La situazione che il mondo intero sta vivendo nelle ultime settimane è decisamente andata oltre la nostra immaginazione, sfondando le barriere dell’assurdo e rendendo la realtà simile, con le dovute proporzioni, a un qualunque film d’azione catastrofico, di quelli con protagonisti come Dwayne Johnson o Gerard Butler.
Tutto d’un tratto ci siamo ritrovati tutti sulla stessa barca e ormai le pratiche quotidiane le conosciamo: sta andando a ruba l’abbonamento gratis a “Disney+”, c’è chi si scopre aspirante maratoneta pur di uscire di casa, chi inizia o continua a fare attività fisica e c’è chi persino riesce a dedicarsi allo studio, ma dopo un po’ non basta più nulla. Stanco di lasciarmi andare alla routine, trascinato dalle solite canzoni presenti nella mia playlist, decido di cercare nuove vibrazioni che mi aiutassero a sviluppare e dare linfa ai miei attimi di overthinking. Casualmente, scorrendo le stories di Instagram, mi imbatto in un brano che scopro poi essere diventato virale grazie a “Tik Tok”: “death bed (coffee for your head)” di Powfu in collaborazione con beabadoobee.
Il brano del rapper canadese rappresenta per me un qualcosa di ignoto, o semplicemente che avevo ignorato fino ad allora. Sarà merito del sample, sarà merito del timbro distensivo dell’artista, o magari di entrambi, fatto sta che l’allegra malinconia che ho provato ascoltandolo mi ha fatto rendere conto che quella sensazione fosse tutto ciò di cui avevo bisogno.
Cercando brani simili riscopro il lo-fi Hip-Hop. Non parlo di un genere con basi solide come altri più mainstream, poiché è un tipo di musica difficilmente etichettabile e definibile, ma ha la particolarità di non avere un metodo di fruizione classico come la categoria apposita su Spotify o artisti classificabili unicamente nel genere stesso, cercando discografie o altro. Il modo più semplice e utilizzato per fruire di questi brani lo-fi sono le radio a riproduzioni infinite presenti su YouTube sotto forma di live, riconoscibili grazie allo sfondo raffigurante nella stragrande maggioranza dei casi un loop ricavato da un anime, o al massimo delle playlist su Spotify.
La spensieratezza con la quale si lasciano scorrere i brani lo-fi, senza preoccuparsi di scegliere un artista invece di un altro, è un punto di forza che permette all’ascoltatore di godere di essi come sottofondo, con un sapore nostalgico e malinconico che manterrà sempre il suo fascino,
Ero già entrato in contatto con queste radio negli anni passati senza dargli però il giusto peso e sottovalutando anche i consigli di un paio di amici, forse non riuscivo a dare valore ad un qualcosa che non sembrava avere vendita e al quale non interessava averne. La genuinità e l’assenza di logiche di mercato alla base del mondo lo-fi sono delle peculiarità che lo rende ancora più affascinante.
Forse per dare valore a questo genere avevo bisogno di questo periodo di stasi causato dal virus, poiché durante la quarantena che siamo costretti a rispettare, per ordine dei governi ma in primis per un bene comune, si rivelano ad ognuno di noi gli aspetti più reconditi della nostra vita, i quali ci costringono a guardarci allo specchio e ad affrontare le nostre ansie, le nostre paure, i nostri pensieri. Ognuno di noi, chi più chi meno, tra un esercizio fisico e un film su Netflix, vive dei momenti in cui si abbandona all’apatia e alla noia, quei momenti che ci rendono privi di determinazione e in cui si ha la sensazione che ci sia talmente tanto silenzio intorno che l’unica cosa che possiamo ascoltare siano i nostri pensieri. Non c’è spazio per altre parole fuorché le nostre. Allora mettere in play quelle live su YouTube potrebbe essere la mossa più intelligente da fare per comunicare meglio con voi stessi.
Di Simone Locusta
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