Rose Villain, con “Radio Gotham” porta nel suo viaggio on the road attraverso le sue zone d’ombra
20 gennaio 2023, la mezzanotte scoccata da qualche minuto e alle orecchie, finalmente, Radio Gotham, il primo, attesissimo, album di uno dei nomi più intriganti della scena urban contemporanea. La quantità di immagini e di sensazioni diverse che trasmette ognuna delle 14 tracce presenti al suo interno, fa subito pensare ad un viaggio, di quelli fatti in macchina spostandosi frequentemente, con l’avidità di chi vuol vedere tutto, ma ha poco tempo per farlo.
È, quindi, il momento di salire sulla Rari di Rose Villain, a bordo della quale l’artista dai capelli blu ci guida all’interno del suo lavoro, risultato di un percorso contorto, di uno studio curato al dettaglio, durato ben 7 anni. D’altronde, per organizzare un viaggio serve il giusto tempo: c’è da scegliere la meta, sistemare al meglio ciò che lasceremo a casa in stand-by fino al nostro ritorno, stilare una lista di quello che ci servirà e andare alla ricerca di ciò che manca per poi riporre tutto in valigia, selezionando accuratamente le parti di “casa” che vogliamo ci seguano nella nostra avventura, e lasciando fuori tutte le altre.
Per ultima, l’identificazione dei compagni e delle compagne: Rose Villain la crew l’ha scelta molto bene, fra i nomi di spicco della musica italiana urban e non solo, invitando al suo on the road niente meno che Guè, Salmo, Elisa, Tedua, Tony Effe, Geolier, Carl Brave. Ognuna di queste personalità dialoga, tra le tracce del disco, con una sfumatura di Rose Villain sempre nuova, facendo percepire a noi pubblico la poliedricità di quest’artista, il suo potenziale e tutta la strada che ha già sotto le scarpe. La decisione di alternare brani in cui è sola con featuring dai suoni variegati ricrea l’effetto di movimento, di spostamento da un posto ad un altro e noi non possiamo far altro che abbandonarci a questo, nell’attesa di scoprire tutte le destinazioni. Inizialmente ci troviamo a Gotham City, proprio quella cupa e umida di Batman, come l’artista suggerisce mostrando su Instagram la grafica proiettata su alcuni edifici a mò di Bat-segnale; e a Gotham ritorneremo alla fine con la già conosciuta Elvis, a chiudere il cerchio in compagnia di Guè, colui che di fatto l’ha spinta a provare, dopo anni di inglese, a scrivere e cantare in italiano.
Il titolo dell’album, tuttavia, non si riferisce solo a questo: Gotham è infatti il nome che, molto prima di venire usato nel famoso fumetto della DC Comics, venne coniato da Washington Irving, scrittore statunitense che promosse il genere narrativo chiamato “ghost story”, per riferirsi a New York City. La Grande Mela è, infatti, la città dove Rose Villain vive, assieme al marito, nonché produttore dei suoi progetti così come di quest’ultimo, Andrea Ferrara, ex membro dei 2nd Roof, che ha firmato, come SIXPM, un ampio numero non solo delle hit hip-hop italiane, ma anche del panorama pop degli ultimi dieci anni.
Per la cantante, che con questo disco vuole celebrare la città che l’ha accolta da adolescente e ha forgiato sia il suo carattere che la sua carriera musicale, New York è energia «è sfarzo e degrado che – spiega in una recente intervista – convivono», in un dualismo che fa un po’ da fil rouge non solo di questo disco, ma della personalità di Rose Villain. Se, infatti, la copertina dell’album suggerirebbe come punto d’inizio di questo viaggio la capitale dei grattacieli, la prima traccia, “Dalle Ombre” suona come un flashback che ci riporta alla sua città natale, Milano, luogo di caos, di sofferenza, ma anche di famiglia, amore e ricordi; perché di fatto soffre chi perde, ma perde solo chi ha avuto.
È proprio a Milano che scrive di essersi persa e ritrovata nelle sue instabilità e che da tali ombre, averci sentito provenire una musica dal ritmo coinvolgente, che fa venire voglia di ballare, di dimenticare tutti i pensieri. “Le sirene della polizia di Gotham“, la seconda traccia, riportano alla strada, con un flow incalzante che contiene dentro sé l’essenza del rap più crudo e testimonia una frase che Rose Villain nel 2020 aveva pronunciato durante un’intervista in merito all’uscita di Chico: quel «Le cantanti urban sono pronte per fare il culo ai maschietti», infatti, non poteva trovare migliore dimostrazione di questa. Il viaggio continua, poi, con la già edita “Lamette“, conferma del suo feeling con Salmo, con il quale lavora da anni, per proseguire con “Non Sono Felice Per Te“, un pezzo che nella mia testa suona come il momento in cui mi preparo per uscire per una serata e mi muovo davanti allo specchio mentre mi sistemo il make-up.
“Due Facce“, il pezzo con Tedua, porta a galla l’anima (e la formazione) rock di Rose in quanto la produzione nasce dalla collaborazione di SIXPM con Stevie Aiello, polistrumentista dei Thirty Seconds to Mars. A seguire questa parentesi troviamo “Moonlight“, co-prodotta da Drillionaire (direttore artistico e produttore di Sirio) e la fortunatissima “Rari“, esempi perfetti della capacità dell’artista di realizzare non solo pezzi introspettivi, ma anche convincenti e orecchiabili in loop. Abbiamo già citato la poliedricità che caratterizza questo progetto, in un climax che raggiunge il suo apice con due feat curiosi: quello con Geolier e quello in “Rehab” con Carl Brave. Dico “curiosi” perché entrambi gli artisti godono di un’identità artistica e una riconoscibilità molto forte; collaborare con tali mantenendo le vibes dark del concept, dunque, sarebbe potuta essere una sfida non facile per l’artista milanese. Invece ecco, come pezzi diversi di uno stesso puzzle Rose Villain diventa la sirena Partenope nei Fantasmi di Geolier ed è in grado di ridare luce alle radici rap del cantautore e produttore romano. Arriviamo dunque alla tappa più particolare del lavoro di Rose, con la quale colpisce diretta in tutta la sua femminilità, mostrando un lato di sé disinibito, un lato che tutte noi abbiamo, ma che non tutte hanno il coraggio di liberare.
“Yakuza” è proprio questo, è liberazione dai tabù di una società ancora troppo legata alla sessualizzazione del corpo femminile, una società che non riesce inspiegabilmente a capire che sì, “femminismo” e “sexy” possono stare eccome nella stessa frase! A darle man forte nella traccia successiva, un’icona del cantautorato italiano, quell’artista che, come svela Rose Villain raccontando come è nata questa collaborazione, era tanto amata della mamma, quella mamma che ora non c’è più ma che vive in “Monet”, come in tutte le canzoni di Elisa. Il disco si chiude, come già anticipato, a formare un anello, con la ben nota “Michelle Pfeiffer” con Tony Effe, “Cartoni Animati“, una dedica dolce e romantica preludio della fine, e una fine che arriva con la voce di Elvis in “Heartbreak hotel”, il re del rock and roll cameo di un’anima, quella di Rose Villain, dalle altrettante complesse sfaccettature.
Probabilmente non è un caso, ma se andiamo a rivedere il videoclip di Elvis, brano in collaborazione con Guè e uscito nel 2021, noteremo come in seguito ad un incidente la macchina guidata dal “Guercio” si capovolge e dallo schianto ne esce viva solo l’artista, in abito nero, di nuovo nella sua Gotham, fra quelle ombre con cui ora ha fatto pace diventandone regina. In “Radio Gotham”, come nei vari distretti di New York, tutti i gusti vengono accontentati, in un melting pot di suoni e contaminazioni.
Qualcuno si aspettava un lavoro più centrato sul rap, forse sull’old school, forse più sporco, di quelle sbavature tipiche della strada; a mio parere, invece, c’è un progetto a tutto tondo, che esalta la complessità della donna, in quanto tale e in quanto artista in un ambiente, quello urban, nel quale è in netta minoranza e per farsi riconoscere deve affilare gli artigli, un po’ come accade ancora troppo spesso in qualsiasi altro mestiere. Perché “Radio Gotham” è certamente un viaggio on the road attraverso le zone d’ombra di Rose Villain, ma, se ci pensiamo bene, è un viaggio attraverso quelle di tutte e tutti noi.
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