Ogni viaggio è tale perché ha un inizio, una fine e un rinnovamento. “Il Paradiso (La Divina Commedia Deluxe)” aggiunge l’ultimo tassello a tutto l’arco filo-dantesco di Tedua apertosi ufficiosamente con “2020 Freestyle” e ufficialmente con “Vita Vera Mixtape“.
In quattro anni il rapper, contando tutti i progetti (“Vita Vera Mixtape” parte 1 e 2, il mushup “Don’t Panic” e “LDC” insieme a “Il Paradiso”), ha offerto al suo pubblico ben 53 brani (e svariati featuring) che, come i pezzi di un plastico, se assemblati insieme restituiscono la nuova figura di un altro Tedua rispetto a quello della partenza.
Infatti la costruzione della sua discografia e, di conseguenza, la struttura artistica del rapper si è realizzata per archi narrativi, non per dischi.
Con l’arco “Orange County” (Aspettando Orange County”, “Orange County Mixtape” e “Orange County California”) dai tramonti arancioni, dagli scogli di Genova e dal mare di California è nato Tedua o “Duate e dir si voglia“, con “Mowgli” il cucciolo di uomo è uscito dalla giungla urbana, e con l’arco de “La Divina Commedia” il cucciolo si è fatto uomo ed è partito verso un viaggio interiore che ha comportato il raggiungimento di un’auto-consapevolezza agognata e ora beata.
Il paradiso di Tedua è popolato di belle donne, è una superficie sicura, traboccante di un’amore che ha pervaso la sua vita, dal punto di vista relazionale e professionale, e che lo ha condotto in un luogo mentale in cui la preoccupazione del cibo è assente e la sua accettazione tra i big è compiuta e riconosciuta.
L’ingresso in questa dimensione è iniziata “Nei Letti Degli Altri” di Mahmood, con “Paradiso” dove il rapper stesso manifestava la sua paura di non riuscire a rimanere stabilmente lì:
Mi domando se anche in paradiso piove (Piove)
Mahmood – PARADISO feat. chiello, Tedua (NEI LETTI DEGLI ALTRI, 2024)
E se diranno a Dio che siamo di cattivo umore
Forsе verrò espulso dal cielo, farò un tuffo all’indiеtro
Perché ho preso l’ascensore delle droghe
Per poi comprendere come la dimensione che ricerca sia dentro di sé e fatichi ad uscire.
Questo paradiso dentro me
Tedua – Paradiso II (Paradiso – La Divina Commedia Deluxe, 2024)
Sembra non uscire mai (Come mai?)
Vorrei anch’io sapere cosa c’è (Solo che cosa c’è)
Di sbagliato nei miei guai
Qui entra in scena la sua “Beatrice“, in questo caso personificata da Annalisa, ma se osserviamo tutto il macro-arco de “LDC”, ci renderemmo conto che la figura femminile rincorsa – e che sta rincorrendo – portandolo nella sua dimensione ideale, ha sempre cambiato forma.
La destinataria del “Fabbricante Di Chiavi“, a cui ri-offre una soluzione in “Mare Calmo” (Casomai dovessi trovar chiuso quel portone/Sotto lo zerbino ti ho lasciato il mio doppionе) è la stessa di “Sailor Moon“, o di “Outro Purgatorio” o di “Parole Vuote“; più che ad una persona specifica, la donna-angelo dell’artista è l’idea dell’amore in sé e una summa di tutte le esperienze pregresse forti, accomunate dallo stesso sentimento riverberato a diverse intensità.
L’amore, in ogni sua declinazione, lo ha mosso ad arrivare negli step più decisivi della sua vita e della sua carriera.
Tedua compare nel disco degli Articolo, come sognava da bambino, uno degli emergenti più forti d’Italia, Tony Boy, lo cita nella sua stessa canzone, e Angelina Mango, la vincitrice di Sanremo 2024, realizza una strofa da brividi che chiude le porte della sua dimensione ideale. I sogni, nel paradiso di Tedua, si sono sostanziati in una realtà capace di renderlo un’icona.
Sebbene gran parte della redazione – me compreso – abbia capito come è stato utilizzato il concept dantesco e la resa ritenendolo comunque una grandissima occasione sprecata per Tedua, con tutta probabilità, il rapper ha coerentemente raggiunto quanto si era prefissato.
Al netto di ciò, resta l’amaro in bocca per le dichiarazioni rilasciate per la pubblicazione della tracklist, per l’intervento nella community di CMC prima dell’uscita de “Il Paradiso” e per l’intervista rilasciata con “Rolling Stones”.
Come dice lui stesso, non bisogna nostalgicamente affezionarsi ai vecchi prodotti e lasciar parlare la musica, ma per far ciò non c’è il bisogno di dover spiegare ciò che c’è dietro, altrimenti la musica perde di efficacia e soprattutto la sua magia, che può essere sì interpretata, ma non svelata.
L’impressione è che la creazione di uno status simile porti con sé anche la proiezione di un personaggio di cui non si è completamente a proprio agio; magari Mario ha trovato la sua autoconsapevolezza, ma si può dire lo stesso per Tedua?
In questo lungo viaggio che parte dall’inferno di “Don’t Panic” forse Tedua ha lasciato l’anima al diavolo per poter salire le scale del purgatorio e arrivare ad un paradiso che suona incredibilmente pop. Come se, per dover entrare nelle porte del paradiso, bisognasse mettere da una parte il rap.
Ma perché per un rapper il paradiso è pop?
La risposta che ci giunge più immediata è: perché si riesce a parlare a più persone possibili.
Dalla fine di questo arco narrativo, ci viene restituito l’ennesimo artista che ha scelto preminentemente l’opzione di un genere che, per quanto contaminato dall’urban, comunica con dei codici, con delle strutture musicali fortemente lontane da quelle che il rap potrebbe adottare.
Noi non ci stancheremo mai di ripeterlo: la cultura Hip Hop in Italia si sta continuando a muovere, sta raggiungendo mano a mano ottimi risultati, ma rimane forte nei meandri underground e quando ha l’occasione, tramite un artista importante, di fare il salto, muta in un forma ambigua e non riconoscibile. Forse è proprio su questo che bisogna continuare a lavorare.
La cifra stilistica ora distintiva di Tedua è il contrasto tra il lessico, l’attitudine (quella mai persa) smaccatamente Hip Hop e le strutture del pop, che unite vanno a modificare i parametri del mainstream, apportando qualcosa di nuovo al pubblico. Per noi nulla di nuovo, ma per un pubblico non appassionato lo è, e come.
Auguriamo a Tedua la migliore riuscita di ogni suo progetto e cogliamo l’occasione per ricordarci che molto spesso, a malincuore per noi, i rapper passano e scelgono il pop, ma il genere, per gli appassionati resta, basta solo andare a scovarlo.
Con la collaborazione di Giordano Conversini.
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