Dannato Indie. Troppo indefinibile, troppo informe, troppo sfuggente. Disturba i radar, confonde le persone, ci obbliga a non essere precisi quando definiamo. Mi sono trovato troppe volte a parlarne, a provare a dare il nome corretto a questo fenomeno che, dal 2015 sempre di più, ha scalato le gerarchie del mercato discografico italiano e dall’underground è passato in vetta alle classifiche. Mi infastidisce il fatto che ogni volta che usiamo questa categoria, siamo quasi obbligati a metterla “tra virgolette”.
Quindi di tutta risposta oggi parliamo del prodotto più-tra-virgolette-indie che sia uscito negli ultimi anni, provando a cestinare queste dannate approssimazioni e chiamare le cose con il proprio nome. Sì, avete indovinato, si tratta di “Lovebars”, il joint album di Frah Quintale e Coez.
Lovebars, il prodotto più-tra-virgolette-indie che sia uscito negli ultimi anni
Quando i pesi massimi scendono in campo la terra trema e il grande pubblico perde la rotta. Coez e Frah Quintale, nel 2017, hanno fatto capovolgere gli aghi delle bussole del mercato musicale italiano. Il 5 maggio Coez fa uscire “Faccio un Casino”, sei mesi dopo Frah Quintale pubblica “Regardez Moi”. I due artisti non si incontrano, ma senza saperlo, fanno la rivoluzione. “Faccio un Casino” e “La Musica non c’è” diventano hit che spostano centinaia di migliaia di ascolti, aprendo le porte ad un modo di fare musica “alla Coez”; “Sì Ah” e “Nei Treni la Notte” diventano instant classic. Ma di che stiamo parlando? Rappano? Cantano? Forse a queste domande non bisogna rispondere, perché i due artisti non vogliono.
Questi due album sono un punto di rottura, ognuno nei propri modi e nei propri tempi. I loro creatori hanno lo stesso sangue: Coez ha scritto una pagina capitale del rap romano con i Brokenspeakers nella seconda metà degli anni 10; Frah Quintale ha un passato meno rintracciabile, ma che cronologicamente combacia con quello dell’artista romano: i suoi primi passi, negli stessi anni, portano il nome dei Fratelli Quintale, il collettivo bresciano che ha portano il rap nella periferia lombarda.
Frah e Coez si incastrano in un’unione perfetta ma di featuring non si vede neanche l’ombra. Tutto questo fino al 14 ottobre 2022, quando Coez pubblica “From the Rooftop Vol. 2”. Tra i pezzi c’è “Nei Treni la Notte”, la cover di uno dei brani più iconici di “Regardez Moi”, in collaborazione con lo stesso Frah Quintale: Silvano riscrive anche una strofa nel brano, tutto suona liscio come se fosse sempre stato così.
Una sola collaborazione e nient’altro. 13 giugno 2023: i due artisti annunciano “Lovebars”, un intero progetto in collaborazione. La notizia arriva come se fosse quasi scontata, come se Coez e Frah collaborassero dal giorno zero. Il grande pubblico avrebbe finalmente trovato il capolavoro dell’””””indie””””, ma non sembrano questi i presupposti. Il video che accompagna l’album è una manata rap in cui i due si passano strofe e versi, intervallati da un ritornello perfettamente aderente ai rispettivi stili.
“Lovebars” segna un’asticella con il pennarello indelebile, fa una smorfia alle virgolette dell’indie e scrive un manifesto inequivocabile, che deve solo essere coraggiosamente letto ad alta voce: non è pop, non è rap, è alternative hiphop (all’italiana aggiungerei). Fa quasi paura detto così.
In fondo, era già tutto scritto, bisognava solo realizzarlo. Non è un caso che “Era già scritto”, è il titolo dell’intro del disco, un brano su un quattro quarti che fa rompere il collo, su un beat di riverberi e suoni ovattati, in cui i due artisti ci raccontano la fame degli inizi, le difficoltà di rincorrere il sogno della musica, i dolori di dover lottare con i giudizi altrui, convivendo con situazioni familiari complesse.
L’album, però, nonostante l’identità artistica nuova, porta tatuati gli stili di Coez e Frah Quintale. Quindi si alternano gli episodi dal sapore più pop scanzonato, tipici di Coez, come in “Fari Lontani”; a quelli che strizzano gli occhi all’RnB, come ci ha insegnato Frah Quintale nel bridge di “Vetri Fumè”. Il cantautore romano e l’artista bresciano si attraversano reciprocamente e ne escono rinnovati, dove Coez rappa, Frah Quintale usa il vocoder, dove Silvano canta, Francesco risponde a suon di barre. La contaminazione è totale e ne dimostrano anche la pletora di produttori che hanno storicamente lavorato ai progetti solisti dei due, ma che ora si ritrovano a manipolare una materia comune: da Ceri a Golden Years, da Sine a Orang3, visioni artistiche si mescolano e combaciano.
“Lovebars” muta e alla fine si definisce solo nel rap, non quello oldschool, ma quello sperimentale che intercetta onde da Oltreoceano, rivisitandole all’italiana. La title track, come già detto, è uno scambio perfetto di barre, ironiche e sboccate e l’unico featuring è quello del padre del rap italiano, Gué, che in “DM” regala una strofa da 10/10 in armonia con il resto del pezzo. Corona il tutto forse la traccia più iconica del disco, “Local Heroes”, prodotta da Bassi Maestro, che sul finire interviene in prima persona sulla base.
Insomma, “Lovebars” è la sua copertina: due amici che con la naturalezza di una familiarità indiscutibile, si tagliano i capelli davanti a uno specchio. L’album è percorso interamente da un’affinità che tutti conoscevamo: Coez e Frah Quintale si scambiano barre d’amore, e finalmente, definiscono questo benedetto genere musicale: non è indie, non è pop, è alternative rap. Senza virgolette.
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