Parlare di Kanye West nel 2024 e di tutto ciò che gli ruota attorno non è per nulla facile. Da un lato abbiamo l’artista capace, nella sua carriera, di dare forma ad alcuni tra i miglior album realizzati nel ventunesimo secolo e di reinventarsi in altri settori, tra cui la moda, creando una delle linee di moda più iconiche degli ultimi anni.
Dall’altro però abbiamo il suo lato oscuro, conciliato dal suo disturbo bipolare, fatto di episodi maniacali e dichiarazioni gradualmente sempre più estreme, tra cui le accuse di antisemitismo, che gli è costato il contratto con Adidas per Yeezy e quello con Universal Music Group per la musica, così come l’ingresso in una fantomatica lista nera per le esibizioni dal vivo.
Se a questo aggiungete anche che probabilmente i giornali e i paparazzi non aspettano altro per inseguirlo e fargli le domande più assurde nei momenti più inopportuni, avete sicuramente una combinazione letale e un tira e molla tra le parti sempre più lontano dalla conciliazione e dal dialogo.
Però forse questo gioco a Ye non dispiace del tutto, servendosi dei giornalisti per essere sempre rilevante, seppur non per lodevoli prese di posizione, e avere una prova tangibile della sua influenza. Nell’era in cui tutti su Internet hanno un nemico da combattere e una causa tramite la quale alimentare la propria immagine, questo a Kanye non sembra interessare particolarmente. O meglio, gli interessa se tutti periodicamente sono suoi nemici e quindi, a conti fatti, non lo è nessuno.
Il suo voler quasi piegare la realtà e creare una sorta di “Kanyeverso”, come accennato, ha già portato a delle conseguenze nella vita reale però si sa: col tempo Kanye ha costruito un vero e proprio esercito di fan perfettamente ascrivibili alla definizione di cult following che in parte alimenta il lato oscuro di Ye e spesso lo accetta in maniera acritica. Non sembra interessare nemmeno allo stesso rapper di Chicago che forse ha capito che il mondo è diviso in avvoltoi e carogne, che spesso possono anche scambiarsi i ruoli, in cui conta solamente essere dalla parte dei primi.
È questo il sottotesto che compone “Vultures 1”, l’album di Kanye West e Ty Dolla Sign pubblicato a distanza di 20 anni esatti da The College Dropout, a cui abbiamo di recente dedicato un approfondimento.
L’uscita, in perfetto stile Kanye, ha avuto diversi colpi di scena tra ritardi, ripensamenti e problemi con altri artisti. Si pensi, per esempio, al rifiuto di Ozzy Osbourne per l’uso del campione di “Iron Man” dei Black Sabbath proprio a causa delle dichiarazioni di West sulla comunità ebraica.
Dalla copertina si capisce tutto: “Vultures 1” è un album di Kanye West con Ty Dolla Sign più che un album di Kanye West e Ty Dolla Sign. Dopo il total black di “Donda” (2021), Kanye opta per una foto di lui in completo nero e con una maschera da hockey (prima bianca e poi nera) e della moglie Bianca Censori praticamente nuda al centro della scena. Qualcosa che abbiamo già visto a più riprese sul profilo Instagram di Kanye nei primi due mesi del 2024.
Bianca Censori è una figura particolare e perfettamente integrata nel “Kanyeverso” menzionato sopra, ma apparentemente lontana da quello in cui viviamo tutti noi.
Per l’artista di Chicago, le donne che hanno fatto parte della sua vita hanno sempre rappresentato una grande fonte di ispirazione. Il dolore a causa della scomparsa della madre, la fu fidanzata Alexis Phifer, l’amore viscerale per la ex moglie Kim Kardashian (velatamente la destinataria di “Back To Me”) e ora Bianca Censori come musa ispiratrice: tutte, comprese le sue figlie, sono a loro modo, nella lista dei protagonisti delle avventure della sua discografia.
La Censori, dunque, ha avuto una rilevanza importante nell’idea del progetto e anche della sua estetica, piuttosto in linea con gli outfit stravaganti che abbiamo visto durante il loro soggiorno in Italia.
A livello sonoro e di immaginario, per certi punti di vista, “Vultures 1” potrebbe essere allo stesso tempo la colonna sonora di diverse sfilate di alta moda durante la Fashion Week così come la nuova versione di “Masked Ball”, di Jocelyn Pook, di accompagnamento alla scena più celebre di “Eyes Wide Shut” (1999), di Stanley Kubrick. In particolar modo, i bassi e i campioni ripetuti quasi come se dovessero scolpirsi nella mente di chi ascolta sono onnipresenti nei 55 minuti di durata del disco, il cui maggiore difetto è forse proprio nel mix che spesso risulta confusionario e perfezionabile.
Però, che ci piaccia o no, Kanye West è anche questo e lo dimostrano le proiezioni di vendita del disco, che si attestano attorno alle 140k copie per la prima settimana e le classifiche globali di Spotify in cui il dominio è pressoché assoluto, che lo rendono anche il primo artista indipendente a raggiungere il primo posto in questa classifica.
Se artisti come Ozzy Osbourne o Nicki Minaj hanno preferito non apparire in “Vultures 1”, lo stesso non si può dire degli innumerevoli ospiti tra rapper, cantanti, beatmaker e produttori che appaiono nel progetto. Tra le note più liete sicuramente è opportuno inserire Freddie Gibbs, con una strofa magistrale in “Back To Me”, Jpegmafia, Nipsey Hussle nell’intro di “Do It” e YG sempre nello stesso pezzo, Rich The Kid in “Carnival” che regala un’inaspettata performance che si attendeva da tempo, così come un Playboi Carti che sembra scalpitare per l’uscita di un tanto chiacchierato nuovo album.
Molto interessante anche l’esordio al microfono di North West, presente in “Talking”, di cui è stato pubblicato su Instagram anche il video girato dai fratelli D’Innocenzo. Ty Dolla Sign risulta essere la spalla perfetta per il Kanye West di “Vultures 1”, di cui limita alcuni punti deboli e innalza il livello melodico dei ritornelli e di alcune strofe, dimostrandosi impeccabile e camaleontico al punto di fondersi in un’unica voce.
Per quanto riguarda i campioni utilizzati, la lista è veramente lunga e piuttosto interessante.
Troviamo, in quanto scelta molto particolare, di inserire un coro della Curva Nord Milano, i tifosi interisti, in “Carnival” e “Stars”, affascinato dal calore degli ultras percepito nel giorno in cui ha assistito a Genoa – Milan allo stadio Luigi Ferraris. Non è però l’unica nota italiana, in quanto sono presenti tra i crediti anche il produttore Leste Nowhere, che appare in “King”, e Federico Secondomè che ha agevolato la registrazione dei cori interisti.
Sono piuttosto interessanti anche altre scelte, che fanno trovare dei riferimenti a tutti i progetti precedenti di Kanye, come per esempio “Burn”, o campioni di altri rapper tra cui lo stesso Ye, che ha ripreso “So Appalled” (2010) in “Problematic”, ma anche i Brand Nubian, i Public Enemy, i Run-DMC e il Wu-Tang Clan. Molto curioso anche il campionamento di alcuni pezzi Southern rap come “Pimpin & Robbin’” (1994) dei Three Six Mafia, Kingpin Skinny Pimp e 211, “Back That Azz Up” (1998) di Juvenile, Mannie Fresh e Lil Wayne e infine “Smoking on a J.” (1999) di Koopsta Knicca.
In “Paperwork”, forse quasi a sorpresa, troviamo anche una piccola presenza di funk brasiliano col campionamento di “Mortagem Fez Macete 3” (2022) di Dj Vitinho e Dj Roca e “O Dj Controla a Bunda” (2013) di Dj Batata e Mc Créu. Non potevano mancare nemmeno delle mosse in perfetto stile Kanye che, dopo vedersi negata la possibilità di usare “I Feel Love” (1977) di Donna Summer ha deciso di cambiare alcune parole e farle cantare a un’intelligenza artificiale.
Contrariamente a “Jesus Is King” (2019) e a “Donda” (2021), in “Vultures 1” il concetto di Dio sembra essere scomparso quasi del tutto, in favore della lussuria. Ye sembra essere ossessionato dal dover chiedere perdono, come proprio in “Beg Forgiveness” e da un grande senso di colpa ben mascherato dall’ironia con cui si paragona a Bill Cosby e a R. Kelly e risponde alle critiche dei giornali. Dice che non se ne cura, che non sono importanti perché i suoi ascoltatori non lo tradiranno ma forse anche lui sa di essere andato troppo oltre di recente.
Un approccio spesso nichilista, dove nulla ha senso, e le posizioni infelici ed estreme non sono altro che, per Kanye, qualcosa su cui fare delle barre e dividere ancora di più il pubblico. Le difficoltà di Ye a confrontarsi col resto del mondo sono piuttosto evidenti anche nel disco.
Per questo motivo, “Vultures 1” va preso anche come una testimonianza della attuale situazione psicologica di Kanye e di una certa filosofia attraverso la quale concepisce il mondo affinché risulti coerente col “Kanyeverso”. Tuttavia, a descrivere perfettamente l’artista di Chicago sono le parole di Mike Tyson presenti in “Hoodrat” ed estrapolate proprio dal podcast del pugile statunitense che umanizzano Kanye tra pregi e difetti:
People are funny, they know Kanye’s great too
Kanye West, Ty Dolla $ign – VULTURES 1 (2024)
But the way he conducts himself, they hate to believe it
But they can’t help it, they know he’s great (Right)
Why would— Listen
Shit Kanye say is basically affirmations what people say for success
And it sounds insane because that’s what motherfuckers do
But he sounds insane and that’s signs— sounds of a leader
No doubt he’s got some mental fuckin’ issues, most leaders do
The delusional issue, “I’m a God”
Kanye West con “Vultures 1”, che dovrebbe essere il primo episodio di una trilogia, dimostra quanto detto in apertura: il mondo è diviso in avvoltoi e carogne, che spesso possono anche scambiarsi i ruoli, ma l’unica cosa che per lui sembra contare è essere dalla parte dei primi, anche a costo di rimetterci contratti miliardari con marchi e case discografiche.
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