Kansas City, Missouri. Una città che da anni, grazie alla dinastia NFL dei Chiefs vede le luci del Super Bowl e della lega sportiva più famosa al mondo puntate su di lei, rimane pur sempre un luogo in cui non accade molto altro.

Musicalmente, soprattutto, non si tratta di un epicentro, di un faro per la scena rap. Di artisti capaci di attirare l’attenzione (escluso Tech N9ne) se ne contano a stento e fino ad ora tutto sembrava destinato a rimanere immutato. Dalla Union Station all’Arrowhead Stadium (casa dei Chiefs) il rischio di uno scomodo e raccapricciante silenzio è reale.
Nonostante tutto, come un Bat-Segnale, una voce registrata che urla nel panico “CONDUCTOR WE HAVE A PROBLEM!” annuncia l’arrivo dell’eroe muto che ha fatto di questo SOS il suo tag.

A mettere la “city on his back” oltre che “on the map” non è un rapper underground, uno skillato MC o una tik-tok sensation, affatto.
Al secolo Denzel Williams, Conductor Williams è senza dubbio uno tra i più raffinati e prolifici producer del momento. Sebbene il suo nome abbia cominciato a risuonare tra i social dopo le collaborazioni e l’ultimo freestyle di Drake “Fighting Irish Freestyle”, ormai rimosso da Youtube, e le back-to-back tracce di Joey Bada$$: “RULER’S BACK” e “Sorry Not Sorry”, Conductor è molto più di un trend. Ne sono conferma lo status raggiunto e i molti artisti che ultimamente, per “rappare sul serio”, ricorrono ad un un beat del “maestro” e.g.: “7 Minute Drill” di J.Cole, “30 (freestyle)” di JID e “Peppas” di Westside Gunn e i Black Star.
In ogni traccia prodotta da Conductor Williams, sulla quale i rapper decidono di saltare su, sembra che il livello di raps e competitività venga ad alzarsi naturalmente. Le sue strumentali fungono da palconescico, di quelli imponenti, che a vederli da sotto si rimane impietriti e che si illuminano solo allo scoccare del primo beat.
Abbiamo già parlato della “nuova primavera” che i producer stanno vivendo, e sebbene questo ci esponga a sperimentazioni e alternative, d’altra parte la visibilità comporta anche una spietata lotta al primo posto. Non che questa sia sempre così interessante.
Gli studi di registrazione così come la strumentazione a disposizione sono sempre più sofisticati ed efficienti, e la ricerca di un suono distintivo porta alle volte ad una sovrapproduzione che lascia più asciutti e annoiati che entusiasti.
Ho sempre pensato alle strumentali, o ai beat, come il secchiello di Paint che con un clic rovescia la vernice colorata in quelle che, fino a quel punto, rimangono solo un groviglio di linee prive di colore. La necessaria interdipendenza tra rap e beat ci permette di immaginare e rimodellare ciò che rapper e producer dipingono ed imprimono nella nostra testa. Maggiore è la sinergia tra i due protagonisti, maggiore è la nitidità delle immagini impresse.
Prendete ad esempio il beat-switch in Reversible di Rome Streetz (prod. Conductor).
La traccia suona come la colonna sonora di una rapina in banca strippata. Al minuto 1:27 tutto si accartoccia, trasformando la scena e catapultandoci dritti nelle paranoie dello schizzato di turno ormai rimasto solo: con le borse piene di soldi e le luci blu che gli colorano le mura del nascondiglio.
Aldilà della performance immacolata dell’MC del Queens, New York, Conductor sembra quasi comandare l’andamento della traccia come un burattinaio, dettando i tempi e permettendo a Rome esclusivamente di reagire. Quello che ne esce fuori è un duo dinamico, esplosivo come le raffiche di proiettili sparate da una van in fuga.

La produzione dietro ogni strumentale è sempre puntuale, su misura, quasi da permettere al destinatario di poterci rappare all’infinito. L’effetto che tracce come “Indulgence” o “FEELING ON SILENT” lasciano su chi ascolta è quello di un’ipnosi blanda e prolungata.
Credo fermamente che le parole ci permettano di capire cosa stia succedendo, ma, di nuovo, è la musica a farci reagire.
La musica di Conductor però immobilizza, e impedito mi ritrovo in trance con la testa che come un cobra segue le note del pungi e del suo incantatore.
Se il prodotto del proprio lavoro costituisce l’essenza di chi lo ha elaborato, allora Conductor Williams è i tasti del suo MPC, il bianco e il nero delle sue tastiere; le sue strumentali, il rumore di sottofondo che anima il suo mondo interiore.
Con una carriera ormai decennale e acquisendo sempre più attenzione per il massiccio materiale condiviso sui social(vedi “How I Made”, serie in cui smonta strumentali accompagnando chi guarda tra sequencing, sampling e chopping), a fornirgli il primo vero outlet fu, appena nel 2020: Westside Gunn con l’acclamato Pray for Paris. Ormai diventati punti di riferimento l’uno per l’altro, entrambi rappresentano per le loro città: Buffalo e Kansas City, la prova che non c’è silenzio che possa reggere il confronto con la forza e la voglia di emergere dei “mai visti né sentiti”.
In un momento in cui Griselda poteva dirsi definitivamente consacrata tra le principali realtà artistiche della scena rap globale le possibilità di collaborazioni erano infinite, eppure il suo frontman e fondatore presentava ai fan e alla comunità intera (artisti compresi) proprio Conductor Williams.
Euro Step è il primo vero passo verso un ampio e generalizzato riconoscimento. Di lì le collaborazioni hanno continuato ad orbitare nella galassia Griselda, con tracce come SELF LUH di Mach-Hommy, Heart on Froze di Rome Streetz, Mutty con Conway the Machine e da ultimo il joint album pubblicato insieme a Boldy James nel 2024: Across The Tracks; fino alle ultime uscite con artisti del calibro di J.Cole e Drake.
Lo stile di Conductor è raffinato, fresco, lussuoso e tagliente. I bpm mai troppo alti, anzi spesso rallentati, danno il senso di una pellicola che scorre lineare senza interruzioni, uno score cinematografico in bianco e nero che trasuda di fumo passivo e ambienti illuminati da qualche intima e fioca lucina. Allo stesso tempo, l’incisività delle batterie utilizzate, i sample approfonditi e il ricorso a low-end che strizzano l’occhio ai capolavori di J.Dilla, fanno di lui un producer trasversale, un cyborg che non sembra destinato ad invecchiare.

Ormai a non riconoscerlo sono in pochi. Se è vero, come un altro mostro sacro ci spiega, che campionare e per estensione scegliere un beat è come creare un outfit, dall’underground al mainstream, tutti cercano di vedere le proprie barre vestite dal “maestro”. Perfino un’artista come Tyler, the Creator, che con CHROMAKOPIA ha di nuovo dimostrato di avere una generazione intera in pugno, non perde l’occasione di rendere omaggio al lavoro immacolato di un producer come Conductor Williams, al punto da prendere in prestito il beat prodotto per Michael Irvin (traccia estratta da FLYGOD Is An Awesome God 2 di Westside Gunn) e usarlo come traccia di apertura di CALL ME IF YOU GET LOST: SIR BAUDELAIRE.
In definitiva, si capisce come non si tratti della una storia di un underdog che ha faticato per farsi riconoscere, quanto più di un diamante che doveva solo essere scoperto e portato alla luce. Credo che la strada per Conductor sia già spianata, le orme sembrano già lì, pronte ad essere perfettamente riempite con il passo di un artista che viaggia e manipola il tempo con le mani e l’intuito di un ricercatore ossessionato.
Questo non vuol dire che da Conductor ci si possa aspettare qualcosa, nel senso letterale del termine. La profondità artistica dimostrata fino ad ora fa svanire ogni paura così come il presentimento che si tratti soltanto di una run fortunata, un paio di anni e strumentali che hanno fatto fortuna grazie a chi ci rappava sopra.
Il 2025 è appena cominciato, ma i presuppsoti per un anno di assoluto dominio da parte di uno dei producer più entusiasmanti degli ultimi anni sono già lì.
Grammy nominations, molteplici collaborazioni con artisti mainstream ed esordienti (e.g. l’ultima uscita: “OPERATION FLAMETHROWER” di Rei The Imperial), fan base solidissima, arrivando poi a superare il rap producendo la strumentale per la sfilata AW24 di R H U D E; per Conductor Williams nulla sembra poter andare storto.
Come nel migliore dei finali, anche Kansas City sembra aver trovato il suo ambasciatore. Un producer minuzioso, consapevole della tradizione che lo precede e ammiratore del rap, pronto a prendersi tutto e di più.
Nel frattempo, non ci resta altro che aspettare la prossima richiesta di aiuto, il prossimo allarme, l’attivazione del Bat-Segnale. A quel punto, tutti potremo tornare a rilassare i muscoli: CONDUCTOR IS COMIN’.
P.S. Qui sotto ho incollato una playlist con tutte le tracce citate nell’articolo che secondo me meritano un ascolto, oltre ad alcune gemme che non ci sono finite dentro ma che non si possono saltare. Per chi già conosce Conductor, e per chi invece non vede l’ora di rimanerci sotto non deve fare altro che cliccare play. Peace.
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