La vogliono tutti, ma in pochi la ottengono. L’abbiamo aspettato a lungo, ma “LA BELLAVITA” è finalmente fuori. E forse è arrivato proprio al momento giusto.
Dopo una scalata affrontata a passo d’uomo, Artie 5ive è arrivato sulla vetta. Adesso, dall’alto del suo status, può permettersi di guardare Milano da una posizione sopraelevata. Ma più si è in alto e più rischia di essere duro lo schianto. È improbabile che sarà il suo caso: Artie 5ive, ad oggi, si trova in cima alla catena alimentare nella scena rap italiana. Una posizione che si è conquistato a ritmo di featuring e brani convincenti che hanno contribuito a definirne immaginario e aspettative.

In una scena giovane e che viaggia ai ritmi contemporanei, Artie 5ive con questo disco dà nuovamente risalto all’album d’esordio. Una volta quest’ultimi venivano considerati i capisaldi delle carriere artistiche e dopo di essi veniva il resto. Difficilmente il terzo album veniva considerato migliore del primo, per una miriade di fattori.
Oggi l’opera prima è inflazionata e sottovalutata perché mentre la si scrive si sta già pensando al progetto successivo. “LA BELLAVITA” non è privo di difetti, anzi. Ma il rapper di Bicocca l’ha concepito nel modo giusto. Al suo interno, troviamo Artie 5ive in tutte le salse.
“Tre miliardi io li spendo per fare una bella vita, non per far la guerra”
“D’amore si vive”, film di Silvano Agosti (1984)
Il disco inizia con una citazione a Franck, il bambino intervistato nel film documentario “D’amore si vive”, di Silvano Agosti. Artie 5ive mette subito in chiaro l’elemento cardine del disco, che poi è lo stesso che abbiamo imparato ad apprezzare da quando abbiamo messo il rap in cuffia la prima volta. I soldi, le macchine, il lusso.
Chi viene dalla strada sogna di far la bella vita e, quando ci riesce, la celebrazione diviene naturale: “Con il tempo mi toglierò gli sfizi e tornerò da re” (“I Got 2 Go”, 2025). È un cliché, ma è il cliché del rap per antonomasia. Poi Artie 5ive rende il racconto dinamico, lo condisce di sfumature sociali e racconti personali. Infatti, il rapper italo-sierraleonese pone al centro del racconto anche il quartiere dov’è cresciuto: La Bicocca.
“Porto bicocca in cielo, sono Elon Musk”
Artie 5ive – “Milano testarossa” feat guè (la bella vita, 2024)
Impostata in questo modo, sembra che Artie 5ive abbia utilizzato questo primo progetto per flexare il successo e il denaro, regalando all’ascoltatore un disco contenutisticamente piatto e rozzo. Da un certo punto di vista, magari fosse stato così. Dall’altro, è stata la scelta giusta per lui. In questo disco, Artie 5ive si apre al pubblico. Scopriamo un Artie più romantico e introspettivo.
Nella sua vita c’è spazio per l’amore, per la famiglia, gli amici e per tutti i valori che un essere umano sano dovrebbe avere. “LA BELLAVITA” parte presentandoci l’Artie 5ive rapper, fino poi ad arrivare all’Artie 5ive uomo, per poi successivamente tornare al primo stadio.
È per questo che la mia mente poco sana immagina il disco come una parabola spuria, con la concavità verso l’alto. Ma in realtà, le due versioni di Artie 5ive, uomo e rapper, si incrociano più di quanto si possa pensare e, secondo me, “Dodge Durango”, piazzata esattamente a metà progetto, ne è un esempio lampante.
“LA BELLAVITA” parte in sesta, letteralmente. Le prime sei tracce mantengono il disco a un livello molto alto, con una costanza che raramente sono riuscito a percepire. Sono arrivato anche al punto di chiedermi quando sarebbe arrivato il punto in cui il disco sarebbe calato, perché mantenere il livello così per 18 tracce non è per tutti. Dopo “FW/SS25 (Freestyle)”, è accaduto. Da lì in poi, Artie 5ive abbassa il ritmo, ma non si parla propriamente di qualità.
L’Artie introspettivo entra a gamba tesa nel cuore del disco, al centro. Una sterzata forse inaspettata, ma necessaria per il rapper di Bicocca che, nel suo primo album ufficiale, voleva tenere al suo interno proprio tutto. Ecco, forse due-tre brani in meno avrebbero giovato al progetto.
Successivamente, la parabola poi torna a salire dall’Outro in poi, con le hit già edite che solo Artie 5ive riesce a fare. “Milano Testarossa” è uno dei singoli più belli usciti nel 2024, “Bambola” con Niky Savage è comunque una hit che ha dominato l’internet. Un ruolo che poi è spettato a “Sogno Americano”, ma tra poco immagino scopriremo anche “Brazy” con Tony Boy nei giri ad alta rotazione.
Nel disco c’è tanto rap, tante citazioni, a se stesso e agli altri. Poi la vera chicca la serve Guè in “Litorale”, un piatto prelibato al gusto di “Mi Fist”.
“È la strada che crea i suoi miti
Miti di vida loca come Ricky”
Jake La Furia, “Vida Loca” (Club Dogo – Mi Fist, 2004)
Sono questi i brani in cui Artie 5ive risalta sui suoi colleghi e che consentono la metafora della parabola, la quale permette solo di traslare un pensiero soggettivo su un piano materiale. Anche perché, per mio gusto, Artie 5ive è il migliore della nuova generazione. Non spicca per testi e non si distingue per chissà quale tratto distintivo. Ma in un periodo in cui esce una mole altissima di musica di qualità discutibile, a volte basta farla bene per risaltare, e Artie la fa bene eccome.
Il tema e il focus dei suoi brani sono molto canonici, ma l’impronta dello stile personale si sente, così come la credibilità e la delivery che lo rendono al di sopra di molti suoi coetanei.
Un aspetto che contribuisce a far incastrare tutti questi tasselli nel puzzle di Artie 5ive prima, e de “LA BELLAVITA” poi, è sicuramente il lavoro svolto da Ddusi, uno dei producer più forti del momento. L’alchimia tra rapper e producer è da sempre un fattore determinante nella buona riuscita di un prodotto musicale o di un’intera carriera.
Ddusi ha curato gran parte del nuovo album, facendolo così apparire più come qualcosa di solidamente identitario e meno playlist. Si percepisce sintonia tra Artie 5ive e i vari beat, i quali per ogni canzone “sembrano cuciti dal testo e dal contesto”, come ha scritto Valeria nel gruppo della redazione.
Artie 5ive è cresciuto e si è fatto uomo. Rimane comunque un ragazzo del 2000, con i suoi vizi e le sue virtù, ma la bella vita bisogna essere in grado di gestirla e in questo disco Artie sembra far capire proprio questo. “LA BELLAVITA” è un imbroglio, un vestito d’apparenza che presenta Artie 5ive come tutti ci aspettiamo che si vesta, ma che poi in realtà lo sveste quando meno ce lo aspettiamo.
Dentro, ci sono tutti i valori che all’apparenza non vedi e che dimostrano come ragiona la testa di un uomo, prima del rapper. Ora Artie 5ive può godersi la bella vita, ma dovrà essere in grado di sfruttarla a proprio favore come gli altri numeri uno hanno fatto prima di lui. La scalata è iniziata, in Bicocca aspetteranno un ritorno da Re.
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