New York e Los Angeles sono stati fin da subito i principali mercati del rap statunitense, ma nella seconda metà degli anni ’80 qualcosa si è mosso anche in città allora remote come Atlanta, Miami, New Orleans, Houston e Memphis confluite poi nel sottogenere che oggi domina le classifiche : la trap. In questo articolo non verrà però spiegata la sua nascita ma verranno analizzati gli elementi costituenti il sound che tutti oggi conosciamo, partendo dall’importanza del southern rap.
ANNI ’80 – PRIMI PASSI DEL SOUTHERN RAP
Inizialmente, il mercato cosiddetto alternativo era costituito prevalentemente dai mixtape di artisti locali, soprattutto in Florida e in Texas, che erano soliti vendere le proprie copie a mano dal proprio bagaglio, regalarle alle feste o alle serate oppure lasciandole in giro per i parchi delle città in modo che la gente le potesse raccogliere. Questa singolare mossa riuscì a creare un po’ di interesse e di mercato attorno ad alcuni rapper come i Geto Boys e i 2 Live Crew, rispettivamente da Houston e da Miami. I primi guadagnarono notorietà in men che non si dica, arrivando a collaborare con la Def Jam di Rick Rubin per il loro secondo album “The Geto Boys”; i secondi, invece, tanto rapidi nel diventare famosi quanto precoci nel rovinarsi la carriera per via di una loro attitudine ai limiti della follia. Ciononostante, le sonorità da club dei 2 Live Crew, chiamato “Miami bass” e costituito da bassi fortissimi delle Roland TR-808, vennero apprezzate dagli appassionati tanto da non abbandonare più il mondo del rap.
ANNI ’90 – IL SOUTHERN RAP SI AFFERMA NEGLI STATI UNITI
Verso la fine degli anni ’80 e l’inizio dei ’90 altre città fecero sentire la propria voce e proprio come contemporanea ai Detroit Pistons di Joe Dumars misero il loro nome nella mappa in modo definitivo sorprendendo tutti. Tra i più importanti è doveroso citare gli UGK di Pimp C e Bun B da Port Arthur, gli Arrested Development e 8Ball & MJG da Memphis così come l’etichetta Rap-A-Lot Records di J.Prince con base a Houston, città dove vi si stabilirono in seguito anche i rapper appena menzionati.
Nella seconda metà del decennio però anche Atlanta iniziò a sviluppare fortemente la scena locale facendo emergere artisti come Kriss Kross, Usher, i Goodie Mob e soprattutto gli OutKast. Fu proprio in questi anni che si verificarono le comparse di parole come “trap”, legate al mondo dello spaccio delle case circondariali dopo la crisi dei comuni che portò enormi centri a spopolarsi in preda alla povertà crescente. Coloro che riuscirono, invece, a generare un indotto talmente importante da competere con la realtà delle due coste americane furono gli OutKast.
Il duo, composto da Big Boi e André 3000, divenne, come sostenuto da Ice-T in un suo libro, il terzo polo del rap e il gruppo che fece prendere sul serio il southern rap a livello nazionale. I successi di album come “Aquemini” (1998); “Stankonia” (2000) contentente hit come “Mrs Jackson” e “So Fresh, So Clean” ma soprattutto “Speakerboxxx/The Love Below” (2003), uno dei 7 dischi rap a ottenere la certificazione di disco di diamante divenendo uno dei più venduti della storia del genere anche grazie a canzoni come “Hey Ya”. Quest’ultimo, a dire il vero, è un doppio album contentente gli album solisti dei due membri del gruppo per un totale di oltre 135 minuti di southern rap condito da elementi provenienti da tutta la black music e parecchia ispirazione da artisti come George Clinton e Sly Stone. Grazie a questo intramontabile successo, gli OutKast riuscirono perfino a ottenere un numero incredibile di premi per le loro opere, tra cui ben 6 vittorie su 17 candidature ai Grammy Awards. Inoltre, André 3000 viene spesso menzionato come una fonte d’ispirazione dai rapper che vennero dopo di lui, tra cui Eminem e Kendrick Lamar, per via dei suoi giochi di parole e del suo modo di articolare le rime.
Nel Texas, in particolar modo a Houston, DJ Screw divenne popolare per via dell’invenzione di una tecnica chiamata “screwed” che consisteva nel rallentare le strofe dei rapper che registravano a casa sua. A questa tecnica, aggiunse pure quella chiamata “chopped”, creando quindi il famigerato “chopped & screwed” di cui molti dischi erano soliti avere la versione. Screw divenne così richiesto da essere un sospetto spacciatore e ciò lo costrinse ad aprirsi un suo store denonimato “Screwed Up”. Tutto ciò prese piede in lungo in largo arrivando finò ai giorni nostri ma partì dalle feste di quartiere a base di lean a cui DJ Screw era solito partecipare. Egli creò inoltre la crew Screwed Up Click tra i cui membri è necessario elencare Z-RO, gli UGK e Slim Thug.
La ruota della fortuna andò a colpire anche la città di New Orleans che negli anni ’90 sviluppò la bounce music originata anch’essa nei party della città. La particolarità delle suddette fu l’essere delle “call-and-response party” e infatti venivano fatte per coinvolgere la folla. I cantanti della bounce music, a tal proposito, si limitavano a liriche stringate contenenti il nome del loro quartiere e poco più. Sicuramente, si tratta dell’espressione più particolare caratterizzata da strumentali veloci e melodie ripetitive, inizialmente cantate sul cosiddetto “Triggerman beat” contenente sample dalle canzoni “Drag Rap” e “Brown Beat” rispettivamente degli Showboyz e di Cameron Paul. Tra gli artisti più importanti ci sono Juvenile, DJ Jubilee e i Partners-N-Crime.
ANNI 2000 – L’AVVENTO DELLA CRUNK
A cavallo tra i due millenni, ci fu un ulteriore sviluppo musicale che originò uno dei cambiamenti più grandi della storia del rap. L’ingresso di New Orleans distrusse pressoché ogni equilibrio e ad esso si affiancò anche qualche nuovo nome proveniente da Memphis. Nello specifico, ci furono tre etichette discografiche a mischiare le carte in tavola : la “Cash Money Records” di Birdman e suo fratello e la “No Limit Records” di Master P, entrambe con sede a New Orleans; a Memphis, invece, la “Hypnotize Minds” di Dj Paul e Juicy J in cui, logicamente, vennero prodotti i dischi dei Three Six Mafia che continuano tuttora a ispirare un numero incalcolabile di artisti. Esse sono importanti proprio per la loro impronta : per esempio, la Cash Money Records nel 1996 mise sotto contratto Lil Wayne a soli 13 anni e Juvenile nello stesso anno; la “No Limit Records” ebbe in scuderia i Beats By The Pound e segnò gli Stati Uniti anche per quanto riguarda il livello grafico delle copertine dei mixtape. A differenza della prima però, la No Limit Records chiuse battenti nel 2003 per via di una bancarotta e Master P, che anni addietro fece la pre-season con gli Charlotte Hornets e i Toronto Raptors senza però ottenere un contratto per una stagione intera, dovette vendere addirittura il catalogo. Indipendentemente da ciò, circa il 60% delle canzoni nelle classifiche di genere aveva come sound quello del southern rap.
Nello stesso periodo, un nuovo sottogenere iniziava a prendere forma : la crunk. In essa confluivano tutti gli elementi dei generi precedenti. I primi esperimenti si possono percepire già in canzoni degli anni ’90 come “Player’s Ball” degli OutKast o in album come “Chapter 1 : The End” dei Three Six Mafia. Il sound è costituito da sintetizzatori, Roland TR-808 e 909, strumentali ipnotiche e ballabili e il ritmo delle canzoni è più lento di quelle canoniche; il nome, invece, deriva dal verbo “to crank up” e indica semplicemente il divertirsi. Il principale portabandiera del genere è Lil Jon che portò la crunk alla ribalta già nel 1997 col disco “Get Crunk Who U Wit : Da Album” e in seguito nel 2004 tramite il cocktail Crunk Juice. Nei primi 2000, invece, tra le canzoni più importanti vanno citate “Never Scared” di Bone Crusher, T.I., Killer Mike e della hit “Get Low” di Lil Jon & The East Boyz assieme agli Ying Yang Twins. Lil Jon, autonominatosi re della crunk, divenne così popolare sia come rapper che come produttore che artisti come Usher e i Cherish scelsero il suo nome per comporre canzoni come “Yeah” e “Do It Do It”, collezionando poi successi incredibili anche nelle chart di Billboard. Lo stesso Lil Jon, inoltre, lanciò la carriera di Chris Brown con il singolo “Run It”, facendo scatenare un’asta per assicurarsi il talento della Virginia.
DALLA CRUNK AI GIORNI NOSTRI
Il suono della crunk ebbe un successo incredibile in pochissimo tempo ma anche una rapida discesa, malgrado le doti di artisti come Lil Jon, Lil Scrappy, Soulja Boy e altri ancora. Ciononostante, essa viene ancora suonata nei club di New Orleans ma il suo apporto è stato fondamentale per la nascita della trap che oggigiorno domina le classifiche, ma che non sarebbe lì se non ci fosse stato tutto questo trascorso storico che in molti ignorano. Artisti come o stesso Lil Jon, appunto, dedicatosi prevalentemente ad altri business, di tanto in tanto, pubblicano ancora musica ma qualcuno tra le nuove leve ha voluto omaggiare il sound di New Orleans come Iggy Azalea, Saweetie campionando alcune tra le canzoni più importanti perché ricordare e conoscere il passato è sempre una cosa positiva per poter comprendere il presente e organizzare meglio il futuro.
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