“Nessuno vi inganni in alcun modo; poiché quel giorno non verrà se prima non sia venuta l’apostasia e non sia stato manifestato l’uomo del peccato, il figlio della perdizione, l’avversario, colui che s’innalza sopra tutto ciò che è chiamato Dio od oggetto di culto; fino al punto da porsi a sedere nel tempio di Dio, mostrando sé stesso e proclamandosi Dio.”
Dalla “Bibbia”, Nuovo Testamento, Lettere Paoline, Seconda lettera ai Tessalonicesi 2:3,4.
L’anticristo, per alcune correnti del cristianesimo, è il nemico escatologico del Messia: l’oppositore all’avvento del Regno di Dio in questo mondo, lo strumento del “grande avversario” (Satana), potentissimo eppure già destinato a soccombere.
Nella leggenda questo ora è un presagio, un demonio, o addirittura il diavolo incarnato, ora è un uomo puro in cui Satana esplica tutta la sua potenza.
La parola originale greca per “anticristo” può avere due significati. Può significare “contro Cristo”, nel senso di qualcuno che si oppone all’opera di Cristo o può significare “invece di Cristo”, indicando una persona che “prende il posto di Cristo”.
2022, dopo un’ascesa vertiginosa culminata nella realizzazione di “The Globe”, Kid Yugi aveva dimostrato a tutta la scena le proprie peculiarità artistiche, dimostrando una costante ricerca lirica e citazionistica nei propri testi.
Un esordio, quello con “The Globe”, talmente potente da renderlo un vero e proprio instant classic, apprezzato senza alcuna riserva da tutta la scena e capace di portarlo, nel giro di poco meno di un anno, in vetta alle classifiche superando lo status di emergente.
Un debutto così impressionante, però, non ha fatto che alimentare le aspettative fino all’eccesso rendendo la riuscita di un eventuale secondo disco una vera e propria impresa titanica.
Ed ecco che Kid Yugi con “I Nomi del Diavolo”, rilasciato venerdì 1 marzo, ci trasporta all’interno di un nuovo immaginario ispirandosi a opere letterarie come “Il Signore delle Mosche” (William Golding) e “Il Maestro e Margherita” (Michail Bulgakov) fino ai riferimenti biblici per rappresentare le diverse sfaccettature del male all’interno della società.
Se prima però il teatro della tragedia di “The Globe” era completamente vuoto, metafora dello status di quasi sconosciuto, ora il palco è un trono demoniaco circondato da fanatici che si dimenano per toccarlo e quasi soppiantarlo dallo status raggiunto (vedi la cover sotto), omaggio alla celebre opera di Michail Bulgakov che rimanda alla scena del ballo di Satana.
Il filo conduttore dell’intero progetto affiora già dai titoli dei brani che rimandano ognuno ad una raffigurazione diversa del peccato: mitologia e fede cristiana, occulto e letteratura, simbolismo e mondo contemporaneo, la composizione del disco sembra quasi prendere la struttura del precedente.
Il sottofondo, lugubre e angosciante, è curato nei minimi dettagli da una folta schiera di produttori (Depha, Junior K, Ksub, Sadturs e Kiid, TY1, Dback, Dat Boi Dee, Mothz e Bluebarry) per adattarsi al meglio alle atmosfere opprimenti e a tratti demoniache, arricchite dall’utilizzo di strumenti come fisarmoniche, violini, pianoforti dalle melodie oscure.
Nonostante le troppe collaborazioni scontate e dettate dall’etichetta discografica, gli ospiti (Tedua, Ernia, Noyz Narcos, Geolier, Fido Guido, Simba la Rue, Papa V, Tony Boy e Artie 5ive) riescono a dare il loro apporto stilistico cercando, chi più e chi meno, di adattarsi alla scrittura impattante di Yugi e soprattutto di aderire al meglio all’intero concetto dietro “I Nomi del Diavolo”.
Infatti dove il progetto sembra brillare davvero è proprio nei momenti solisti che migliorano la fruizione dell’argomento e l’introspezione.
Scenari apocalittici e distruttivi si stagliano nell’intro “Anticristo”, trasportandoci con forza nell’oscurità interiore di Yugi, ormai destinato alla dannazione (Ferro di Cechov), accetta lo status di Anti Idolo, metafora volta a rappresentare la propria personalità controcorrente e dannata. La comparsa dell’Anticristo indica anche l’inizio dell’Apocalisse nel Cristianesimo cattolico ed ortodosso. Dopo l’intro, infatti, emergono le rovine dell’ambientazione dell’Apocalisse e inizia un racconto che, per tutta la durata del disco, rimane stabile in questo scenario.
Il flusso è inarrestabile. I riferimenti alle bestie infernali iniziano subito in “Capra a Tre Teste” con Tony Boy e Artie in cui si unisce la capra, animale spesso associato a Satana, ma anche all’acronimo di G.O.A.T nel rap, al cerbero a tre teste, per arrivare fino all’occulto con “Paganini” in riferimento all’omonimo “violinista del Diavolo”, soprannominato così per la sua abilità esecutiva, talmente strabiliante da risultare maniacale.
In un valzer cupo e dannato, il rappato crudo si sussegue a momenti introspettivi e malinconici in cui i riferimenti alla Genesi, all’ebraismo e al paganesimo vengono utilizzati da Yugi per raccontare due facciate pessimistiche dell’amore.
Il racconto della Genesi in cui Eva, tentata dal Diavolo, induce anche Adamo al peccato portandolo all’esilio dall’Eden viene utilizzata in “Eva”, in collaborazione con Tedua come metafora di un amore difficile, in cui l’affidarsi all’altra persona totalmente porta invece alla rovina.
Come Adamo che per amore accetta Eva e le sue colpe, così anche Yugi accetta il male che porta il suo partner per amore. Significativo diventa infatti il gioco di rimandi d’immagini che in Eva riporta la mente dell’ascoltatore a “Il Filmografo”:
“Io ti ho dato le spalle, mi hai pugnalato alla schiena”
Kid Yugi – Eva feat. Tedua (I Nomi Del Diavolo, 2024)
“Perché l’amore è proprio come andare in tandem
Kid Yugi – Il Filmografo (The Globe, 2022)
Uno guarda già al futuro e l’altro gli guarda le spalle”
Ma il male è capace di corrompere anche l’amore rendendolo tossico e deleterio per entrambe le parti e “Lilith”, il sesto brano, ne è l’esempio più azzeccato.
Tramite riferimenti alla religione mesopotamica e all’ebraismo, Yugi paragona la propria amante al demone femminile associato alla tempesta, portatrice di sciagure e morte.
Un amore burrascoso che si tramuta in odio, ma che di contro mostra l’altro lato della medaglia: Lilith nell’ebraismo è la prima moglie di Adamo. La donna si ribella al proprio marito perché pretendeva di avere gli stessi diritti, in risposta viene allontanata da quest’ultimo e condannata ad essere “la Madre di tutti i Demoni”.
Procedendo nel disco si nota come per Yugi il vero inferno si nasconda nelle radici della società, l’apocalisse preannunciata si sta svolgendo nel nostro mondo, ormai schiavo del materialismo e soprattutto del “Denaro” e del “Servizio” (droga), ma anche all’interno dell’animo umano.
Ispirandosi al romanzo di William Golding, l’artista ne “Il Signore Delle Mosche” riesce appieno nel rappresentare come il male influisca sia al livello del singolo che della collettività, in varie forme e misure, e prima o poi ne viene fuori tutta la sua brutalità. Nell’opera da cui prende il titolo il brano, il male non è un’entità esterna, è creato dagli stessi protagonisti attraverso le loro paranoie, le loro paure ed il loro disperato bisogno di credere in qualcosa, un “Non Dio creato dall’uomo”.
Quando l’odio si manifesta all’interno della società ne scaturiscono pregiudizi e disprezzo (“Terr1”) che alimentano la retorica del “Nemico”, culminando nel peggiore dei casi in conflitti e guerre. Nelle scritture, anche extra bibliche, la figura dell’”Avversario” o del “Nemico” è molto diffusa, varie entità che nelle religioni abramitiche poi sono state tutte racchiuse nella figura del Diavolo, facendo quindi da bersaglio e da capro espiatorio per ogni male, come oggi accade ai giovani, alla gente del sud o agli immigrati.
La cattiveria umana, a sua volta, si riversa sull’ambiente circostante inquinandolo e distruggendolo per il mero profitto e potere.
In questo frangente, la denuncia sociale di Kid è presente nel pezzo “Ilva” (contro la tristemente famosa acciaieria di Taranto) è iconica e rafforzata dal ritornello e sample di “Fume Scure” di Fido Guido.
“Negli inferi è precipitato il tuo fasto,
Bibbia, Antico Testamento, Isaia 14, 11-15
la musica delle tue arpe;
sotto di te v’è uno strato di marciume, tua coltre sono i vermi.
Come mai sei caduto dal cielo, Lucifero, figlio dell’aurora?
Come mai sei stato steso a terra, signore di popoli?
Eppure tu pensavi: Salirò in cielo, sulle stelle di Dio innalzerò il trono, dimorerò sul monte dell’assemblea, nelle parti più remote del settentrione.
Salirò sulle regioni superiori delle nubi, mi farò uguale all’Altissimo.
E invece sei stato precipitato negli inferi, nelle profondità dell’abisso”
Dopo aver esplorato le diverse manifestazioni del male, il filo rosso si interrompe, i tappeti sonori si fanno più morbidi in favore di un viaggio nell’introspezione, negli abissi desolati dell’Inferno.
Lo sconfitto, l’angelo più luminoso di Dio destinato a succedergli al trono, corrotto dalle impurità del peccato, sembra quasi parlare delle proprie debolezze nelle due tracce finali de “I Nomi Del Diavolo”.
“Ex Angelo” mostra tutte le fragilità dietro alla corazza del male costruita da Lucifero stesso, il portatore di luce, che nell’ultima traccia omonima è in realtà proprio Kid Yugi, che in un monologo opprimente e allo stesso tempo salvifico, abbraccia l’oscurità del proprio animo ed è pronto ad accettare la sua fine.
Alla fine del processo di distruzione, la Terra sarà infine ricreata nuovamente e riportata al suo stato originario prima che il peccato comparisse nel mondo.
L’Apocalisse è giunta a termine, Lucifero è ormai redento, pronto a prendere il posto di suo Padre. L’angelo ribelle che accetta di rientrare nei ranghi è sia sconfitto che vincitore, la sua Hybris però è sazia ed ora dal suo trono guarda verso un futuro luminoso, illuminato dalla stella del mattino.
“Per quanto mi pulisco dentro di me c’è il maligno
Kid Yugi – Lucifero (I Nomi Del Diavolo, 2024)
Ora che ogni tua parola mi pesa come un macigno
E il tuo sguardo più dolce resta arcigno
Il male che mi logora non può essere benigno
Crivellatemi per bene, disinnescate l’ordigno”
Con la collaborazione di Giordano Conversini.
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