Correva il 1992, l’anno in cui il mondo del Cinema accoglieva Quentin Tarantino con “Le Iene”, la sua opera prima, l’Italia usciva finalmente dal fenomeno “Tangentopoli” isituendo la Seconda Repubblica (che sarebbe durata fino al 2011) e si stava concludendo definitivamente l’esperienza dell’Unione Sovietica.
Proprio in quell’anno esce “Rage Against Machine“, primo disco ufficiale della band omonima, che tenta quello che si rivelerà un esperimento molto fortuito: mischiare la tecnica di canto tipica dell’hip hop, con strumentali punk, rock o metal, facendo nascere il Crossover nel mondo del rap. Questo viene definito da molti “Death Rap”, “Rap Metal” o con altri epiteti tutti etimologicamente errati, in quanto del metal ha solo le chitarre distorte; è semplicemente Crossover.
Ma perché nel 2020 ci troviamo a parlare di ciò? Semplice, perché un genere sta tornando e sto parlando del Punk.
Sorge un’altra domanda, perché a te ascoltatore Hip Hop duro e puro che ti pompi la FSK appena sveglio (perché ti piace aver mal di testa a scuola) dovrebbe interessare? Perché quando un genere torna alla ribalta spodestandone un’altro, gli artisti di quest’ultimo dovranno adattarsi per restare commercialmente validi, come molti hanno fatto con la Trap (che non è proprio trap) nel 2016.
Per capire perché sta tornando, consiglio l’ascolto degli ultimi singoli di Machine Gun Kelly, Naska ed in particolare di Mostro, che ringrazio poiché grazie al suo ultimo singolo “Britney nel 2007”, ho trovato la voglia di scrivere questo articolo.
Quindi, appurando che “Punk” di Gazzelle non è Punk e anzi definirlo tale è una bestemmia, che Salmo non faceva Punk manco ad inventarselo e che il Punk non è solo creste verdi e giubotti borchiati, provvederò a rendervi partecipi di questa cultura, così da prepararvi alla nuova wave crossover che sta per arrivare.
Procedo con l’elencarvi 10 dischi, 3 dischi Punk seminali, 3 dischi Punk Crossover, 3 Dischi Punk Italiani e 1 Disco bonus.
Come prepararsi all’ondata punk
“Ramones” dei Ramones (1976)
Il primo vero disco Punk, per suoni, stile e tematiche nonchè prima opera del gruppo Newyorkese. Registrato in meno di 2 mesi, con un budget di seimila dollari (pagare lo studio e vivere praticamente), l’album fu un flop commercialmente parlando, in quanto non venne passato in radio perché la registrazione su due canali risultava scomoda ai Disk Jokey. Fortunatamente venne riscoperto e rivalutato con gli anni.
Il cantante, Joey Ramone, in modo molto Punk, disse: “Dicevamo a tutti che avremmo solo voluto realizzare il più grande album della storia“
E ci sono riusciti.
“Dookie” dei Green Day (1994)
L’apoteosi dello Skate Punk, un disco così anni 90 da fare il giro ed essere anni 70. Primo disco del trio sotto Major e probabilmente più grande successo commerciale dell’Intero genere.
Ci si immerge appieno nelle atmosfere quasi favolesche che si i testi di Billy Joe vanno a cucire tra le strumentali, passando da una semplice canzone d’amore, ad inni alla depressione, al più totale nosense. Un disco perfetto.
“Nevermind the Bolloks, Here’s the Sex Pistols” dei Sex Pistols(1977)
Abbandoniamo gli Stati Uniti e le atmosfere scanzonate dei Green Day per immergerci nel Punk made in UK, molto più politico, violento ed estremo. E chi meglio dei Sex Pistols può simboleggiare quei tre aggettivi? Turpiloquio e menefreghismo, ansia e impegno politico, c’è tutto dentro questo disco, che purtroppo, è l’unico vero disco del gruppo, in quanto dopo la tragica morte di Syd Vicious cessarono la loro attività.
“Rage Against the Machine” dei Rage Against Machine(1992)
Ne abbiamo già parlato in apertura, ma ha senso spendere altre due parole per questa pietra miliare che ha aperto infinite possibilità anche ai rapper “tradizionali” come quella di suonare con una band, che se ormai è uno standard, lo dobbiamo a loro.
“Does this look infected?” dei Sum41 (2002)
Nuovo crossover per le nuove generazioni, esattamente dieci anni dopo il disco trattato precedentemente i Sum41 stabiliscono un nuovo standard per il crossover.
Le strumentali diventano più elaborate, aumenta il cantato ed i contenuti vengono alleggeriti, strizzando più l’occhio alla Wave Skate/Summer di fine anni novante che rispetto alla nuova politically di quegli anni.
“Domani Smetto” degli Articolo 31 (2002)
Primo disco della carrellata Italiana, Domani Smetto degli Articolo 31, il disco della svolta, dove i giovanissimi J-Ax e Dj Jad abbandonano il classico Boom Bap in favore di un maggiore cantato e dei riff orecchiabili. Nasce quindi “Domani Smetto”, gli Articolo già ci avevano abituati a tematiche poco legate a quelle classiche dell’hip hop, ma da questo disco abbandoneranno anche i suoni tipici per realizzare uno dei migliori esperimenti Italiani di Crossover
“Il Lato Ruvido” dei Punkreas(2016)
Decima fatica dei Punkreas, che freschi della loro collaborazione con Fedez(ci fecero un pezzo insieme e lo accompagnarono per qualche live) sono pronti a tornare a farsi valere in quanto zoccolo duro del Punk italiano senza però disdegnare collaborazioni con l’Indie, il Folk ed ovviamente il Rap, rispettivamente Stato Sociale, Modena City Ramblers ed un giovanissimo Shiva.
“Codice a Sbarre” dei Pornoriviste (2001)
Probabilmente il più bel disco Punk mai prodotto in Italia, le strumentali e le tematiche spaziano in ogni dove, con una sola parola d’ordine come passaporto: Grinta. È difficile parlare di Codice a Sbarre in quanto non ha nulla di particolare rispetto agli altri dischi Punk Italiani, se non di fare meglio ogni cosa possibile.
“Acidoacida” dei Prozac+(1998)
Probabilmente l’esperimento Punk più famoso in Italia pre-Finley, Acido Acida dei Prozac+ ci porta in un mondo psichedelico ricco di contaminazioni culturali e musicali d’ogni genere, dal neomelodico al rap. Come i migliori film di Kevin Smith, fotografa un momento, una generazione pronta a cedere il passo a quella dopo ma non a crescere. Toccante, divertente e terribilmente vero.
“Di Sana Pianta” di J-Ax (2006)
Chiudiamo la rassegna con un bonus, infatti ufficialmente è un disco rap, ma quando si parla dello Zio i generi vanno stretti e in questo caso più che mai.
J-Ax inizia la sua carriera solista con una solida base di rap old school, ma non mancano le canzoni puramente punk, qualche base più rockeggiante o elettronica o gli immancabili scream.
Di Sana Pianta ha tutto dentro, immerso nel panorama musicale Italiano e pronto a stupirci negli anni a venire.
In conclusione, vi consiglio qualche altro gruppo Punk di oltreoceano e qualche altro artista rap italiano con le medesime influenze.
Per gli statunitesti oltre i sopracitati vi consiglio i New Found Glory, i NOFX, i Fountains of Wayne, i Lustra, i Blink-182, i Goldfinger ed i Third Blind Eye.
Per il panorama nostrano vi consiglio l’ascolto dei rapper Mostro, Naska e J-Ax, già precedentemente citati, ma anche Piotta, Zoda, xRick, Master Max, Grido e sorpesa delle sorpese, Fedez.
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