Nel 2019 inauguravamo il primo articolo dedicato agli Psicologi affermando che raccontassero i drammi di una generazione. Oggi, a 3 anni di distanza, il duo pubblica il suo secondo album ufficiale Trauma, e le cose sembrano non essere cambiate più di tanto. Dramma e Trauma non sono due sinonimi ma poco ci manca, quanto meno una parola è in grado di richiamare l’altra senza troppa difficoltà e ho sempre trovato difficile descrivere la loro musica allontanandomi dalla prima definizione.
Trauma degli Psicologi sembra la perfetta continuazione del discorso portato avanti in Millennium Bug in quanto le tematiche affrontate, nel bene e nel male, sono le stesse, seppur con una maggior consapevolezza nel linguaggio e nei propri mezzi.
L’immaginario dei due è uno dei più riconoscibili tra quelli dei giovani artisti negli ultimi anni e per molti questo è un punto di debolezza, prospettiva condivisibile ma che può essere ribaltata in modo semplice: dobbiamo decidere, ci piace che gli artisti cambino in continuazione o che restino gli stessi? La risposta non deve per forza pendere da un lato piuttosto che dall’altro, perché se sei un rapper che tratta temi crudi puoi aspettarti una reazione scrosciante dei tuoi fan se passi al Pop (per quanto poi uno possa fare quel che vuole), ma se parliamo degli Psicologi, cosa dobbiamo aspettarci di diverso? Il duo ha basato la propria breve carriera su un’atmosfera malinconica che desse voce alla loro generazione su tematiche sociali, quotidiane e politiche, e tutto questo funziona.
Risulta difficile non empatizzare, ancor di più se sei di giovane età. Impossibile non cogliere ciò che gli Psicologi, con Trauma, vogliono comunicare. Il loro maggior punto di forza è la capacità di parlare alla pancia dei loro coetanei, smussando i loro problemi e gridando al mondo che non è solo retorica.
“Palazzi fuori alla finestra che a vederli tutti i giorni ti dimentichi il sole
Lasciare gli studi e ricominciare altrove, cambiare città, casa e nome
Abbassare le aspettative sperando che farlo renda tutto migliore
Disegnare un mondo perfetto per scoprire alla fine di non avere il colore.”
Drast e Kaneki riescono andare oltre alla retorica del sole, cuore, amore. Il segreto è capire che per superare la semplicità della retorica basta parlare di situazioni ancora più semplici e specifiche. Una chiamata all’ospedale, un giovane che a 18 anni lascia tutto per andare a studiare altrove, la paura di non farcela e di non rispettare le aspettative che la società impone perché i genitori alla loro età già avevano aperto un mutuo. Immagini astratte rese nitide dalla carica emotiva, come le voci nella testa o i verbi al passato.
“Un mio amico lavora dieci ore, ogni notte dieci euro
Dice: ”Facevo più soldi quando vendevo”
Un altro con la laurea ad honorem
Spazza nei cessi a nero
Dice: ”Vivevo meglio se mi uccidevo”
Una mia amica per pagare l’università
Lavora in un bar e il capo è uno schifoso malato
Un altro amico dopo due anni in casa sta uscendo di testa, ma
Ormai per lo Stato è un drogato.”
Gli Psicologi danno voce ai loro coetanei e ai loro amici, punti focali della loro musica come dimostrato anche dalla scelta della cover dell’album. Il sentimento di vicinanza a loro è dimostrato anche dagli aneddoti raccontati lungo tutto il disco, dove il gruppo si mostra simbolo di forza, che sa essere casa quando tutto lì fuori può lasciarti pensare che non esista. Una casa può essere tutto: una donna, un gruppo, un film che hai visto 100 volte o la sigaretta che vedi morire lentamente nel posacenere. Un posto dove poter stare bene e di cui hai bisogno, un posto che rimanga.
Trauma degli Psicologi non è un grido d’aiuto come si possa pensare ma un’esplicitazione dei problemi, e non c’è mezzo migliore dell’arte per farlo. Se gridi non è detto che ti ascoltino, anche perché “il mio Paese crede più negli angeli e nei farmaci che nelle persone”, ma se sussurri nelle orecchie giuste puoi fare più rumore.
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