Ci sono degli album che segnano uno switch nella carriera di un’artista, un’esempio lampante è “Persona” di Marracash, uno di quei progetti che portano l’artista a sperimentare, a modificare il proprio approccio alla lavorazione della musica, a modificare la considerazione che il pubblico ha di lui. “Davide”, per Gemitaiz, è questo tipo di disco.
Il terzo album ufficiale del buon Davide arriva in un momento storico di rivoluzione: la ribalta del rap tecnico, di cui proprio lui e Madman erano stati tra i portabandiera, stava lasciando spazio ad un movimento dirompente, destinato a cambiare per sempre il rap game; due anni prima infatti la trap era esplosa come una granata nella musica italiana portano nuovi suoni, nuovi artisti e modificando perfino la fruizione della musica stessa. Chi c’era guardava inizialmente con diffidenza a questo nuovo genere (o meglio, sottogenere) e allo stesso tempo si rendeva conto di dover adattarsi velocemente ad un mercato modificato radicalmente per continuare a giocare nel massimo campionato.
Gem arriva a questo progetto da big della scena, “Nonostante Tutto” l’ha consacrato come nome di punta della scena, portandolo nel mainstream grazie a pezzi come “Bene” e “Scusa” e arrivando a quel disco d’oro da solista che all’epoca era ancora un traguardo per pochi, con un’evoluzione che, come detto da Riccardo nell’articolo dedicato, inizia ad essere centrale proprio in quel disco, per poi esplodere in “Davide”.
Se in brani come “Forte” e “Scusa” Gem si affacciava al canto, all’utilizzo della voce come strumento fondamentale e non più solo come mero mezzo per sputare barre, in questo album è una pratica che assume una posizione centrale. Davide canta nella maggior parte dei brani, decisamente di più rispetto alla rappata tecnica a cui eravamo stati abituati fino a questo punto. Se prima c’era qualche hit qui diventano tutte potenziali hit, con ritornelli studiati nel dettaglio e linee vocali sempre vincenti, pur non trascurando quel rap che in fin dei conti l’ha portato fino a questo punto.

Gemitaiz ha preso consapevolezza delle sue capacità, sa di non avere più nulla da dimostrare come rapper e accetta la nuova sfida di convincere anche come cantante ed artista a tutto tondo, aumentando le influenze, con produzioni variegate e inedite per la sua discografia.
L’intro diventa quasi monito, un brano in cui, col senno di poi, si possono ritrovare tutti i tratti distintivi dell’intero album: le linee vocali fanno suonare il brano ottimamente, rendendolo una hit senza avere la necessità di un ritornello (che infatti non compare), Gem parla di come il rap lo abbia salvato regalandogli la vita che sognava, fatta di lusso e ricompense per il suo lungo percorso, e di come nonostante tutto la musica rimanga al centro di tutto, di come venga ancora dal cuore, di come la passione non sia mai stata minimamente intaccata dalle vittorie.
“Paradise Lost, no, non faccio il pop
Gemitaiz – Paradise Lost (Davide, 2018)
Frate’, faccio il rap e ci sfascio il club
Sto qui dal 2006, non mi sposto di un metro
Dalla birra allo champagne, dalla plastica al vetro”
Ma non è tutto oro quel che luccica, come sappiamo la vita di un’artista di questo spessore non è tutto rose e fiori, ed è proprio in “Davide” che Gem ha una presa di coscienza di questi aspetti della fama. Il disco è divisibile in due macrosezioni che riflettono il rapporto di amore/odio che ha con il nuovo lifestyle che si è conquistato: da una parte c’è Gemitaiz che si diverte, festeggia, gode dei beni materiali che la fama e la ricchezza gli portano, dall’altra c’è, appunto, Davide che riflette su come quella persona davanti allo specchia non sia più quella a cui era abituato.
Da una parte ci sono brani come “Oro e Argento”, “Fuori” e “Keanu Reeves”, dall’altra “Chiamate Perse”, “Diverso” e “Lo Sai Che Ci Penso” e la grande forza del progetto e che questa dicotomia concettuale viene smussata fino a scomparire in un’amalgama fluida e quasi impercettibile nella fruizione dell’album.
“Non avessi questa vita, giuro, la vorrei
Gemitaiz – Keanu Reeves ft Achille Lauro (Davide, 2018)
I miei amici si sono inventati un lavoro proprio come me
Hanno le bottiglie in mano, ma non fanno i sommelier
Appena vediamo una luce blu, iniziamo a correre”
“Che dentro ho un buco nero, un dubbio giornaliero
Gemitaiz – Diverso (Davide, 2018)
Mi fa sentire nel mio corpo come uno straniero
E poi mi ritrovo qua sovrappensiero
Non mi conosco più, sarò sincero”
Ne risulta un ritratto di un Gemitaiz combattuto, in perenne lotta interiore e quasi imprigionato in una vita che non è più la sua, che continua a sognare e a volere ma che al contempo non lo rispecchia. La vita che ha sempre sognato, come tanti altri prima di lui, non è esattamente come se l’aspettava.
Non si può parlare di “Davide” senza parlare della titletrack, ancora oggi la hit più grossa di Gemitaiz solista che ad oggi conta oltre 130 milioni di streaming e che è il perfetto ritratto del progetto fin dalle prime, iconiche, barre dove cita “Scappo Via” e “Dancing With The Devil”.
“Davide, come sta?” me lo hai mai chiesto?
Gemitaiz – Davide ft Coez (Davide, 2018)
Chiama un’ambulanza, frate’, fai presto
Che il sogno che avevo non è mai questo
Mi sa lo sai il resto, yeh”
Qui Davide parla a cuore aperto, riflette, combatte, permette al pubblico di leggere la sua anima e cosa la tormenta, rendendo un riassunto del progetto intero e permettendoci di capire le emozioni che hanno portato il disco ad essere quello che è.
“Davide” è probabilmente ancora l’album più decisivo e meglio riuscito di Gemitaiz, anche grazie ai nomi grossi coinvolti come Guè, Fibra, Coez. C’è dentro il rap di sempre in “Holy Grail” con Madman, c’è la sambatrap con Lauro in “Keanu Reeves”, il rap stile anni ’10 con Guè in “Tanta Roba Anthem”, c’è la trap in “Pezzo Trap” e l’indie rap in “Davide”; in poche parole, c’è tutto il riassunto artistico di Gemitaiz. “Davide” è un progetto che riassume tutte le sfaccettature di Gemitaiz e ne fa un manifesto della sua carriera in grado di accontentare tutti, e permettendogli un’ulteriore step in termini di successo.
Alla fine del disco ci sembra di conoscerlo un po’ meglio, di capire un po’ di più la persona dietro l’artista, “Davide” dietro Gemitaiz, non è un caso che il titolo sia proprio questo, e lui stesso probabilmente, si sentirà un po’ più leggero e un po’ meno solo. In fin dei conti, prima di questo album Davide, come sta? Glielo abbiamo mai chiesto?
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