Sfera Ebbasta e Shiva sono tornati. Nella giornata di giovedì hanno annunciato a sopresa che la sera stessa, all’una di notte, sarebbe uscito “Santana Money Gang”, il loro progetto solista. I due si erano avvicinati particolarmente negli ultimi mesi, ma il disco è arrivato come un fulmine a ciel sereno e probabilmente con la stessa velocità se ne andrà.
“Santana Money Gang” ha illuminato il cielo, ma non era sereno per davvero. Ha regalato un po’ di luce, l’effetto sorpresa, prima di sparire e ricordare a tutti noi che a dominare il cielo sopra di noi è il grigiore. Grigio, né bianco né nero. Grigio, come il cielo di Milano, la città che ormai ci ha inglobato tutti.

Il disco dura 38 minuti, distribuiti in 12 tracce. Scorre, è veloce e all’interno sono presenti episodi degni di nota. I due non si sono snaturati e, con pregi e difetti, si sono uniti in una simbiosi che se per certi era chiaro potesse funzionare, dall’altra ha evidenziato i limiti di un genere che sono inversamente proporzionali ai numeri che “Santana Money Gang” farà.
Non si parla di qualità, ma di dati. A molta gente interessa giustamente della prima e le dà la connotazione più congeniale ai propri interessi. Laddove non ci sono i testi, si critica la loro assenza.
Laddove il concept si fa complicato, il disco diventa duro da digerire. “Santana Money Gang” si posiziona a un livello comodo, perfetto per essere criticato. Brani già sentiti e nulla di nuovo da dire, ed è lì che la storia si palesa per salvare le apparenze (ma su questo ci torneremo).
Sfera Ebbasta e Shiva sono al loro primo joint album e bisogna essere onesti, era difficile non essere incuriositi. A differenza di come potesse sembrare all’inizio, chi scrive questo articolo il disco l’ha apprezzato. O almeno, l’ha apprezzato più di tante persone che stanno criticando il disco in questi giorni. Cos’è che effettivamente funziona in “Santana Money Gang”? Invece, quali sono i suoi problemi?
Formula vincente e bias generazionale
I due rapper occupano due posizioni limitrofe all’interno della scena. Banalmente, si può dire che siano accomunati da immaginario e testi. Lo status di uno è però evidentemente diverso dall’altro: di Sfera Ebbasta ce n’è uno e uno solo, anche se Shiva è probabilmente a suo modo comunque un’icona, avendo acquisito un seguito e una credibilità che l’ha portato a scalare gerarchie nella scena. L’autore di “Auto Blu” è passato da essere un talentuoso liricista nei suoi esordi a un narratore di criminalità e violenza.
Shiva è tra i rapper più importanti nella scena e se non sei d’accordo è solo un problema tuo. C’è altro oltre il proprio orticello e sono milioni i pareri che formano una maggioranza di pensiero. Poi è legittimo che il gusto di una persona che si avvicina ai trenta non sia lo stesso di una che sta finendo le scuole superiori. Ma le tendenze le dettano le seconde, come le prime l’hanno fatto anni prima.
Proprio in quegli anni in cui Sfera Ebbasta stava emergendo e si trovava difeso dagli adolescenti, ma anche screditato da chi era più grande. Poi Gionata è diventato il rapper più influente degli anni ’10 e oltre, riuscendo a differenza di altri a trovare punti in comune con le nuove generazioni, rimanendo tutt’ora una Trap Icon intoccabile (seppur tenga i piedi in una pozza d’acqua stagnante).
Sfera Ebbasta ha sempre avuto la “formula vincente” e la mantiene tutt’ora. Annacquata, variata in dettagli, ma se c’è lui nel brano lo senti. Poi può piacere o meno. Già solo questo rende “Santana Money Gang” un disco degno della tua attenzione.
Citazioni e Milanocentrismo: i problemi sono i nostri, degli artisti o del movimento?
Nei primi versi di questo testo si è scritto di come sia stata usata la storia per salvare le apparenze. “Santana Money Gang” è un disco in cui i due rapper si specchiano e evidenziano il bene materiale, con qualche sprazzo di vita quotidiana e un po’ di spazio per il cuore. Materiale e immateriale che spesso si abbracciano. C’è l’amore, ma si evidenzia anche un tipo diverso, quello per i figli: “Dodici K da Louis Vuitton per Gabriel e Draco”. Materiale e immateriale, appunto.
C’è poco da raccontare oltre ai soliti cliché. Il tempo è ciclico, la musica di più e per questo le citazioni al passato sono venute in soccorso anche a questo disco, rendendolo più interessante all’ascolto. L’orecchio del fan del rap italiano ha sussultato diverse volte durante questi 40 minuti scarsi di ascolto. Prendendola più larga, accanto alle melodie taglienti di Sfera si è aggiunta anche “Lady (Hear Me Tonight)” dei Modjo, hit dei primi anni duemila che avrai ascoltato sicuramente almeno una volta in vita tua.
Le citazioni che fanno sobbalzare l’ascoltatore però sono decisamente altre. In “MNGSNT”, traccia n.7 del disco, Sfera e Shiva lanciano un inaspettato ma piacevole “Sotto il palco c’è un grosso bordello che fa…”, ma lì dove l’ascoltatore risponde con “Badabum Badabum Cha Cha”, i due rapper ammodernano con un personale “Money Gang Money Gang Santana”.
Marracash è uno dei re di Milano, ma a prendersi la scena di questo progetto sono senza alcun dubbio i Club Dogo.
“Tutti i miei fra’ c’hanno una para nuova
Non farsi legare da Fabri Corona”
Sfera Ebbasta & Shiva – OVER (demo)
Qui Sfera omaggia Jake La Furia, riprendendo una parte della sua strofa in “Ragazzi Fuori”, brano contenuto in “Dogocrazia”. Ancor più esplicita e nota è sicuramente la reference in onore di “Una Volta Sola”, uno dei brani migliori dei Club Dogo presente in “Penna capitale”: “Ma se si vive una volta sola / Vivo col cuore in gola / O posso morire ora”. La citazione più grande e più mainstream, che probabilmente sentiremo anche in radio, è quella che rimanda ad “All’Ultimo Respiro”, brano iconico e struggente presente in “Che Bello Essere Noi”.
“Sei persa
Sfera Ebbasta & shiva – “sei persa” (santana money gang, 2025)
E sono perso anch’io
Com’è che faccio a dartela una vita diversa?
Vorrei rubare i sogni a chi è felice
E metterteli dentro la testa”
Tutta questa ode ai Club Dogo, i re di Milano per antonomasia, non è un caso. “Santana Money Gang” è sia territorialmente che musicalmente lo specchio di una Milano che si riflette su se stessa da tempo, senza cambiare mai. L’emblema della multinazionale che fagocita tutto senza nemmeno risputarlo.
Siamo tutti cittadini di Milano visto che tutto accade a Milano, tutti parlano di Milano e anche un po’ tutto quanto sa di Milano. Tutto si assomiglia, le rime sbiadiscono e ciò che vuole esser fatto passare per nuovo è in realtà la copia di una copia di un qualcosa che, a quanto pare, oggi va forte come vent’anni fa.
Oggi Milano è un vero e proprio marchio, i rappresentanti della stessa non si ergono più a narratori delle proprie storie personali ma di quelle di un’intera città. Sono in tanti, e in tanti ne reclamano la corona. Milano è tante cose ma in poche contano veramente: le prime due sono il Milan e l’Inter, ma poi ci sono i Club Dogo. Sfera e Shiva li hanno usati per far vedere che si legano a una tradizione ben salda e intoccabile, che a sua volta gli conferisce grandezza. In questo modo, i due acquisiscono credibilità, un’aura storica su cui si vogliono ammantare.
“Santana Money Gang” suona come un prodotto di Milano, che ha perso anche la caratteristica linguistica. Sfera Ebbasta e Shiva utilizzano un italiano limitato e semplice, che deve adattarsi a un pubblico che parla con un linguaggio ancor meno legato ai 140 caratteri di Twitter, oggi anche troppi.
Se l’album a molti suona ripetitivo è perché la capitale dell’industria discografica italiana propina questo e sembra un mostro indistruttibile. Non importa quanto si voglia rinnovare, si ritorna sempre in quello stagno. Nonostante in tanti si lamentino della plastica, il riciclaggio non viene messo in atto. Perché la plastica è comoda, funziona. “Santana Money Gang” funziona veramente?
Ma alla fine cosa ci dice Santana Money Gang?
Il joint album di Sfera e Shiva è l’unione di tanti aspetti che ritornano nel rap più commerciale, accezione con cui qui si intende una ramificazione che ha acquisito consensi tra la gente e sui social, dove il successo si misura sui trend più che sulle radio.
Ma nonostante ciò, il disco è un’espressione genuina di ciò che Sfera Ebbasta e Shiva sono e rappresentano. C’è Milano, nel bene e nel male, c’è la loro vita. È un progetto veloce e dal peso specifico importante per il nome di chi lo ha scritto.
“Merda fatta velocissima, ma intanto, suona come fosse già disco dell’anno” come cantano in “MNGSNT”. Non è il disco dell’anno, ma è lo specchio di un’intera scena e una vetrina che evidenzia lacune che andrebbero affrontate in maniera approfondita. Sfera ebbasta e Shiva non hanno fatto un disco per restare, non ne hanno bisogno.
“Santana Money Gang” è uno squarcio nel grigiore mentre comunque piove incessantemente. Il problema è di chi se ne lamenta, perché non spetta a loro il compito di far tornare il sole in questa scena: l’hanno creata loro e si alimentano grazie a essa.
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