Il fatto che il 31 ottobre, proprio la notte di Halloween, ci abbia lasciato MF Doom è una coincidenza abbastanza macabra; passare una vita da supercattivo contro l’industria, sé stesso e il resto del mondo e poi morire proprio nella notte in cui le anime dei morti, dei demoni e delle streghe (dei “cattivi” insomma) tornano sulla terra sembra chiudere un bellissimo cerchio musicale che però non si chiude.
Infatti, a dirla tutta, MF Doom non è davvero morto (in quanto banalmente non sia un essere umano) ma a lasciarci quella notte di Halloween è stato al massimo l’uomo dietro la maschera, Daniel Dumile che senza forzature è possibile definirlo lo Stan Lee di tutta la scena Hip Hop.
Il paragone con lo storico fumettista americano non è campato per aria, oltre a all’estetica presa dai comics di supereroi anni ’60, Dumile come Stan Lee ha il suo punto di forza nel creare dei personaggi vivi anche al di fuori della volontà dell’autore, MF Doom è il più conosciuto ma ce ne sono altri. Partendo proprio da quest’ultimo, la sua per così dire “storia editoriale” è molto complessa, e come tutti i supercattivi anche il nostro supervillain mascherato ha alle spalle una biografia drammatica, fatta di povertà e rivalsa sociale.
Atto I: la storia dietro la maschera di MF Doom e la nascita del supercattivo
Prima di indossare la maschera Dumile rappa sotto lo stage name di Zev Love X crew KMD. Dopo un discreto primo disco però le cose iniziano subito a sgretolarsi, DJ Subroc, fratello di Dumile e disk jockey del gruppo muore in un incidente stradale e l’etichetta non dà il via libera per pubblicare il secondo disco dei KMD: “Black Bastards”, un disco che a causa del nome e della cover rappresentante uno schiavo impiccato non poteva vivere nell’America conservatrice degli anni ’90.
Dopo questi avvenimenti, emotivamente segnato Dumile cambia, vive per un periodo senza fissa dimora trovandosi a faccia a faccia con le sue paure e proprio da questo scontro nascono la forza e la rabbia del nostro antieroe. Dumile, questa volta, decide di tornare sulle scene a volto coperto prima da una calza, come un rapinatore qualsiasi, e poi con una copia della maschera di Massimo Decimo Meridio dal film Il gladiatore, l’iconica maschera che diventerà il suo simbolo, il suo marchio di fabbrica.
Ribellandosi a un’industria musicale che punta solo sull’immagine da vendere e non sulla musica, traendo dalla sua sociopatia – ammessa svariate volte nelle interviste – una contraddittoria forza e prendendo in prestito il nome e l’aspetto dal Dr Doom della Marvel, nasce il supervillain più amato dell’hip hop underground: MF Doom.
Doom oltre che un richiamo all’omonomo supercattivo è anche un curioso soprannome affibbiatogli dalla madre mentre la MF ha una doppia valenza; quando Doom produce possiede le Metal Finger, quando rappa la Masked Face che gli copre la voce “umana”. L’arrivo sulla Terra del supercattivo proveniente dall’universo recondito si palesa con il disco “Operation Doomsday” ed è qualcosa che scuote con forza l’hip hop underground e spacca in due pubblico e critica.
What the Devil? He’s on another level
MF Doom – Doomsday (Opertion: Doomsday, 1999)
It’s a word! No, a name! MF – the Super-Villain!
Il mondo musicale di MF Doom è un mondo disegnato e colorato come un comic anni ’60 anche le rime sembrano balloon perfetti degni di un supercattivo; i testi a tratti allucinati e pieni di tecnicismi si incastrano perfettamente con le produzioni ricche di sample e riferimenti alla cultura pop dagli anni 60 fino al 2000 e, come il più egocentrico dei supercattivi, parla sempre di sé stesso in terza persona.
Dopo questo debutto MF Doom firma una tripletta di capolavori dal concept album sul cibo: “MM… Food“, passando dal capolavoro cult istantaneo suonato a quattro mani con Madlib: “Madvillainy“. L’ultima apparizione del supercattivo mascherato resta “Born Like This” del 2009. Il disco nasce da una citazione di Bukowski in cui il supervillain colpisce ancora con barre infuriate su cupe linee di basso.
Atto II: la genesi del Doom Musical Universe
A questo punto si può parlare benissimo di un Doom musical universe; infatti, accanto all’invincibile supervillain nasce dalla mente di Dumile King Geedorah, un mostruoso alieno proveniente da Planet X a tre teste di derivazione Godzilliana che osserva dalla sua Lovecraftiana prospettiva l’intera umanità. Lo scopo di King Geedorah è conquistare il mondo ed è su questo che si basa l’unico album uscito sotto il nome di questo alter ego: Take Me You Leader.
King Geedorah, take me to your leader
King Geedorah – Fazers (Take Me to Your Leader, 2003)
Quick to claim that he not no snake like, “Me neither”
They need to take a breather
He been rhyming longer than Sigmund the sea creature
Been on Saturday feature
Il disco-manifesto di King Geedorah si presenta come un producer album innovativo e dal concept apocalittico, lo testimoniano pezzi come Fazers e The Final Hour; un mostro dalle sembianze aliene è atterrato sulla terra armato dalle più atroci intenzioni. Tutte le produzioni uniscono un boom bap innovativo dai toni lo-fi a un’atmosfera cupa e lovecraftiana, non il solito rap a cui siamo abituati ma qualcosa di più complesso, premeditato e soprattutto di difficile ascolto: il disco tratta diversi argomenti che vanno dalle questioni razziali all’abbandono dei bambini. Geedorah osservando l’umanità offre una versione speculare di noi stessi mostrandoci le nostre insicurezze.
Ultimo ma non per importanza è “Viktor Vaughn“ forse l’alter ego più umano di Dumile. Viktor è un rapper di strada viaggiatore del tempo proveniente da una dimensione dove l’hip hop è proibito.
V. Vaughn—the travelin’ Vaudeville Villain
Viktor Vaughn – Vaudeville Villain (Vaudeville Villain, 2003)
Who don’t give a flyin’ fuck who ain’t not feelin’ him
Per i suoi testi più pacati e le strumentali più minimaliste questo alter ego è probabilmente l’anti MF Doom, un chiaro esempio ci è dato da una delle prime apparizioni di Viktor Vaughn: “Fancy Clown” una delle migliori tracce di quel capolavoro che è Madvillain.
Il pezzo è un esempio di metaletteratura e intertestualità nel rap undergound poiché Viktor, in una finta chiamata telefonica, lascia la sua ragazza poiché quest’ultima l’ha tradito con l’alter ego di MF Doom.
Sulla traccia ci sono state molte teorie e un’interessante chiave di lettura fa credere che la ragazza lasciata sia una personificazione dell’hip hop che lascia il timido ragazzo buono per il supercattivo, speculazioni a parte il testo rappresenta un apice del genio e dell’ironica follia del supervillain mascherato forse l’unico rapper al mondo ad essersi auto-dissato usando un altro alias.
In definitiva, con qualsiasi alter ego preferiate chiamarlo (ce ne sono ancora moltissimi altri) MF Doom resta ancora un simbolo dell’underground e della controcultura musicale, la sua forza e la sua tecnica hanno di fatto colpito tutta la scena attuale conferendogli l’epiteto di “Your favorite rapper’s favorite rapper”; da Tyler, the creator e Earl Sweatshirt visibilmente emozionati a un suo concerto fino a rapper più inaspettati come Lil Uzi Vert, 21 Savage e Playboi Carti.
La storia non sempre ha bisogno di eroi, anzi come ci insegna un disco dei CzarFace “Every hero needs a Villain” l’esistenza di un supercattivo contro l’industria è quasi necessaria se non indispensabile, unico avvertimento all’ascolto: Just remember “ALL CAPS” when you spell the man name.
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