Mr. Simpatia incornicia il momento di transizione per eccellenza della vita di Fabri Fibra. Mr. Simpatia risalta la frustrazione nello spazio temporale che intercorre tra lo smettere di studiare e l’iniziare a lavorare. Rendersi conto di aver passato una vita intera, quasi un trentennio, ad aver rincorso un’agognata libertà economica e soddisfazione lavorativa che libertà e soddisfazione non erano. Uno shock che preconfigura l’alienazione e la coscienza di ciò.
Credo fermamente che Mr. Simpatia di Fabri Fibra, a qualsiasi età lo ascolti, desta un micro-shock culturale. La portata dello sgomento la decide l’ascoltatore, ma resta uno stimolo intenso.
Io l’ho ascoltato per la prima volta a 17 anni, di nuovo a 18 e, inaspettatamente, nel giorno del mio compleanno del 2018, il 19 febbraio, è diventato disco d’oro, praticamente 14 anni dopo. A dimostrazione di quanto sia rimasto nel tempo e di come un disco del genere sia capace di farsi continuamente rincorrere dagli ascoltatori.
Siamo nel 2004.
Siamo nel 2004: Mark Zuckerberg crea Facebook, Bush diventa presidente degli Stati Uniti, l’Unione Europea accoglie dieci nuovi paesi, la FIFA compie 100 anni, il Milan vince lo scudetto, Baggio dà l’addio al calcio, Shevchencko vince il pallone d’oro, le Olimpiadi tornano ad Atene, muore Marco Pantani, Silvio Berlusconi è il presidente del consiglio con il suo secondo mandato.
Boy In da Corner di Dizzee Rascal era uscito da un anno, The Blueprint di Jay Z girava da ben tre anni, i D12 erano esplosi da tre anni, The Marshall Mathers LP di Eminem era uscito da quattro anni, MP da Last Don di Master P era uscito da 6 anni; le influenze più palesi, le formule espressive, il modus scribendi dell’album culto di Fibra iniziavano a sedimentarsi nell’orecchio di un Fabrizio Tarducci che, nel 2004, fa rap da ben nove anni senza aver raccolto quanto sperava.
Questa è l’ultima possibilità, l’ultimo colpo da sparare, l’ultima sigaretta (di Zeno Cosini). Fibra ha già pubblicato tre dischi (Sindrome Di Fine Millennio, Turbe Giovanili, Lato & Fabri Fibra) scritti con l’idea di far successo, per diventare forse un nuovo Neffa. A 28 anni, disilluso, non credeva più nel successo plateale, o così raccontano. Mr. Simpatia è il sasso nella scarpa di Fibra che, una volta tolto, scopre essere una pepita d’oro.
Siamo nel 2004, ma non siamo propriamente in Italia, o almeno per una parte, perché Fabrizio Tarducci, povero di stimoli – come anticipato in Turbe -, si trasferisce in Inghilterra per scappare dai suoi sogni, più precisamente a Brighton, sulla Manica. Qui avviene la gestazione del disco. Certo, non è il mare di Senigallia. Ma come fa, chi è cresciuto con il suono del mare nelle orecchie, a separarsene? Gli uomini di mare restano tali ovunque.
Fibra, tramite un’agenzia, trova lavoro in una fabbrica di penne (la Parker Pen). In una catena di montaggio. Il suo impiego si svolgeva meccanicamente come un roboto sovietico: passavano le penne sul nastro-trasportatore , si dovevano fare delle cataste ordinate di penne e scrivere su dei foglietti – che aveva in blocco illimitato – il numero delle penne, per girarlo al reparto successivo.
Lontano da casa, con un mare non familiare, lontano da persone con cui poter conversare con la stessa lingua, le idee che gli potevano frullare in testa erano mille mila, quindi le scriveva tradotte in rime sui foglietti che aveva lì vicino, dato che le penne non mancavano, e se le metteva in tasca.
Ecco, in questo esatto passaggio, nello scrivere fisicamente rime e mettersele in tasca, nell’azione dello scrivere con gli strumenti di lavoro per terzi, nello sfogare la vena creativa durante l’attività alienante per eccellenza, il lavoro, si sprigiona titanicamente Mr. Simpatia.
Dalle soste dell’autobus (preso per andare a lavoro) davanti alla locandina di Cabin Fever (affissa su un altro autobus), dal rosso carminio e dal giallo del nastro segnaletico del manifesto gigante del film – che strappa e porta a casa per averlo davanti agli occhi mentre registrava – che finiscono per osmosi nel disco, nasce Mr. Simpatia.
Perché Mr. Simpatia ha cambiato definitivamente il rap italiano
Una costante di Fabri Fibra, nella sua carriera, è la lucidità palesata ogni volta; in ogni progetto di Fibra mostra la consapevolezza di sapere cosa sta dicendo e facendo, e non è cosa comune.
L’acquisto di questo CD è sconsigliato ai maggiori di diciott’anni
Fabri Fibra – L’uomo Nel Mirino (Mr. Simpatia, 2004)
I contenuti di questi testi non sono tuttavia rivolti a persone intelligenti
Fabri Fibra, Fabri Fibra è completamente impazzito
E non esiste alcun motivo al mondo per cui valga la pena starlo ad ascoltare
(Mia colpa, mia colpa, mia grandissima colpa)
Fabri Fibra? Fabri Sfiga
(Mia colpa, mia grandissima colpa)
(Io non ho fatto niente di male)
(Mia grandissima colpa)
Mr. Simpatia è la terza maschera di Fabrizio Tarducci, è il terzo suo alter ego a dire “io” in un modo così tragicomico e ironico. Il primo io, il grado zero Fabrizio Tarducci, lo si ascolta in età più adulta, il secondo io è Fabri Fibra narratore della grigia provincia con gli Uomini di Mare e, ancora più maturo, in “Turbe Giovanili”, il terzo è Mr. Simpatia.
Mr. Simpatia, in altri temini, è l’equivalente culturale dello Slim Shady di Eminem, uno dei principali modelli emulati e riadattati. Le formule brutali adottate dai D12 e da Eminem per criticare gli usi e costumi dell’uomo bianco americano cambiano bandiera, connotati e si traducono in attacchi diretti alla realtà avvolta dal tricolore fatta di cattolica ipocrisia, corruzione pubblica, politica e morale intorpidita dall’intrattenimento.
Buongiorno Italia che ti osserva la mattina
Fabri Fibra – Io Non Ti Invidio (Mr. Simpatia, 2004)
Ma di notte c’è chi affetta fighe sotto formalina
Chi mantiene i genitali in frigo dentro una lattina
Quando pure il giorno prima ha anche stuprato la vicina (Ah)
Io rapisco una velina e ne abuso fino al giorno del rilascio di Riina
Ho letto che esistono madri con i figli handicappati
Che li portano a puttane perché è giusto, vanno amati
Lo ha suggerito il Papa, ma poi la cosa strana
È che questi vanno a troie quattro volte a settimana
Scopando più di me, sento lo schifo al cazzo
Ma ti immagini ci fossero troie nel mio palazzo?
Qui, le penne della Parker Pen non sono più l’oggetto del lavoro ma il veicolo ideologico: nel disco, l’io si subordina all’es dell’artista e diventa la penna che trascrive i pensieri intrusivi pronti a prendere vita.
L’elemento che riesce a renderlo un classico, in qualsiasi momento lo si ascolti, è la dissacrante ambiguità in grado di rimanere sempreverde: il turpiloquio volgare, la misoginia, l’invettiva contro le istituzioni, le autorità, i personaggi pubblici sono così diretti, così gratuiti che riescono sempre a creare straniamento e alzare o abbassare l’asticella della sopportazione di chi ascolta.
Alla domanda “perché ascoltare Mr. Simpatia nel 2024?” un mio amico mi ha risposto “anche solo per Momenti No“, un modo ferino di affrontare le turbe, la depressione, il sentimento negativo con così tanta partecipazione ed efferatezza da renderla un unicum irripetibile.
La mirata concentrazione sui suoi stati d’animo privati, sui suoi raptus privi di freno, sono così agguerriti da riuscire a fare il giro e diventare pubblici e, per assurdo, politici. Il viaggio che offre Fibra è una cosciente emanazione dell’istinto freudiano senza nessun argine, debordante, invasivo e violento.
Per cominciare, mi hanno cacciato da ogni centro sociale
Fabri Fibra – Faccio Sul Serio (Mr. Simpatia, 2004)
Perché non esprimo idee politiche varie
Attuo come se fosse terapia mi da impulsi alla schiena con delle scosse
Io non descrivo rappresaglie e sommosse
Non è rap quello dei 99 Posse
Mi rendono le palle grosse
Esploderanno come il cazzo di bombe delle Brigate Rosse
E anche se fosse non sembra vero
È un bolero dinero zero con il rap io faccio troppo sul serio
I Sottotono (bersagliati proprio nella prima traccia, L’Uomo Nel Mirino, in particolare Tormento) erano andati a Sanremo da tre anni (2001), Mi Fist era uscito da un anno (2003), il TruceKlan era ancora un movimento underground, Turbe Giovanili era troppo ermetico e Fibra aveva bisogno di far parlare di sé, di esplodere definitivamente, andando contro i canoni espressivi della sua epoca.
Quale poteva essere il miglior modo? Qual è la mossa di marketing estrema più funzionale della storia, quella che ti consegna al successo? La morte, o meglio il suicidio, quello artistico come fa intuire in “Bonus Track“, prodotta da Bosca (Nesli ha prodotto tutto il disco fatta eccezione per “Io non ti invidio”, realizzata da Bassi Maestro e che è connessa alla macro-saga “Succhiateci Ancora il Ca*zo” e per l’appunto, “Bonus Track“).
Della mia vita non conosci un cazzo
Te la racconto, ma prima io mi ammazzo
Un colpo in testa cosa vuoi che sia?
È morto Fibra, ma è risorto Mr. SimpatiaFabri Fibra – Bonus Track (Mr. Simpatia, 2004)
Io copio Eminem perché non c’ho più fantasia
E faccio 50 Cent a Fibra parodia
Così ho un giubbotto che è verde militare
Ho pagato un poliziotto per farmi sparare
Ho avuto pure un figlio, ma l’ho fatto ammazzare
Perché sperava che facessi un altro “Uomini di Mare”
Vedi sono l’esempio della contraddizione
Con mille volta faccia come la mia nazione
E sto venendo in guerra, ma lo faccio da coniglio
Perché me lo ha suggerito il Presidente del Consiglio
Bene, Fibra decide di spararsi in testa e di rinascere nel disco successivo, aprendo una trilogia che
lo porta direttamente in Universal e lì lo fa esordire con Tradimento, passando poi da Bugiardo e concludendosi con Controcultura.
Il 1 Settembre 2024 Mr. Simpatia spegne 20 candeline restando fuori contesto, inattuale ma sempre con qualcosa da dire che non potrà mai essere replicato. Il perché ce lo spiega direttamente Fibra nel suo libro “Dietrologia“.
Gli ultimi anni per me per me sono stati pazzeschi. Ho concluso il terzo round dell’incontro. Il primo era il periodo da sconosciuto, il secondo era il periodo da indipendente, il terzo è la consacrazione. «La Gazzetta dello Sport» mi ha dedicato un cofanetto con tutta la mia discografia. È rimasto fuori Mr. Simpatia per ovvie ragioni. Se per voi non sono ovvie, cazzi vostri.
Ve l’ho detto che me la sto menando. Voglio dirvi una cosa che penso da molto: Mr. Simpatia l’ho fatto io, l’ho scritto io, l’ho pensato io, l’ho realizzato io, l’ho portato in tour io, Mr. Simpatia sono io. Quel disco ha cambiato la storia del rap italiano, non ci sono cazzi.
Quindi non andatelo a scoprire oggi per poi venire nel mio Facebook domani a scrivere: torna Mr. Simpatia! È la più grossa cazzata che possiate pensare e scrivere. Vi dico una cosa, non mi infastidisce nemmeno. Mi vergogno per voi, se lo ascoltate oggi è già fuori contesto, come festeggiare il Natale in piena estate.
Non potrete mai capire che cosa significhi realmente quel disco. Un disco come Mr. Simpatia non tornerà mai più nel rap italiano, sapete perché? Perché c’è già.
Fabri Fibra, “Dietrologia”, Milano, Rizzoli BUR, 2011.
Oltre ad essere stato un tumulto per la scena rap, questa è stata la prima volta in cui un rapper denuda così pubblicamente una parte del suo ego per consegnarla alla turba, alla folla, e fare un’esecuzione pubblica. Lo stesso stratagemma, con diverse applicazioni, è stato ripreso ben quattordici anni dopo da Marracash con Persona (2018).
Racconta Fibra: «In quel periodo, nel 2004, volevo chiudere quel periodo-laboratorio di rap indipendente che si stava esaurendo, volevo prendere quella roba lì e portarla al grande pubblico, trasformarla.
Sapevo anche che il mainstream avrebbe voluto un’altra cosa, ma non ho voluto dargliela fino in fondo. Siamo anche stati in grado di creare una tipologia di singoli non dopati, non adulterati, che fossero in grado di garantire una certa identità e credibilità pur facendoli arrivare al grande pubblico: Applausi, In Italia, Tranne te hanno portato la gente a capire che il rap poteva far parte della musica italiana. Pur essendo stati tre singoli atipici e di rottura sono passati come commerciali per il tipo di attenzione e di esposizione che hanno ricevuto dai media e dal pubblico. All’americana.
Con «Mr. Simpatia» hanno capito tutti che qualcuno poteva essere così onesto da dire delle cose che erano importanti proprio perché venivano dette esplicitamente, ma erano importanti anche perché toglievano importanza a tutto il resto che non diceva nulla.»
Paola Zukar – Rap: una storia italiana., in formato E-book, Milano, Baldini +
Castoldi (2021), p. 55.
Dalle rime scritte sui foglietti della Parker Pen a Brighton, dall’importanza di saper imprimere la propria identità come marchio, da Mr. Simpatia, dalla capacità di raccontarsi in maniera così spregiudicata sono nati i rapper di oggi. Ogni tanto tendiamo a scordarcelo.
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