo sempre al solito modo, con delle persone che fanno delle belle cose, delle persone che fanno delle cose meno belle ma funzionali. Vedo che c’è tanto fermento per tutti quei ragazzi che producono, che scrivono.
A differenza di quando ho iniziato io il rap è la musica pop. Di conseguenza cerchiamo sempre di essere positivi. Io invoglio sempre la gente a cercare di fare quello che sa fare e senza grossi compromessi. Quindi sono convinto che il rap sarà sempre in crescita. Ti faccio un esempio banalissimo. Io ho sempre fatto il dj, una volta sentire un pezzo del rap italiano in un club era impossibile. Adesso se non lo metti sei uno scemo.
Una volta era praticamente impossibile sentire il rap alla radio, se non delle cose, degli esperimenti ultra-pop. Adesso invece è più facile sentire il rap che altri generi, quindi mi sento di dire che non sta soffrendo di nessun tipo di crisi. È sempre più dentro gli spazi del pop, ma diciamo che il rap fa parte del linguaggio dei giovani.
Si spera. E del ritorno del suono west coast che ne pensi, tu che l’hai portato in Italia?
Non è la west coast che piace a me, c’è un altro tipo di west coast.
In che senso?
West coast è Dr. Dre, The Game. 03 Greedo non è west coast che piace a me. È sempre west coast ma è un’altra roba, è trap.
Se poi mi dici Kendrick Lamar, ok, però non è. Kendrick Lamar è di Compton, ma non è la west coast. Ha fatto un disco molto west coast. Però io poi, sai, sono un po’ maniaco di queste robe qua, perché comunque io mi ascolto delle robe terrificanti west coast, che neanche gli artisti che la fanno tra un po’ se l’ascoltano.
Mi ascolto ancora Ice Cube, perché Ice Cube fa dei dischi ancora bellissimi, secondo me.
Mi ascolto Xzibit, che adesso è nell’etichetta di Conor McGregor. Quella è la west coast che mi piace. La west coast di adesso è i Shoreline Mafia o quelli che escono da quel gruppo.
Sono di LA, però non è la west coast che piace a me. Anche se trovo degli spunti interessanti.
YG è west coast per me. YG è dei giovani, degli pseudo-giovani. È quello che in qualche modo rappresenta quello che piace a me. Non deve essere per forza The Game, che ormai ha lasciato il tempo che trova. Anche se “The Documentary”, secondo me, è ancora il disco più bello in assoluto della west coast. Io sono fan sì di Dre, però penso che Documentary sia un disco completo.
Poi ci sono diversi modi di dire west coast. Per me anche Fifty, che è del Queens, fa west coast, su sta roba potete dirmi tutto, ma la vera west coast è The Game e The Chronic.
La vera west coast è Next Episode. Questi qua sono dei ragazzi che si sono imbastarditi con la trap e fanno delle cose trap-derivati. DJ Mustard è di LA, però non è west coast, quando produce Chris Brown è un suo suono molto bello, efficace. Però anche per dirti Larry June è west coast, però non è west coast. Larry June è west coast perché è di LA e Alchemist lo produce, che ha tutta la roba di non west coast.
Il revival con i Sottotono di ormai qualche anno fa, com’è andato?
Per me è andato benissimo, è stata una bella esperienza. Io sono contentissimo di come è andata. A te è piaciuto?
A me si mi è solo dispiaciuto che sia stato un episodio isolato, che si è concentrato su alcuni remake, più che andare a creare altri brani originali come “Mastroianni” che è un brano bellissimo.
Eh, fratello, vedremo, vedremo. Adesso Tormento va a Sanremo, poi dovrà fare il suo disco, poi io ho dei miei progetti, poi vediamo, chi lo sa.
Ti volevo chiedere se per caso avevi in programma un album nuovo, ma a quanto pare non me lo dirai.
Ma no, perché non so ancora niente.
Questa è una mia curiosità personale, visto che ti ho a disposizione. Se hai qualche ricordo particolare legato al momento in cui hai collaborato insieme ai Lyricalz.
Niente, è nato tutto per caso. Sono contento che tu ti sia ricordato dei Lyricalz. È nato tutto per caso ed è presa bene. Abbiamo fatto due dischi, un EP molto belli. Purtroppo, è finito tutto.
È finito tutto perché non era il periodo giusto per fare del rap in Italia. Per fare del rap che fosse il rap per il mainstream.
Grazie mille del tuo tempo e in bocca a lupo per il tuo workshop.
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