E Lauro
Achille Lauro – Lauro (Lauro, 2021)
Non lo fare più
A casa di Sandro
No, non ci vado più, no, no
“Per capire “Lauro” dobbiamo fare qualche passo indietro e ritornare ai due momenti spartiacque nella carriera di Lauro De Marinis: L’uscita di “Ragazzi Madre” e l’esibizione di “Rolls Royce” all’Ariston.
Il primo è stato il principale exploit del famoso 2016 e forse uno dei dischi più maturi da parte di una generazione che, a detta dei media più generalisti, non aveva nulla da dimostrare musicalmente e non.
Achille Lauro all’Ariston è stata la dimostrazione che quell’exploit non è stato casuale ma si è imposto a tal punto da far rivalutare lo schema di valori musicali anche nel mondo degli adulti più conservatore. Se oggi i rapper vanno a Sanremo, nel bene e nel male, rischiando anche di vincerlo e un po’ anche ad Achille Lauro.
E adesso Dio c’è, sta in limousine
Achille Lauro – Lauro (Lauro, 2021)
Ci aspetta giù
Ci scriviamo i nomi addosso
È sempre pour l’amour
“Lauro”, l’ultimo disco della sua carriera,(almeno per ora) è figlio o perlomeno nipote di questi eventi. È indirettamente figlio dello status acquisito da “Ragazzi Madre” in poi e dal successo spietato post Sanremo. Dopo “Rolls Royce”, Lauro timbrerà più e più volte il cartellino dell’Ariston -sia da partecipante che non- fino a diventare uno degli artisti con la presenza più costante al festival negli ultimi anni.
Anche se seducente, lo show business della kermesse è un micro-mondo brutale; prima ti critica poi ti loda, ti ingloba fino a non capire in che misura tu sia dentro di lui, o lui dentro di te e infine ti svuota. Per il nostro eroe è andata così e infatti “Lauro” è un disco vuoto. Se con “1969” vi è la morte, in questo album viene celebrato un vero e proprio funerale. Ma il trapasso non ha nulla di esplosivo o eclatante , non c’è una morte eroica da rockstar maledetta ma solo una fine lenta ed inesorabile.
Ma so che te ne freghi
Achille Lauro – Lauro (Lauro, 2021)
Te ne freghi tu, ah, ah
Ed ora i milioni
Gerry, tienili per te
Ho scelto le stelle
E loro poi hanno scelto me
In “Lauro” cerca di essere la quintessenza di tutti i generi musicali affrontati nel corso della sua carriera. Il nome non solo trae spunto dal nome d’arte e di battesimo ma è l’acronimo di tutte le sue sfaccettature musicali, richiama i “cinque quadri” da lui presentati a Sanremo, ognuno rappresentante un diverso genere musicale: Glam rock, rock And roll, popUlar music, punk Rock e classic Orchestra.
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Se da un lato la mancanza del Rap per la R non è qualcosa da prendere a cuor leggero c’è da dire che l’album è un progetto nato esclusivamente dalla presenza scenica dell’Ariston. Nonostante questo, “Lauro” presenta, come vedremo, molti richiami alla sua vita passata, i più lampanti sono proprio i classici skit che riprendono i tradizionali monologhi usati dall’artista sin da “Achille Idol”. Gli intemezzi qui fanno capolino non più per descrivere il fascino atroce delle strade ma per spiegare la natura mutaforma e fluida dei suoi nuovi personaggi musicali.
“Distante, scostante, aliena, trafitta. Io so come ti senti.
Achille Lauro – Lettera del mondo all’umanità (Lauro, 2021)
Sono qui, ferito dai tuoi errori, trafitto dai tuoi preconcetti.
Aiutami perché ne ho bisogno come si ha bisogno dell’amore di una madre, il puro bisogno di essere amati.
Non dimenticare chi eri. Corpi nudi che si stringono. Desideri. Quando all’assenza di un padre, alla passione di Cristo, alla febbre dell’oro; quando davanti all’insensibile, arido, asciutto e impassibile me tu sopravvivevi perché ti bastava un abbraccio.
Promettimi che non ti dimenticherai perché tu sеi questo, ed io sarò lì per guardarti abbracciarе di nuovo, per guardarti amare ancora.
Lettera del mondo all’umanità.”
Achille Lauro è sempre stato un artista fluido che non ha mai voluto esprimersi in una forma precisa. Avanguardista fin da “Harvard” in questo suo disco, definito l’ultimo della sua carriera, Lauro cerca di chiudere il cerchio con un’idea complessa ma dalla struttura troppo scricchiolante.
“Lauro” è disco che prova a essere tremendamente anticonformista senza esserlo mai veramente fino in fondo, alla stregua di una cover band dei Litfiba in un pub il venerdì sera.
Nel tentativo di estremizzare un personaggio creato sul palco dell’Ariston Lauro perde la sua forza vitale cannibalizzando se stesso. L’iniziale anticonformismo viene stereotipato sempre di più fino ad entrare perfettamente nel canone più conformista di tutti: quello dei salotti televisivi. Achille Lauro diventa sempre di più un’icona del piccolo schermo generalista più che un artista dannato e contro il mondo.
Ed era una giungla
Achille Lauro – Lauro (Lauro, 2021)
Adesso è nostra, amore mi’
Da Barabba a maragià
Ma in limousine
Oh, sì
Se solitamente i dischi omonimi servono agli artisti per esprimere la propria vita e le proprie esperienze personali, “Lauro” è un disco totalmente impersonale nascondendo la sua storia tra chitarre pop rock e stereotipi glam invecchiati male. L’unica traccia degna di nota è proprio la titletrack: “Lauro”.
Il brano è la definitiva trasformazione all’inverso di Achille Lauro, dopo anni di rappresentanza militante dei quartieri più bui di Roma arrivato al culmine della carriera sembra vergognarsi del suo passato. Tutta la traccia prosegue sulla scia del ricordo tra le tracce e i dischi che l’hanno reso uomo: “Dio c’è“, “Achille Idol“,”Ragazzi Madre“, “Pour L’Amour” e “1969“.
Alla fine del sogno, Achille Lauro sceglie una vita normale proprio come Mark Renton alla fine di “Trainspotting” perché è vero, gli eroi muoiono ma altri vivono a lungo da perdere i poteri e diventare comuni mortali.
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