“L’Asteroide Mixtape” è l’ultima fatica di Jesto e minchia se spacca! L’Asteroide è l’ennesima dimostrazione delle capacità di Jesto, un vero e proprio veterano della scena, ma perché fatichiamo tanto a percepirlo come tale?
Perché Jesto rimane sempre in una zona d’ombra della scena Hip Hop italiana? È la domanda che mi rimbomba in testa mentre ascolto “L’Asteroide Mixtape”… e non riesco a non sentirla rimbombare… ma perché Jesto non si prende ciò che è suo?
Justin Yamanouchi, figlio del cantautore romano Stefano Rosso, sembra non voler dispiegare a pieno tutta la sua esperienza, la sua infinita poliedricità. Potremmo dire che Jesto non ha abituato il suo pubblico ad uno specifico suono perché l’elemento imprescindibile della sua carriera rimane il cambiamento.
Jesto è un costante fluire di sonorità, flow e delivery e questa sua inventiva si è forse trasformata in un’arma a doppio taglio che sembra impedirgli di arrivare ad una nuova fase della sua carriera, ad una sintesi ulteriore della sua caratura artistica.
Ma perché? Perché Jesto, un fottuto fuoriclasse che ha ispirato probabilmente la metà delle nuove generazioni di rapper, non riesce a prendersi il suo posto?
“L’Asteroide Mixtape” è un progetto che anticipa l’ennesimo nuovo album di Jesto che tra il 2022 e il 2023 ha pubblicato quasi 4 progetti. “Samsara” e “Samsara Reloaded”, “Ricordo il futuro” e “Good Vibes”.
Quando recensii “Samsara” pensai che Jesto fosse tornato per rappare riprendendo il filone della sua carriera che lega “Il mio primo e ultimo disco” a “Il Jesto senso”, come una dichiarazione ai suoi fans per dire che era tornato per fare quella roba lì… il boombap.
Ma poi …. Poi ha pubblicato “Ricordo il Futuro” e lì riprende in mano l’autotune, come nell’infinita serie di progetti, dischi e mixtape della sua carriera, di cui è inevitabile citare la saga di “Mamma ho ingoiato l’autotune”. A questo giro c’è qualcosa che manca, o meglio, c’è un’eccessiva semplificazione del messaggio che Jesto vuole far passare, ma non si tratta solo di semplificazione, manca qualcosa di più.
Riascoltandolo e riascoltandolo le domande si affollano nella mia testa…. Ed ecco il dualismo che mi aiuta a mettere in ordine le idee. Jesto ha creato un’alternanza tra due modi di rappare: quello classico e quello autotunnato.
C’è un Jesto a cui piace il rap senza fronzoli, ma che riesce a mettere melodia all’interno delle rime a effetto e ai suoi tecnicismi, poi c’è il Jesto di ‘Mamma Ho Ingoiato L’autotune’. Il Jesto che fa un po’ quel che vuole, sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo e soprattutto alla ricerca del proprio divertimento.
La poliedricità di Jesto lo ha condotto a trincerarsi tra due categorie che nel tempo hanno separato in due l’anima del rapper. La scelta dei mezzi utilizzati per la realizzazione dei suoi pezzi si è ripercossa sulla sua carriera, finendo per inibire l’infinita potenzialità di un veterano della scena, rimasto per troppo tempo nell’ombra, al margine di una scena sempre più attaccata alle visualizzazioni.
Potrebbe essere un giudizio un po’ pedante e fuori luogo, ma sfido chiunque di voi ad ascoltare “L’Asteroide Mixtape” e poi provare a dare un breve ascolto all’EP “Good Vibes” o a “Ricordo il Futuro”, e a non dirmi che le persone che scrivono il testo sembrano due individui completamente diversi.
Non tanto per lo stile o per il flow, quanto per l’inventiva. Gli ultimi due lavori del 2023 di Jesto sembrano confermare l’idea che il rapper romano abbia settato due modi di lavorare, due modi di pensare ai suoi brani e alla loro realizzazione, che poi ha avuto ripercussioni sulla sua carriera.
Devo confessare che, per quanto sia affezionato a Jesto, in alcuni pezzi di questi ultimi due lavori che ho sopracitato mi fa letteralmente cadere le braccia…. E poi … e poi ascolto “L’Asteroide Mixtape” e penso solo: ma quanto è forte Jesto? E quanto poco gli ci vorrebbe per poter mischiare tutti gli stili, le sonorità e i flow che ha sfoggiato nella sua lunga carriera artistica, dimostrando a tutti che piscia in testa a più di mezza scena.
Jesto ha fatto tutto. Ha fatto la trap, ha usato l’autotune quando ancora lo utilizzavano solo Dargen D’amico e i Two Fingerz, ha fatto “Buongiorno Italia” in cui sfoggia le sue vibes cantautoriali più vicine alla musica leggera, più vicine alla sensibilità artistica di Rosso, ma che non lo hanno snaturato di una virgola. Ha fatto “Indiejesto” che è la trap-punk alla SAD, che ultimamente ha preso piede dopo la partecipazione di quest’ultimi a Sanremo.
Jesto è riuscito in tutti gli esperimenti che ha fatto, e la domanda che l’Asteroide ci porta, ancora una volta è ma perché … perché Jesto non prendi tutto ciò di cui sei in grado e lo mischi come la grande cultura Hip Hop ci insegna dagli anni ’70 ad oggi?
Chi è che avrebbe dei dubbi tra voi lettori sul fatto che, se Jesto facesse un ipotetico album in cui mette dentro Boombap anni ’90, trap, autotune, vibes cantautoriali e magari roba crossover trap-punk, probabilmente uscirebbe uno dei migliori progetti della scena dell’ultimo anno?
Pensi che sarebbe un obbrobrio musicale? O magari preferisci che si evolva unicamente seguendo le vibes dell’Asteroide e del suo Samsara? Jesto è troppo bravo per rimanere fuori dai radar.
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