Autocelebrazione, spaccio, violenza, e poligamia sono temi che nella mente di un ascoltatore italiano vengono automaticamente associati ad un rapper uomo.
Quando si sente invece una voce femminile raccontare determinate realtà in molti tendono a storcere il naso, nella loro mente prende forma il pensiero che il tipo di tematiche inizialmente citate non competono alle donne. L’ascoltatore medio, per anni, tendeva ad aspettarsi un testo romantico, festoso o una delusione d’amore da parte di una Mc. L’ambiente rap è stato a lungo caratterizzato da brani misogini e solo negli ultimi dieci/quindici anni il pubblico si è mano a mano diversificato.
Tutto ciò però nella storia dell’Hip Hop nel italiano non ha precluso l’accesso nel panorama ad alcune rapper; si veda La Pina, con primi lavori pubblicati a metà anni novanta e partecipazioni con importanti esponenti del genere tra i quali Bassi Maestro e Dj Gruff. La speaker di Radio DeeJay però non è stata seguita da molte ipotetiche colleghe, che avrebbero potuto prenderla come esempio e farsi largo in una scena piena di uomini. I motivi vanno ricercati nel comune rifiuto incondizionato verso le rapper da parte degli ascoltatori, tipico dei primi anni duemila.
Cosa ha ostacolato la crescita del rap femminile?
La cultura e la società sessista, problema amplificato dal patriarcato e gli schemi perpetuati dai media, ha quindi frenato per il primo decennio del nuovo millennio la crescita delle quote rosa.
É innegabile che per molti anni da parte degli ascoltatori italiani ci sia stato un comportamento maschilista, spesso inconscio a causa di pensieri frivoli, che portava a giudicare le Mc con frasi come “per essere una femmina non è male”, quasi a voler scindere le scene in due generi differenti, che non possono essere comparati e che difficilmente dovrebbero incontrarsi.
Contemporaneamente all’estero la situazione era molto differente, i nomi di Missy Elliott, Eve e Nicky Minaj risuonavano a livello globale partendo dal paese che ha dato vita al rap; l’abbattimento di alcuni stereotipi e la differenza della figura femminile nella cultura afro-americana ha permesso una più semplice accettazione delle rapper negli Stati Uniti che sono state in grado di ritagliarsi uno spazio nella scena a cavallo tra gli anni novanta e duemila. Il riscatto, la rivalsa e il voler abbandonare determinate condizioni di vita (di cui l’esempio lampante è quello dell’ex spogliarellista Cardi B) sono stati elementi chiave per la crescita ulteriore del movimento rap femminile d’oltreoceano.
In Italia la vera svolta arriva nel secondo decennio degli anni duemila; tra le prime a portare in alto il genere femminile nella scena rap mainstream è stata infatti Baby K. Il suo personaggio ha dato nuova vita al hip hop tra le donne, aprendo le porte all’arrivo negli anni seguenti ai nomi più importanti che adesso risuonano nella Penisola: Madame, Myss Keta, Beba, Priestess, Chadia Rodriguez, Fishball e la debuttante Anna.
Ognuna delle artiste appena citate si differenzia per stile, argomenti trattati e pubblico rappresentato, alcune di esse però hanno inizialmente ricevuto odio, critiche molto forti e discriminazione più per via dei pregiudizi che ha l’ascoltatore medio italiano che per capacità tecniche e liriche delle Mc. Ciò però non significa che le rapper nostrane non siano riuscite ad affermarsi nel panorama Hip Hop del Bel Paese, anzi è ormai normale trovare varie rapper nelle classifiche e nei progetti dei colleghi maschi. Le quote rosa sono però ancora poche e l’ambiente fatica a raggiungere un punto di saturazione e maggiore competitività a causa dell’approccio degli ascoltatori che è filtrato e tratti ostruito dagli stereotipi e giudizi, tristemente, basati sull’aspetto fisico.
Se invece ci allontaniamo dalla Penisola italiana, pur rimanendo in Europa, la Spagna risulta essere un paese che presenta uno scenario molto differente. È molto più accettato tra gli ascoltatori che una ragazza parli di spaccio, poligamia e le altre tematiche che, per quanto ridondanti, non vengono criticate ai colleghi. I nomi più importanti della scena iberica sono infatti le Mc più audaci e irriverenti: La Zowi, Juicy BAE, Deva, Ms Nina.
Le ragioni di una maggiore diffusione del rap feminino sono da ricercarsi nel contesto sociale, figlio di un’accesa lotta per la parità dei sessi, che implica una maggiore tolleranza verbale e concettuale di genere e di una gran parte di stereotipi sdoganati che purtroppo ancora presenti in Italia.
In conclusione, nel territorio italiano, è necessario accettare che un’artista hip hop donna possa parlare di ciò che vuole, così come viene legittimato un collega uomo. La creazione e l’intervento di un movimento che sia credibile, autorevole e basato su ideali solidi è di fondamentale importanza per dissociare e scremare gli elementi banderuoli che sostengono la causa in maniera sbagliata e non efficace. Tutto ciò è essenziale per non frenare la crescita del genere rap femminile, per smettere di fermarsi ai pregiudizi e per poter quindi demolire mano a mano i preconcetti causati dalla società, dal patriarcato e maschilismo.
A cura di Ismail Ezzaari.
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