Dopo un lungo silenzio, Liberato è tornato destando l’attenzione di una nazione intera; invidiabile per un artista di cui non si conosce altro oltre alla sua impronta artistica.
Come di consueto, anche stavolta, la numerologia ha fatto da padrona ed infatti alle 23:59 del 9 Maggio – data ricorrente nel mondo dell’artista – è uscito in maniera indipendente su tutte le piattaforme di streaming “Liberato”, il suo nuovo album contenente diversi singoli già editi che tutta Italia conosce a memoria e ben cinque inediti, ossia i pezzi a cui verrà data una priorità nelle righe seguenti.
A dire il vero, ad ogni ricorrenza di tale giorno, i suoi fan aspettano sempre qualche novità proveniente dai social del cantante e nemmeno quest’anno li ha lasciati a bocca asciutta.
Ad ogni modo, in contemporanea, sul suo canale YouTube è apparsa una playlist di cinque video di canzoni inedite chiamata “Capri Rendez-Vous”, una miniserie scritta diretta dal regista Francesco Lettieri già più volte apparso in progetti precedenti legati a Liberato.
La regia è ineccepibile poiché la narrativa condensata tra liriche, musica e video è di una qualità sublime. La trama è di per sé semplice ma possiede diverse sfumature che la rendono una gemma peculiare ed originale all’interno del mercato discografico italiano. Essa ha come data d’inizio il 1966 ma ripercorre la storia fino ai giorni nostri, passando dal bianco e nero ai colori, e presenta due figure che sono Carmine – un giovane ragazzo napoletano che lavora per la troupe – e Marie – un’attrice in rampa di lancio che si trovava a Capri per un film – che si incontrano in maniera quasi del tutto fortuita perché al giovane viene chiesto di riaccompagnare la signorina in hotel una volta terminate le riprese del film.
L’amore però è notoriamente cieco ed anche in questo caso i sentimenti fanno breccia nei cuori dei ragazzi che in quei cinquant’anni si incontreranno un’infinità di volte il cui numero esatto sarebbe impossibile da affermare con certezza.
Addentrandosi meglio sulle idee che hanno fatto sviluppare la serie di videoclip ma soffermandosi particolarmente sulla narrazione vera e propria, invece, si possono trovare diversi spunti di riflessione e potenziali riferimenti artistici ai quali gli autori potrebbero essersi ispirati; ad esempio, vi sono molteplici situazioni in comune con la tragedia di origine russa “Il gabbiano” del drammaturgo Anton Pavlovic Cechov. Infatti, la storia alla base di quest’opera è pressoché identica a tal punto che i protagonisti, (in particolar modo per Nina e Konstantin), possiedono pure gli stessi compiti presenti in “Capri Rendez-Vous” ma un occhio più attento potrebbe certamente notare anche la presenza di un gabbiano in “Guagliò”, quasi a voler intensificare il tutto e citare implicitamente il canovaccio.
Ogni singolo pezzo presente in questa miniserie meriterebbe un grosso approfondimento per via della mole di materiale presente ma probabilmente verrebbe rovinato il piacere della visione ai pochi che non si fossero ancora interfacciati con tutto ciò.
Tra i più importanti, è necessario però segnalare alcune scene come il levarsi l’anello e compiere un tradimento a mo’ di allontanamento dalla realtà precedente o i bruschi cambi musicali per sottolineare evidenti cambiamenti di stati d’animo. Le parole presenti sono talvolta forti, tristi e dure ma necessarie per rappresentare i momenti e gli umori dei personaggi come in “Niente” in cui prevalgono la saudade e la malinconia per via dell’assenza della persona amata o come in “Nunn’a voglio ‘ncuntrà” in cui Carmine cerca di portare la propria mente verso altri lidi ma è ancorato a Marie ed al filo invisibile che lega i due.
Al di là di ciò, la qualità presente fa da garante e riesce a far trasparire al meglio ogni singolo dettaglio presente, partendo dalle emozioni di Carmine e Marie passando per ogni singola ambientazione e sfondo.
Se il filosofo Galimberti sostiene che il successo di Dio risieda sul fatto che nessuno lo abbia mai visto, di certo è un’affermazione che a Liberato, e al suo album, si può applicare solo in parte perché è veritiera la non conoscenza della sua identità vera e propria ma essa potrebbe riflettersi in ogni suo ascoltatore. Difatti, la “maschera” di Liberato è solo un modo per poter dire un qualcosa comune a tutti i suoi seguaci e di una regione intera; per questo motivo, l’idea pirandelliana presente in “Uno, nessuno e centomila” rappresenta perfettamente il concept dietro al progetto.
In onore di ciò, dunque, è doveroso segnalare la forte prevalenza della lingua napoletana, intervallata da inglese e spagnolo, e delle sue varie sfaccettature provenienti da altre città campane come Avellino o Salerno. La sua presenza non è lasciata al caso ma anzi è fondamentale per comprendere il viaggio presentatoci perché come parafrasando De Sanctis, dal punto di vista metaliguistico, il napoletano è la lingua che più si avvicina al cuore e che più leva il filtro tra esso e la penna.
Numerose anche le espressioni ricercate presenti in questo disco e parti di cori da stadio legati alla società calcistica del Napoli che presentano al meglio il lato romantico di una regione sognatrice e che non ha mai smesso di amare e sapersi emozionare regalando da sempre opere teatrali, opere d’arte e canzoni apprezzate a livello internazionale.
A livello di produzioni, invece, è presente una grossa ricerca musicale da parte dei produttori dell’album perché il pacchetto presenta un’impronta unica e riconoscibile su scala nazionale e pertanto il pop di Liberato non ha eguali nel Belpaese ma possiede diverse influenze provenienti dal mondo della musica elettronica e dell’EDM fuse alla tradizione partenopea, un punto fisso presente in ogni singola sfaccettatura.
Come ben immaginabile però dietro al progetto Liberato e al suo album potrebbe trovarsi un intero entourage di persone ed una grande produzione per far rendere il tutto sempre migliore, qualitativamente parlando. Si sono sempre fatte tante ipotesi a riguardo ma scoprire la verità sarebbe quasi come scoprire un trucco di magia perché si leverebbe in primis l’alone di mistero ed in secondo luogo la fantasia delle persone nel riuscirsi ad immedesimare nelle parole dei testi che utilizzano sempre un registro ed un lessico differenti come a voler dire che sia il popolo campano a scriverli con le sue emozioni e le sue differenze che però formano un’identità unica collimante nel personaggio di “Liberato”.
Nessun commento!