Ognuno di noi, ad un certo punto della propria vita, si è trovato a scendere a patti con se stesso, con il cuore gravato da un sentimento di sconforto e sfiducia verso quello che si credeva essere la propria realizzazione, che fosse esso sentimentale, lavorativo o di qualsiasi genere.
È in questo momento che Emis Killa si è messo davanti allo specchio, per sfogarsi, per riflettere, per capire cosa stesse andando così storto. Da questo dialogo con se stesso è nato un album, uscito venerdì, un disco di “Musica Triste”.
Il progetto gira interamente su tre sentimenti fondamentali: la rabbia, la disillusione e la nostalgia.

Rabbia
La rabbia è il primo sentimento che esce, arriva immediatamente, fin dai primi secondi dell’intro. È l’apertura del disco e non poteva essere altrimenti: essa è un’emozione primaria capace di nasconderne altre come tristezza e paura, figlia delle più disparate cause, da un’ingiustizia subita ad un tradimento, passando per una mancanza di rispetto.
Se poi consideriamo che le persone dell’estrazione sociale di Emiliano tendono ad essere passionali e vulcaniche ci rendiamo conto come spesso si venga abituati a farne i conti, lo stesso Emis Killa ha detto in più occasioni di avere problemi nella gestione della rabbia su cui sta lavorando.
E allora l’intro di un disco di questo tipo non poteva che essere come “LUNA STORTA”, una mitragliatrice di sassolini che Emis si toglie dalla scarpa, scagliandosi con chiunque in questi anni di lavorazione sia stato in grado di suscitare in lui questo sentimento, e al giorno d’oggi sappiamo come le fonti di rabbia possano essere davvero all’ordine del giorno.
“Fuck the major, fuck the media
Odio l’ipocrisia, la polizia, i finti real di ‘sta minchia (Seh)
Non sopporto ‘sta tipa (Nah), guarda male ogni tipo (Yeah)
Si atteggia come Dua Lipa e dovrebbe farsi due lipo’
Fra’, volevo ripulirmi, ho fallito (Ah)
Ho solo amici in cella o sulla via di Carlito (Ah)”Emis Killa – “LUNA STORTA” (“Musica Triste”, 2025)
In queste poche barre ci rendiamo conto come ne abbia veramente per tutti, e come l’origine di questa rabbia si possa ricercare anche negli ambienti in cui è cresciuto.
Da qui in poi si apre una fase del disco caratterizzata da uno di quelli che sono i temi principali su cui il progetto è costruito: la figura femminile. I tre brani successivi all’intro, così come altri tre-quattro più avanti, si concentrano sul mondo delle donne e sui rapporti che l’artista ha con loro.
Anche qui, l’atteggiamento è rabbioso, carico di rancore per una figura che troppe volte l’ha illuso diventando quasi un passatempo, una strada senza sentimento da percorrere per riempire un po’ quel vuoto nel petto di Emiliano.
Ci viene raccontato dei rapporti occasionali permessi dalla sua vita da star, fatta di locali, alcol e disinteresse, ma ascoltiamo anche una controparte molto più personale, il racconto di chi ha sofferto e sa che, dopo tanto male, non riesce più a fidarsi in un rapporto amoroso.
Due facce della stessa medaglia, prima e dopo, che narrano per intero il percorso sentimentale di un ragazzo divenuto uomo e rapper, dall’illusione di aver trovato un’anima gemella al ripudio per il coinvolgimento.
“Anche stanca e coi drammi resti calma e rimani
Niente cambia i tuoi tratti come ambra negli anni
E, se mi guardi, vedi un demone
Ma io dentro i tuoi occhi ci rivedo me”Emis Killa – “AMBRA” feat. Tedua (“Musica Triste”, 2025)
“C’hai talento per la moda e per ferirmi a parole
Maniaca del controllo, mi vorresti in prigione
Potessi nel sonno, mi tatueresti il tuo nome
Solo per marcare il territorio con le altre troie”Emis Killa – “MAMA” (“Musica Triste”, 2025)
“Finché il letto diventa una sauna, mhm
Ti sentono tutti come i Saiyan, yeah
No, non sei l’unica, lo sai già, mhm (Nah, nah)
Vieni per scopare oppure stai là, stai là”Emis Killa – “STAILA” feat. Flaco G (“Musica Triste”, 2025)
In questi tre estratti ci accorgiamo di come sia cambiato il punto di vista di Emiliano nei confronti della donna, prima osservata con speranza nel momento in cui l’illusione dell’amore era presente, trasformatasi poi in disillusione quando il rapporto è diventato tossico, per finire poi nel disinteresse come forma di difesa dalla sofferenza emotiva.
Disillusione
Le donne, tuttavia, non sono l’unica fonte di problemi per Emis. La disillusione che nasce dai rapporti andati male è viva anche in altri aspetti della sua vita, quasi in ogni livello.
La titletrack, “MUSICA TRISTE”, è un vero e proprio dialogo allo specchio, una discussione con se stesso ricca di autocritica che fa da chiave di lettura per l’intero progetto, non a caso ne condivide il nome.
“Un tempo avevi i sogni (Oh), e oggi raccogli i frutti ma ne ho perso il gusto
E ti racconti che è il mondo che è ingiusto (Seh)
Provi disgusto per gli ipocriti e per l’arte (Ah)
Per il tuo ambiente non tieni a mente che ne sei parte”Emis Killa – “MUSICA TRISTE” (“Musica Triste”, 2025)
In sole quattro barre ci viene riassunto l’intero progetto, da dove nasce la rabbia, il sentimento di tradimento che prova nei confronti di un’industria musicale a cui non si è mai sentito davvero appartenente.
È qui che Emis Killa si sveste dei suoi scudi per parlare direttamente con Emiliano, per ricercare la cause e una possibile soluzione, per vedere se, dopo tanta sofferenza, ci sia anche per lui la possibilità di una serenità a cui crede sempre meno.
Più avanti ci sarà anche un’altra traccia che riprende quest’atmosfera di sconforto, ma in modo più cinematografico. Se “MUSICA TRISTE” è un discorso intimo con se stesso, “EGOISTA” è la scena di un film, un monologo riflessivo che però ripercorre questo processo di autoanalisi e lo mette a confronto con due persone molto più giovani di lui, ma capaci di vedere il mondo dallo stesso punto di vista, Ele A e Promessa.
“Sono a corto di amore (Oh), prestami un po’ del tuo
Questo posto è inospitale, è ancora presto e già fa buio
Detesto questo studio, la musica è una droga e, se la impugno
Rende la mia anima vuota come il blocco a luglio”Emis Killa “EGOISTA” feat. Ele A & Promessa (“Musica Triste”, 2025)
Nostalgia
Il terzo e ultimo sentimento è un altro di quelli che, nella discografia di Emis Killa, sono sempre ritornati.
La nostalgia per un tempo in cui la vita era più spensierata e il cuore più leggero è sempre stata presente nei dischi di Emiliano, fin da “L’Erba Cattiva”, dove “Ognuno Per Se” parlava proprio di questi argomenti.
Anche in “Musica Triste” è presente, d’altronde in un percorso di autoanalisi è naturale pensare a dove e perché si è stati bene, per capire la direzione da percorrere per ritrovare quella serenità perduta.
E allora Emiliano pensa agli amici di una vita, quelli che ci sono sempre stati e con cui da ragazzo è diventato un adulto in “PHRATE”, ripensa ai momenti di spensieratezza in strada dove i problemi che sembravano grandi, con gli occhi di oggi, non erano nulla di che, e dove le piccole cose che a quel tempo profumavano di quotidianità oggi sembrano gemme disperse nelle pieghe del tempo.
“Ma, se chiudo gli occhi, rivedo noi fuori dal liceo
Tra i vicoli di Vime, in fuga da un’Alfa Romeo
Cicatrici sul volto come Morpheus (Seh)
Le porto nel cuore come un trofeo”Emis Killa – “UNA SIGA FA” feat. Nerissima Serpe & Papa V (“Musica Triste”, 2025)
Anche nell’outro, dove Emiliano sposta lo sguardo e parla a noi che ascoltiamo il disco tirando le somme di tutto questo processo, guarda al passato con affetto, come se solo rintanandosi li potesse essere sereno, mentra il futuro appare sempre più buio.
“Di quanta strada ho fatto, quante cose ho fatto in strada
Fra’, la gara a chi c’ha il cazzo più lungo io l’ho già fatta
La giustizia che si attacca al campanello (Brr)
In piena notte ti sveglia anche i figli
A me è successo e non è stato bello (No)
Oggi sto bene, ma son stato meglio[…]
E io cosa ne so? (Cosa ne so?)
Domani o tra dieci anni dove sarò? (Dove sarò?)
Per ora tengo stretto quello che ho (Quello che ho)
Ma nel buio pesto ora la morte mi dà sollievo a volte
In certe giornate no (Ah, yeah)”Emis Killa – “MARE DI NOTTE” (“Musica Triste”, 2025)
Il concetto di oscurità e notte ritorna, dopo la centralità del disco precedente (“Effetto Notte”) anche qui sembra essere il momento della giornata in cui Emiliano si sente più a suo agio.
È di notte che scrive per sfogarsi, è di notte che riflette per capire cosa fare della sua vita, è di notte che esce per locali cercando un palliativo per il suo dolore. La notte lo rispecchia, riflette la sua vita perché in entrambi i casi procede senza una direzione chiara e ben visibile, circondato da un’oscurità che persiste fuori e dentro di lui.
Il disco nel suo complesso è godibile, ricco di atmosfere diverse e in grado di coprire ogni spettro del rap. Si passa con disinvoltura dal rap più classico ai pezzi da club, passando per le influenze latine e trap che negli ultimi anni l’hanno sempre contraddistinto.
I featuring sono tutti con artisti che non collaboravano con Emis da un po’, dando una ventata di freschezza e permettendo all’artista principale di cimentarsi nello stile di ogni ospite, quasi a voler cercare una distrazione dal carico emotivo contro cui sta lottando.
Alla fine del progetto rimane un senso di vuoto, come se quelle emozioni che Emiliano prova ci arrivassero dritte nel cuore, rimarcando il grande lavoro fatto in questa direzione.
Non è un disco perfetto, ai primi ascolti la componente femminile mi è sembrata troppo ridondante e massiccia, quasi da oscurare la potenza delle tracce più personali, ma è una necessità dell’artista e come tale va rispettata. Quello stesso palliativo nella vita viene riflesso anche nella sua musica.
L’aspetto che mi ha sorpreso di più però è come su quindici brani non ci sia nemmeno un brano considerabile “positivo”. Sono tutti brani caratterizzati da sentimenti negativi e dall’interpretazione che Emiliano ne fa nella vita di tutti i giorni.
Ma dopotutto l’aveva messo in chiaro da subito come questo disco fosse “Musica Triste”. Anzi, è la sua, di “Musica Triste”.
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