Lo scorso mercoledì Shiva ha annunciato a sorpresa l’uscita del suo nuovo progetto, e già da quel momento si leggevano pareri su ciò che sarebbe stato, senza possibilità di contraddire, un album vuoto e in linea con lo stereotipo di chi finisce virale su Tik Tok. L’argomento Shiva è spinoso, per parlarne sai di dover sgusciare tra chi aspetta il tuo giudizio critico (con accezione negativa) e chi aspetta di insultarti se non dovesse essere così. Perché il classe 2000 si è fatto molti nemici, più artefice che vittima di un percorso artistico iniziato forse troppo presto ma che può esser considerato canonico, in linea con quello di ogni rapper. Prima giovane promessa; poi qualche singolo di successo; il proprio nome sulla bocca di tutti fino ad arrivare al passo falso che tendenzialmente tutti fanno.
Continuando con la sequenza arriva il disco della rinascita che (come nel suo caso) non sempre funziona. Poi è accaduto qualcosa. Quel qualcosa è stato inspiegabilmente “Milano Demons”. Raddrizzare la schiena in così poco tempo, dopo un percorso tumultuoso nonostante la giovane età, non è poi così razionale. Che poi si parla di una “risalita soggettiva”, non acclamata all’unisono, che si inizia a respirare da poco tempo, di nuovo singolo dopo singolo. E non può essere altrimenti, il mercato garantisce nuovi picchi anche dopo cadute rumorose. Quanto Shiva rimarrà in alto però dipende solo da lui e da quanto la sua città sarà clemente con lui.
Milano, Milano, Milano. Una ripetizione compulsiva all’interno delle proprie tracce con il fine di piantare la bandierina, come Armstrong, sulla città più competitiva dell’intero Stivale. Shiva lo sa che ci sono altri artisti e che ce ne sono stati altri prima di lui, ma per emergere bisogna fare il petto grosso. Poi “Milano Demons”, ancora una volta.
Bisogna partire da un presupposto: “Milano Demons” può esser considerato il miglior disco di Shiva. Dopo gli elogi iniziali e le critiche legittime lungo il percorso sarebbe da ipocriti non dirlo. L’album è diretto, sa quali corde toccare e per questo, commercialmente parlando, ha pochi difetti. Al suo interno Shiva ha inserito brani di ogni tipo sapendo comunicare con un lessico semplice, senza giri di parole, accompagnati da featuring di spicco (Tedua, Sfera Ebbasta, Geolier e non solo) e scelte melodiche azzeccate. Se quest’ultimo aspetto sia o meno farina del suo sacco poco importa, perché dal punto di vista musicale e commerciale Shiva ha realizzato il miglior disco che ad oggi potesse fare. 18 tracce che scorrono, non senza sorpresa, perché Shiva negli ultimi progetti ci ha abituato a un suono meccanico e insapore, figlio della necessità di dover spiccare con un certo tipo di suono in una rivalità ai piedi del Duomo che, detto fra noi, ha stancato un po’ tutti.
L’importanza di questo disco non sta nella qualità del prodotto stesso, la quale può essere considerata opinabile, ma nella percezione del fatto che ci sia stato un considerevole scarto con i progetti precedenti e ogni cosa, non solo nella musica, non viene giudicata e percepita solo in quanto sé stessa, ma anche e soprattutto quando viene messa in relazione al resto. Con “resto” ci si riferisce in primis alla discografia recente di Shiva, mentre in secundis alle uscite dei colleghi che, salvo alcune eccezioni, non sono riusciti a sotterrare “Milano Demons”. Forse un po’ a sorpresa di tutti.
Seppur il disco somigli a un limbo frapposto tra una storia criminale e una storia d’amore, Shiva ha saputo ritrovare la capacità di comunicare che ha dimostrato di avere agli inizi. Perdendo la complessità dei primi testi, il “come” deve prevalere sul “cosa” si dice e per un periodo Shiva ci era riuscito. Poi arrivò “Auto Blu”, ma questa è un’altra storia. Ora Shiva ha ri-trovato una ricetta funzionale (più che vincente) al contesto che stiamo vivendo e meno prevedibile che gli permette di riallinearsi e raggiungere gli altri piloti dopo esser finito fuori pista, seppur utilizzando strategie simili. Perché Shiva non si è inventato nulla e “Milano Demons” non ha aggiunto niente di nuovo alla scena, ma ha ridato a Shiva più di quanto potessimo aspettarci.
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