Recensione di Arturo
Scindere Side Baby dalla Dark Polo Gang a distanza di più di un anno dalla fine della loro storia comune è un esercizio ancora complicato. Lo è per tutti, ma non per lui, che forse è sempre stato il meno British all’interno del collettivo, che sicuramente è sempre stato un meraviglioso solista al servizio dei suoi compagni di viaggio, dei suoi amici, dei suoi fratelli. La frase che ripete più spesso a tutti è “Grazie, tu sei mio fratello”, lo dice a tutti i ragazzi presenti alla Side House, l’evento plurigiornaliero dove ha deciso di promuovere e fare uscire il suo primo lavoro solista, dal titolo più semplice e al tempo stesso più complesso che potesse trovare, ovvero “Arturo”, il nome di battesimo, il nome con cui ti chiamano gli amici veri, la
mamma, la famiglia.
Arrivo alla Side House con un po’ anticipo sull’orario di inizio dell’evento di “Noisey”, che apre le porte al pubblico nella giornata di uscita del disco sopracitato e Side sembra una cavalletta: salta di qua e di là, saluta, abbraccia, si fa fotografare, sorride (si, sorride davvero) e subito si capisce che il disco sarà un semplice contorno rispetto a quello che è ben presente a tutti: una chiacchierata tra amici. “Side House” è la chiara definizione del concept di Arturo: diretto, schietto, istantaneo. Nel cortile del loft siamo ancora pochi quando Side vede che c’è un giovane vecchio lì vicino: mi si
avvicina curioso, si presenta come si fa con il tizio più grande: “piacere, Arturo” “ciao, Gazza è arrivato il fan quarantenne” “sei un grande, fantastico”. Abbraccio felice e sincero, il ragazzo è contento di annoverare anche un target di simpatizzanti che mentre lui veniva al mondo già si
compravano le cassette dei “Sangue Misto” e degli “Otierre”. Foto di rito e ci fanno entrare.
Il loft si presenta come me lo aspetto. Tanto bianco, tante foto di Arturo, la zona giochi con almeno cinque Playstation collegate tra loro e un bel bar. “Ragazzi prendete quel che volete, cominciamo tra poco”. I ragazzi sono più timidi, io mi sparo un paio di Red Bull, osservo il posto e mi siedo su uno dei divani bianchi a disposizione. Mi colpisce molto l’organizzazione, siamo
completamente a nostro agio e Side è un perfetto padrone di casa.
Ne fuma un’altra e si parte, la conferma è che siamo tra amici, Arturo lo dirà almeno tre volte in quaranta minuti. Non tradisce se stesso nemmeno nella lunga chiacchierata con “Noisey”, risponde una per una alle domande dei fan, parla di tutto, ma soprattutto parla di se stesso, si commuove quando l’argomento va sul periodo di rehab intrapreso, sorride ancora quando si parla del disco, si emoziona pensando alla mamma.
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Arredamento del locale -
Il bar nella Side House
Il disco è un secondo inizio, un battesimo, una nuova vita. “Sick Side” fu un progetto all’interno della DPG, Arturo è invece esattamente quello che ti aspetti sia; il concept dei brani è Side style, molto marcato, frasi precise e dirette e stavolta tante rime, meno assonanze, tanta voglia di far capire che Dark Side è davvero morto, ora c’è spazio solo per Side Baby. La Dark è lontanissima anche come suoni: nelle 11 tracce solo “Non ci sei tu” e “Per sempre” sono prodotte dal mago Sick Luke, il resto è opera e beat di The Night Skinny e si sente tutto.
“Freddo”, la traccia che apre l’album è quanto di più lontano ci possa essere dal “bling bling” e “bitches” vari della fase numero uno di Side. Luchè è perfetto nell’entrata, il testo è articolato e molto diretto. L’album scorre che è un piacere, del resto sono solo 28 minuti, intensi e bipolari, romantici e cattivi. Dopo “Freddo” si passa a “Ghiaccio”, il che potrebbe sembrare un gioco di parole studiato, invece il pezzo sembra essere un ritorno al passato di Side, anche se meno invadente rispetto ad altri brani che raccontano di donne. Qui si parla di una sola, non una bitch, una situazione diversa, più intima. In “Jappone” Arturo vuole andare via, lontano, dove non conosce nessuno. Paradossalmente è il pezzo più rappresentativo dell’album, perché
Side scrive esattamente di quello di cui parla nelle varie interviste: andare lontano sarebbe davvero un inizio nuovo, ma poi… “Lei dice” torna ad un momento buio, dove si è soli a ripensare a qualcosa che è andato male, dove si torna a non fidarsi di nessuno, dove c’è ancora lo xanax e l’erba per restare in piedi. “Frecciarossa” tuona e riporta allo stile Sick Side, il beat
cambia ed è talmente dark che pure se “Dark side è morto”, qui ci torna in mente come se al beat ci fosse Sick Luke; solo quando entra Gué puoi lasciarti andare e sorridere. Gué è davvero lo zio di tutti, in questo pezzo a mio avviso c’entra poco, nel complesso filerebbe benissimo anche senza la sua strofa, ma quando Gué collabora con te, non puoi far altro che ringraziare e sfoggiare la sua strofa. “Mostro” e “Non ci sei tu”
raccontano il lato oscuro di Side, spezzano bene il disco, lo mettono in una prospettiva più ampia e introspettiva. In questi due pezzi, che potrebbero andare anche insieme da quanto siano collegati, Skinny droppa le due migliori basi dell’album. Da lì si salta nel trap più gangsta che ci sia, “RIP”, fratelli miei, è un gioiellino che manda elegantemente in quel posto tutta la scena italiana e non solo, assumendo atteggiamenti da divinità viziata che riescono a galvanizzare l’ascoltatore. Passaggi diretti e schietti, “RIP” è il pezzo migliore dell’album, senza stare troppo lì a pensare la ascolti e ti gasa. “Per Sempre” e “Plutone” purtroppo chiudono il discorso con un po’
di ripetitività, si passa dal parlare di una ragazza al confermare di essere sincero, senza spunti degni di nota, forse perché il meglio, che è comunque tantissima roba, lo si è dato negli otto pezzi precedenti.
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Side risponde alle domande degli inviati di Noisey e dei suoi fan.
In un album così dark, così intimo, così arrabbiato e sincero che fa da
contrasto ad una tre giorni di presentazione gioiosa e piena di abbracci che è stata la Side House, arriva la mamma.
“Arturo” non può e non deve essere recensita o raccontata, è solo una traccia da ascoltare chiudendo per due minuti gli occhi.
Puoi essere diventato famoso a 19 anni, puoi aver fatto il cash, mangiato pollo e cocaina, preso xanax a volontà, fumato quanto vuoi e puoi aver vissuto già tanto per la tua età. Ucciso “Dark Side”, diventato “Side Baby”, lasciata la DPG che hai fondato, rimasto solo, essere uscito da storie brutte, rinato. Alla fine c’è solo un nuovo inizio e ci sei tu, inevitabilmente e semplicemente “Arturo”. Perché fare i conti con se stessi è sempre la cosa più difficile e meravigliosa che ci possa essere.
Di Luca Abbondio
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