FSK Satellite, un nuovo volto per la Trap Italiana
Se volessimo fissare un punto d’inizio della trap italiana, arrivata relativamente tardi rispetto al resto del mondo, l’uscita dei primi progetti di Sfera Ebbasta e della Dark Polo Gang quali “XDVR” e “Full metal dark” aiuta molto a stabilire l’inizio di questo movimento a cavallo tra il 2014 e il 2015 per poi consolidarsi definitivamente nel 2016, l’anno della trilogy e in particolare dell’uscita di Crack Musica, considerato un classico del genere.
In molti hanno paragonato il primo lavoro della FSK Satellite, trio composto da Taxi B, Sapobully e Chiello FSK, al primo lavoro rilevante del collettivo romano (ai tempi dell’uscita di FMD la dark non aveva la copertura mediatica che poteva vantare con l’uscita del lavoro successivo, il quale inoltre era interamente prodotto e quindi costruito come un album ufficiale nonostante fosse in freedownload). Sappiamo tutti com’è proseguito poi il percorso della dark, scaduta a tratti nel pop nel loro ultimo album, e prendendo in considerazione le loro origini il parallelismo tra FSK e DPG è un qualcosa di comprensibile.
FSK Trapshit, La Recensione
“FSK Trapshit” viene alla luce in un periodo in cui di trap, per tutto lo stivale, ne esce veramente poca, per non dire nulla. Per questa ragione la FSK è destinata a prendersi buona fetta degli ascoltatori vedovi della Dark trap4real.
L’album, prima manifestazione di attitudine trap dopo diverso tempo, è stato esaltato subito dal pubblico quasi come fosse già considerabile un classico, ma tale fomento improvviso mi ricorda più la strategia del “chiodo-scaccia-chiodo” utilizzata in amore per colmare un vuoto. Togliamoci la benda dagli occhi un attimo: come spesso mi trovo a dover spiegare, la verità si trova nel mezzo, perché se da un lato mi trovo a sminuire il lavoro per far fronte ai crediti eccessivi dati loro dai fan, dall’altro non posso far altro che apprezzare e dare valore a degli spunti interessanti che si possono trovare all’interno del disco ma anche più in generale sull’intero progetto FSK Satellite. Partendo dal lato strumentale, l’intero progetto è curato da Greg Willen, giovane produttore finora ai margini della scena e che grazie all’ottimo lavoro svolto sta acquisendo sempre più notorietà e rispetto. Grazie a Greg Willen il lavoro si presenta abbastanza variegato sul lato strumentale, con picchi in alcune tracce come “La prova del cuoco” (la hit principale di FSK Trapshit) e “UP” (intro dell’album che aveva alzato le mie aspettative), riuscendo a mio parere a creare un filo conduttore per tutto l’album nonostante molti brani suonino diversi tra loro, aiutando a non far perdere credibilità al collettivo quando si esprimono in un contesto lovely come in “Non è mia”.
A livello contenutistico salta subito all’orecchio l’abbondanza dei cliché della trap a cui siamo stati già abituati in passato quali soldi, droga e puttane. Da questo punto di vista attaccare l’FSK è un po’ da ipocriti se neanche 3 anni fa saltavi in macchina ascoltando “Mafia” a tutto volume. Se però questi cliché sono parte integrante di un immaginario condiviso ormai in tutto il mondo, possiamo trovare un altro cliché (possiamo etichettarlo come tale solo in riferimento a certi contesti culturali) che però è da condannare: l’utilizzo della N-word. Nell’ultimo periodo abbiamo assistito ai diverbi tra Jamil, Gallagher e Traffik per la stessa ragione, in cui il rapper veronese ha attaccato i secondi per l’utilizzo inappropriato della N-word. Detto in breve, dato che ci si potrebbe scrivere un libro, il termine Ni**er, o se vogliamo Ni**a, è stato utilizzato per decenni a livello dispregiativo come insulto per le persone di colore, e nella musica negli USA viene utilizzato come intercalare o come rafforzativo di un concetto dagli stessi. E’ certo però che in America è un contesto socio-culturale totalmente differente da quello italiano nel quale è eticamente consentito l’utilizzo del termine. Conscio del fatto che in Italia non sia oggettivata la black culture, credo che bisognerebbe dare più peso alle parole, soprattutto in questo genere di musica.
I featuring presenti nel disco non danno un’aggiunta significativa al progetto finale, e questa è una buona cosa poiché i protagonisti rimangono i tre membri, con una menzione speciale per Taxi B, figura indubbiamente più in hype rispetto a Chiello FSK e Sapobully.
Nel complesso “FSK Trapshit” ha un valore, ma di certo inferiore rispetto al livello su cui l’hanno posto le saccenti menti (mai vero) del web, perché se di fianco a banger come quelle sopracitate ed altre come “Melissa P” troviamo tracce abbastanza anonime.
La certezza è che grazie alla stima della scena (Nitro e Night Skinny per fare degli esempi) ed al supporto di Thaurus e Universal, del progetto FSK ne sentiremo parlare ancora per molto, con l’augurio che migliorino quel senso di “mediocrità” che mi hanno trasmesso nel complesso e che non diventino la nuova Dark Polo Gang. A buon intenditor poche parole.
Di Simone Locusta
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