Let’s Start Here ha cambiato da dentro Lil Yachty e chi sa se non cambierà da dentro anche il modo di fare rap.
Il 26 gennaio al Jennifer Chalsty Planetarium del Liberty Science Center (Jersey City, NJ) forse anche Lil Yachty, al secolo Miles Parks McCollum, sapeva che di lì a poco qualcosa sarebbe cambiato. Le premesse sono quelle giuste, considerata la non casuale scelta del luogo poiché si tratta del planetario più grande degli Stati Uniti. Luci spente, teatro gremito non solo di fan del rapper della Georgia ma anche di artisti quali Drake, Lil Tecca, Matt Ox e Offset: è questa la cornice del listening party di “Let’s Start Here”, il quinto album ufficiale di Lil Yachty.
Si potrebbero ricercare chissà dove le motivazioni che hanno portato l’artista a concepire questo progetto ma la scelta migliore è quella di attenersi alle sue parole. In un’intervista per Ice Box del gennaio 2022, già anticipò questo scenario, alludendo a un album sperimentale. L’ispirazione, come riportato in questa stessa intervista, nasce da nuove conoscenze di Yachty in ambito musicale, soprattutto con produttori e strumentisti. Nel listening party, inoltre, Lil Boat apre l’evento menzionando apertamente la volontà di aprirsi a nuovi generi ma soprattutto togliersi di dosso l’etichetta esclusiva di mumble rapper.
Quest’ultimo aspetto ha generato un dibattito su Twitter tra i seguaci di lunga data del nativo di Mableton, sottolineando che sovente i rapper quando intendono dare una parvenza più complessa alle loro opere tendano ad allontanarsi dal rap, come se non gli venisse riconosciuta una ragion d’essere, artisticamente parlando. La replica dell’interessato non si è fatta attendere, specificando che avesse interesse a toccare tanti generi e che il rap fosse solo uno di quelli. Dall’altro lato, “Let’s Start Here” ha messo Lil Yachty sotto una luce diversa da parte di tutto il resto del pubblico. Non sono casuali i numerosi apprezzamenti del disco, arrivati addirittura da artisti come Questlove dei The Roots, che ha espresso pubblicamente il suo gradimento. Due artisti diametralmente opposti a livello di percorso ma che hanno trovato un punto di incontro tramite la musica. Un po’ come in Italia accadde con Vinicio Capossela e Young Signorino, con una collaborazione che nessuno, loro compresi, si aspettava.
I numeri.
Nella sua prima settimana, “Let’s Start Here” ha toccato le 24.000 copie vendute, che ne rendono il suo album col minor impatto sul mercato nei primi 7 giorni di vita. A dire il vero però si deve considerare una diminuzione in tal senso da “Lil Boat 2” del 2018 con 64.000 copie (impatto maggiore), “Nuthin’ 2 Prove” sempre del 2018 con 40.000 e infine “Lil Boat 3” (2020) con 30.000. In ogni caso, gli album di Lil Yachty non sono mai stati dei dominatori delle classifiche musicali, essendo più votato alla viralità dei singoli da “1 Night” fino a “Poland”. La sensazione è però che, a differenza dei precedenti, questo disco possa avere tutto il tempo di maturare e convincere tantissimi ascoltatori.
Il disco.
Alzi la mano chi tra voi avrebbe immaginato un disco del genere. Non vi preoccupate, le abbiamo tenute tutti, compreso chi scrive, abbassate. Però forse è questa inaspettata evoluzione che rende così intrigante la discussione. “Let’Start Here”, pubblicato sotto Concrete, Quality Control Music e Motown Records, si compone di 14 tracce, per un totale di 57 minuti. Ce ne sono ancora di numeri, ma sono gli ultimi. A dimostrazione della visione e del totale coinvolgimento di Yachty in questo progetto sono anche i crediti da produttore in 12 tracce su 14, assenti solamente in “:(falure:(” e “THE zone-“.
Come anticipato, le nuove conoscenze di Yachty lo hanno portato a condividere il suo spazio molto più che in passato. Tanti musicisti ma anche contributi lirici perché tra gli autori troviamo, tra gli altri, anche Mac DeMarco e Tory Lanez. Non a caso, sempre parlando di riconoscimenti, la lista è pressoché infinita e rende sempre veritiero anche per la musica quanto scritto da John Donne in “No man is an island”:“Nessun uomo è un’isola, completo in se stesso; ogni uomo è un pezzo del continente, una parte del tutto.” Trattandosi di un disco rock psichedelico, Yachty rappa in pochissime occasioni, lasciando molto più spazio al cantato e ai musicisti, il cui lavoro è encomiabile. Per definire tutte le sfumature di “Let’s Start Here” non bastano i colori; nel corso dei 57 minuti si adagia su stili diversi senza però perdere la sua personalità.
Anche gli effetti applicati alla voce giocano un ruolo fondamentale, cercando di scardinare il lucchetto delle emozioni. Questo è, in effetti, il collegamento principale di tutta la discografia dell’artista della Georgia ma, a differenza dei precedenti, è riuscito a far sognare non solo la sua mente. A tal proposito, anche nel listening party citato in apertura viene chiesto agli ascoltatori di non parlare e di immergersi totalmente nella musica per immedesimarsi il più possibile.
A livello lirico non mancano i riferimenti già dalla prima traccia, “the BLACK seminole.” in cui fa riferimento alla tribù dei Seminole, antichi abitanti della Florida che nel XVIII secolo fuggirono dalla schiavitù e crearono delle nuove comunità. Una possibile metafora del nuovo inizio anche da parte di Lil Yachty che intelligentemente la colloca come intro al suo nuovo mondo. C’è anche spazio per momenti di riflessione come in “:(failure:(” ed è forse proprio qui che risiede la chiave di volta per la comprensione del disco. Proprio qui dove Lil Boat riconosce nei fallimenti i momenti più istruttivi, sebbene, per sua stessa ammissione, sia necessario tanto tempo per assimilarli. Analogamente, in “WE SAW THE SUN!” fa uso dei concetti di giorno e notte per indicare il contrasto tra felicità e vulnerabilità e, fortunatamente, grazie al titolo sappiamo se Yachty è baciato dalla luce o dall’oscurità.
Non potevano mancare per un sognatore anche degli occhiolini non tanto velati al mondo dell’amore, toccandolo in vari aspetti e passando dall’idealizzazione del partner arrivando alle delusioni oppure ai momenti più eterei in “paint THE sky” e “IVE OFFICIALLY LOST ViSiON!!!!!” dove l’amore è necessità, linfa, descrivendosi dipendente da esso, come se ne fosse drogato. Tra tutti questi temi, il fil rouge è la maturazione che Lil Yachty ricerca in tutto il disco. Il progetto infatti si chiude interrogandosi proprio su questo tema usufruendo nuovamente della metafora della luce come felicità e visione della fine del tunnel.
Conclusioni
In contrasto con tanti cambi stilistici tra i rapper, quello di Yachty risulta essere il più coraggioso perché ha calcato un terreno difficile. Terreno di un genere che, come spesso viene ripetuto, probabilmente ha già detto tutto e la genialità sta nel trovare nuovi modi di decifrarlo. Seguire il proprio istinto, pur mettendo potenzialmente a repentaglio il proprio zoccolo duro di fan, è quanto di più artistico ci sia. Pertanto, il suo desiderio “di essere preso seriamente come artista” ha come sottotesto anche la ricerca di un pubblico che sia serio, che sia maturo, anche a costo che soprattutto sia diverso.
D’altronde, come da titolo “Let’s Start Here” rappresenta un nuovo inizio in tutti i sensi. Il progetto, più di tanti altri, ha bisogno di tempo per essere assimilato ed è una grande sfida verso un pubblico la cui soglia di attenzione diminuisce ogni secondo di più e sempre meno abituato a prodotti non usa e getta. Non sappiamo quali saranno le prossime mosse di Lil Yachty ma l’augurio è che il processo produttivo di questo album possa aver risvegliato in lui sensazioni che in quelli scorsi aveva lasciato in sospeso. Ciò che è certo è che “Let’s Start Here” è davvero un nuovo inizio ma se il cammino è questo, non possiamo non avere voglia di seguirlo.
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