Molti considerano l’esperienza “Uomini di Mare” conclusa con La Sindrome nel ‘99: Fibra nel 2002 inizierà la carriera solista ed il resto è storia.
Invece no, c’è un piccolo gioiello nascosto che spesso viene ignorato, ma che invece brilla quanto gli altri, ed addirittura li fa apparire più luminosi.
Sto parlando di “Lato & Fabri Fibra”, EP uscito nel 2004 e vero epilogo di quel che sono stati Gli Uomini di Mare.
Convenzionalmente il percorso di Fabri Fibra viene diviso in due macro-aree: il periodo conscious, fino a “Turbe Giovanili”, poi quello mainstream, che ci portiamo dietro tutt’ora, che inizia proprio nel 2004 con la pubblicazione di “Mr. SImpatia” il primo settembre di quello stesso anno.
“Lato & Fabri Fibra” si colloca in mezzo tra questi due album dell’enorme rilevanza sia artistica che mediatica e non si può però collocare in nessuno dei due periodi. Se da un lato il linguaggio si va ad accostare a quel che sarà successivamente, perdendo molti idiomi marchigiani e sporcandosi con volgarità e termini scurrili, dall’altro le tematiche sono sempre quelle introspettive e riflessive del primo Fibra.
Quel che emerge dall’ascolto è la storia di una persona sola, che disperatamente cerca uno scopo, che non vuole emergere, ma deve emergere, prima che la sofferenza la faccia affogare nel mare.
In tutte le tracce la voce narrante è un personaggio passivo, più riflessivo che impulsivo, vittima di se stesso e degli altri.
“Non seguire nessuno
Uomini Di Mare – La Cosa Più Facile (Lato & Fabri Fibra, 2004)
È troppo facile
Eccome no, eccome no
Prova ad essere un fenomeno
Tutti quanti chiedono un fenomeno
Ti convincono che sei un fenomeno
Se ti vesti come un fenomeno
Tutti cantano come un fenomeno
Ma al lavoro vogliono un fenomeno
Ogni donna vuole un fenomeno, un fenomeno
Ma a me mi prende il panico”
Nel racconto che se ne delinea, fortemente biografico, passiamo dalla disperata volontà di venire accettati da ragazzi, al più totale individualismo in età adulta; Fibra si dipinge come una persona molto intelligente e che è passata dall’essere sola perché esclusa all’essere sola per scelta, delusa da quel che sono gli altri ed ormai incastrata in una società che è più una prigione che altro.
Ed ecco che le dipendenze, le avventure, le sregolatezze, diventano piccole evasioni, distrazioni – se vogliamo -, che ci portano in treno fuori dalla periferia per un pomeriggio. Come quando il sabato pomeriggio dopo scuola si andava in centro in treno per vedere gli amici e fare – del resto – sempre le stesse cose: dipendenze, avventure e sregolatezze. Solo che prima era di certo più divertente.
La nostalgia è una tematica che già in Turbe, ma ancor di più qua dentro, diventerà cardine della filosofia di Fibra. Si tratta di una nostalgia amara, non ci si ricorda tanto un periodo, quanto l’ingenuità di un periodo, non si rimpiange la gioventù, quanto l’ignoranza che si ha in gioventù.
Ed eccoci qua, al canto del cigno degli Uomini di Mare, al canto del cigno di Lato e Fabri Fibra, un cigno che però risorgerà come una Fenice.
Il fulcro del disco gira intorno al “farcela”, il “trovare una via d’uscita”, nell’ultima traccia del disco, “La Mia Vita” quella dove non tanto Fabri Fibra, quanto Fabrizio Tarducci, si mette a nudo e ci racconta senza peli sulla lingua la sua vita, nell’ultima strofa, abbiamo l’illuminazione:
“è inutile far finta che vuoi che sia?
Uomini Di Mare – La Mia Vita (Lato & Fabri Fibra, 2004)
ma vai, ma dai, è Mr. Simpatia”
Ha trovato la sua via d’uscita, ed il resto è storia. Per davvero sta volta.
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