“Le persone si affannano a volte per capirsi tra loro, anche se nessuno in realtà è in grado di capire niente – cioè, di vedere la totalità – di ciò che esiste né di ciò che non esiste. Ma almeno si comportano come se si affannassero, durante il giorno.”
– Javier Marias, L’uomo sentimentale.“Palingenetica obliterazione dell’inconscio/Si invera e si infutura nell’archetipo del globo.”
– Rancore, Questo Pianeta
“Questo pianeta” di Rancore è il testo del rap italiano apparentemente più difficile da capire. La quantità di riferimenti esterni al testo, spesso solo appena accennati, la struttura rapsodica dei versi, il continuo tentativo di confondere l’ascoltatore con “Non capisco mezza parola di ciò che dici” costruiscono un labirinto di parole che intrappola. Ogni barra può essere la via di uscita e alcune sembrano persino proporsi come tali, alimentando una ricerca predestinata all’insuccesso. Nonostante un certo sadismo vada giustamente riconosciuto a Rancore, in un attimo di clemenza il cantante del Tufello, spiegando i versi sopra citati, svela le ragioni dello scritto:
(https://youtu.be/c6ibeisCDuI– Music Storm Radio)
Per finire nella trappola basta chiedersi cosa significhino i singoli versi.
La cittadinanza di terrestre è di certo regolata dallo Ius soli: se nasci sul suolo del pianeta Terra allora sei terrestre, altrimenti sei un alieno. Ma se ci pensi possiamo sentirci alieni anche sul nostro pianeta e nonostante sia questa la nostra terra natale, sentiamo il bisogno di sceglierne una porzione e considerarla casa. E può capitare, è già capitato, che non andremo mai oltre i confini della regione che contiene la nostra casa. A dire questo mi viene in mente che se c’è una cosa che noi uomini sappiamo fare bene è stabilire dei limiti, dal limite giuridico della proprietà a quello matematico. E quando ci sentiamo nei limiti di quello che conosciamo è come se ci sentissimo a casa, quando invece ci troviamo in una situazione nuova allora è come se ci sentissimo lontano da casa, alieni appunto. E Tarek Iurcich è in questo senso un alieno sulla Terra. Non ri-conosce più casa sua. Si chiede allora:
Questo paragrafo che hai appena letto è un esempio di come sia facile sproloquiare sopra questo testo e inoltre la dimostrazione che io stesso sono caduto nella trappola. Ti sto dicendo che il paragrafo appena letto è a sua volta un esempio di inutile complicatezza e per la precisione di 206 caratteri (). Resta comunque il fatto che è difficile resistere al fascino dell’indeterminato e quest’opera è indeterminabile. Ogni parola spesa sopra non può fare altro che, cioè perdersi in un universo di significati dove ognuno sembra quello giusto, e in parte lo è, senza però esserlo nella sua individualità. Una cosa di questo tipo è possibile solo con l’arte, quel mondo dove un’interpretazione può essere allo stesso tempo vera e falsa (per lo meno quando l’intenzione dell’artista lo concede). Perciò questo articolo va avanti e anzi, subito dopo un intervallo di supercazzole, propongo una breve lettura che tenga in considerazione quanto
detto.
[…]
Riconnessione rettiliana, il tavolo traballa
Rivincita dei neoplatonici dallo Shambala
La macabra natura, il chupacabra
La kabala nel movimento delle labbra nell’abracadabra
Abraxas, maschere di ferro
Paradiso eterno, inferno gratis
Matrix, Alcatraz […]
saputo di essere vittima
Di politica segreta,
ma gestita da servizi segreti
Ma vestita da una
setta segreta, la salita per la festa segreta
L’edificio segreto, sacrificio
segreto
Nella grotta segreta
del pianeta per combattere la lotta segreta
Con la flotta creata da una chimica segreta controllata da me!
– Rancore, Questo Pianeta
Il mondo appare a Rancore una trappola di leggende, storie e teorie di varia natura che ma in uno costituito con le parole, in cui ognuno è a sua volta capace di costruire il proprio labirinto, la propria rappresentazione del mondo. La Terra insomma nei secoli è stata sepolta dagli uomini con l’inutile complicatezza di certi ragionamenti e per una via ormai consapevolmente artificiale e virtuale che intraprendiamo come specie (<l’uomo non controlla più la dinamo>). Procedendo secondo questo comportamento ci siamo costruiti il nostro mondo perdendo di vista . Non resta altro allora che .
Di Ludovico De Santis
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