Sono in tanti quelli che, almeno una volta nella vita, per via di una relazione amorosa, hanno detto o si sono sentiti dire da amici o conoscenti “da quando ti sei fidanzato sei profondamente cambiato”.
Solitamente, chi riceve tale affermazione ribatte in maniera convinta che non è vero, perché crede di essere lo stesso di sempre, mentre chi spedisce al ricevente questa sentenza pensa fermamente ciò che ha detto.
E’ la stessa identica cosa che succede con la Dark Polo Gang, tutti gli ascoltatori, anche i detrattori sostengono che il collettivo sia cambiato, ma loro, ogni volta, dicono il contrario.
L’amore è capace di far tornare a battere anche un cuore pietroso atrofizzato, mettendo delle bende agli occhi e deformando la realtà, ma nessuno si sarebbe mai aspettato che il sentimento tanto blasonato avrebbe piegato anche i “messaggeri del male” del Rione Monti.
Il collettivo meglio conosciuto come la Dark Polo Gang, nacque nel 2014, frutto della salda amicizia tra Tony, Wayne, Dark Side, Pyrex e il beatmaker Sick Luke.
Il loro primo tape (“Full Metal Dark”, 2015) fece intendere fin da subito che loro, con il rap nostrano, avevano ben poco da spartire.
Mossi dall’estremo piattume, dalla banalità delle rime baciate e dalla poca forza nel rappare (a loro detta) della scena italiana, i quattro rampolli pariolini, tutti figli di famiglie benestanti, sono irrotti nel panorama rap italiano.
Lo sguardo rivolto verso l’America era chiaro: dopo aver pienamente domato e assorbito le basi a 180 bpm, con i bassi rintronanti e i synth sporchi, sono scesi nelle stanze più recondite della Dark House, si sono recati nel loro laboratorio musicale e hanno iniziato a cucinare il rap più crudo e più facilmente accostabile alla vera trap americana.
Si definivano i portavoce del male, i messaggeri del lato oscuro, della noncuranza e del cazzeggio che aleggiava su tutta Roma, specialmente al quartiere Parioli. Tutti i cristalli di marciume, di coatto e di scorretto che libravano nell’aria romana, erano in grado di afferrarli e incastonarli nelle basi di Luke.
Oltre alle sonorità americane, fagocitate e riproposte da Sick Luke per via della sua infanzia trascorsa negli States, il giovane collettivo riprese anche lo stachanovismo dei baluardi della trap americana: nel 2016 sfornano tre mixtape consecutivi, a distanza di pochi mesi l’uno dall’altro. Ognuno di essi riesce ad essere particolarmente iconico a suo modo: la cruenza di “Crack Musica” (di Tony e Side) ha importato la rozzezza dei suoni trap, “Succo di Zenzero” ha fatto atterrare sonorità della vaporwave ancora estranee, “The Dark Album” ha definitivamente istituzionalizzato l’immaginario “dark” conferendogli ancora più folklore. Ognuno di questi mixtape include una hit ballata e cantata anche dai loro detrattori più accorati, partendo da “Cavallini” feat. Sfera Ebbasta, passando per “Pesi sul collo” e “Sportswear”. Tutti questi brani sono stati capaci di mettere in risalto le loro peculiarità non legate alle doti meramente metriche: gli attacchi sulle basi, le assonanze, il loro particolare modo di pronunciare le parole sui tappeti musicali. Ai primi ascolti potevano sembrare cacofonici ma un ascoltatore dopo l’altro è stato infettato dal virus “dark”, quasi incantato, come succede al serpente con il fachiro.
Un intero quartiere si sentiva rappresentato da loro, i pariolini, che non venivano dalla strada e che sentivano parlare solo di vite estreme nel rap, trovarono finalmente le loro icone: iniziarono a spingerli fino a farli diventare virali immedesimandosi nel loro modo irriverente e politicamente scorretto di pensare e di agire.
Nel 2015 quasi nessuno era capace di spiegarsi il tanto successo riscosso dal gruppo; i puristi del genere si accanivano sulla mancanza di contenuti, sulle poche rime chiuse nei brani, gli ascoltatori rimanevano affascinati inconsciamente dalle melodie dei pezzi e ipocritamente sostenevano che la vera forza del gruppo fosse solamente il beatmaker, ribadendo che i quattro rappers non erano capaci.
Che la Dark possa non piacere è assolutamente comprensibile, ma definirla una disgrazia per il rap italiano denotava la poca conoscenza del genere da parte dell’ascoltatore italiano.
Il rap inizialmente nacque per divertire e animare le feste, il messaggio di fondo era cafone e spesso anche oltraggioso. L’ascoltatore medio italiano ha un orecchio abituato a cogliere solo le rime baciate verticali, ma non è abbastanza allenato a cogliere quelle orizzontali. L’ostentazione della ricchezza è un cardine e anche una costante dell’hip hop e dello “swag”: mostrare collane d’oro ed esibire l’opulenza può spingere l’osservatore a mettersi in moto per crearsi una posizione proprio come ha fatto il rapper. Quindi di preciso, cosa non aveva la Dark Polo Gang per non essere definita rap o hip hop?
La realtà dei fatti è che la Dark piaceva e non poco, anche e soprattutto a chi non lo voleva ammettere: era stata un tackle da dietro in aria di rigore al novantesimo per la scena italiana, irriverente quasi come il Truce Klan ai tempi.
Nel 2017, dopo aver passato il 2016 in tour per tutta l’Italia, pubblicano “Twins” di Tony e Wayne, più happy e discostato leggermente dall’immaginario dark che avevano creato. Qualcosa stava cambiando profondamente, eppure ciò che avevano seminato iniziava a dare frutti: arrivarono i primi dischi d’oro, tutta Italia mimava con le dita il 777, “dark”, “eskere”,”bufu” ovunque, i “piskelletti dark” erano incollati ai loro smartphone attendendo un’Instagram story con la stessa trepidazione con cui si attende un nuovo episodio del proprio telefilm preferito. Il nuovo modo di rapportarsi ad Instagram della Dark attecchì profondamente, in men che non si dica i brand si accorsero di loro e iniziarono a collaborare.
Gli osservatori delle major, come avvoltoi affamati, bussarono subito alla Dark House, loro spalancarono la porta e li fecero accomodare nel loro salotto: nel 2018 firmano per Universal ed esce il primo tape di Dark Side da solista “Sick Side”.
“La gang è per sempre, la gang non s’infama”, continuavano a ripetere. Mentivano, ma forse lo sapevano. Nulla può spaccare un gruppo di amici come una storia d’amore di qualche membro.
Nel 2018, tramite le dichiarazioni rilasciate dal padre di Side, viene reso noto ciò che si avvertiva da tempo: Dark Side non avrebbe più fatto parte della Dark Polo Gang. Ancora oggi i motivi non sono del tutto chiari, sicuramente la crisi depressiva e i guai legali avuti dal componente del gruppo non ha aiutato la situazione, ma ciò che probabilmente ha incrinato ancor di più i rapporti, sono stati i primi contatti che la Gang ha avuto con Fedez e il suo roster.
Tony, Wayne e Pyrex non hanno mai nascosto il loro grande amore per il successo, neppure Side, ma in quel momento per i primi tre, Fedez, reduce dai numeri stratosferici avuti con Comunisti col Rolex e dal sold out di San Siro, per loro incarnava la bella donna famosa che tutti vogliono accaparrarsi per arrivare alla tanto agognata fama nazionale. Side, che era sempre stato quello meno british di tutti, rimase fedele al suo rione e affrontò i suoi problemi da solo, abbandonato dagli amici oramai innamorati e quasi “accopiati” con un’altra etichetta.
Fedez non è mai comparso chiaramente come loro supervisore dei lavori, ma loro stessi lo hanno definito più volte come una persona più esperta di loro che li ha guidati nel mercato musicale, aiutandoli a diventare professionisti. In parole semplici, una specie di manager.
Trap Lovers, la snaturazione della Dark da Trap Gang a Boy Band
Nel 2018, dopo il successo estivo di “British”, Wayne, Tony e Pyrex pubblicano Trap Lovers. Il titolo è un’esca per i vecchi fan poiché loro stessi, tempo addietro, annunciarono un imminente progetto con tale nome, ma la realtà dei fatti è che l’album ha dimostrato di avere ben poco di quello che era la Dark nel biennio 2015-2017. Trap Lovers è molto elaborato, fruibili a tutti, gli argomenti si sono alleggeriti, a tratti si sente la mano di Fedez in alcuni brani (“Cambiare Adesso” su tutti). E’ ovvio che perdi di credibilità se nei progetti precedenti veniva osannata la bella vita contorniata da “bitches” e ora pubblichi un disco in cui parli quasi platonicamente d’amore. E’ indubbio che qualche brano targato “dark” sia rimasto, “Trap Lovers Reloaded” ha ridato un po’ di lustro (grazie a “Taki Taki” e alla partecipazione di Zillakami e SosMula, due rapper statunitense particolarmente spinti) ad un album nato per ricevere valanghe di certificazioni ma che ha faticato a ricevere riconoscimenti anche a distanza di tempo. Hanno cercato di accontentare i fan di vecchia data con qualche brano ma hanno tentato di accattivarsi il grande pubblico con pezzi pop nemmeno graditi all’unisono.
Non appena è avvenuta la presa di coscienza di quello che erano diventati, hanno esasperato il loro modo di fare fino a diventare dei meme viventi. La loro concezione di musica grezza, a tratti scanzonata e cafona, aveva fatto colpo, l’inversione di rotta e il tentativo di parlare di argomenti più profondi (come l’amore romantico) hanno snaturato la vera indole della DPG, rimasta parzialmente viva in Side nella sua carriera da solista.
Oggi non sono altro che la versione edulcorata dei loro esordi, privata di uno dei loro membri che conferiva più credibilità allo scenario “dark”; più che Dark Polo Gang, come direbbe un mio carissimo amico, sono diventati la Light Polo Gang.
Da trap gang hanno tentato di trasformarsi in una boyband poco credibile.
Se notassi che una persona a te cara viene stravolta dal suo partner, consiglieresti di lasciarlo per il bene di tutti; noi non possiamo che sperare che la Dark si allontani dalle orbite di Fedez per sperare che tornino a fare qualcosa di picchiato e di ignorante, perché l’innovazione è sempre ben accetta, ma se fatta con coerenza e originalità.
Di Riccardo Bellabarba
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