L’ottobre sta per finire e lo sfondo della vita quotidiana si fa sempre più rosso, tende all’arancione; dal cielo all’ombra degli alberi spogli, con il terreno ricoperto dalle foglie cadute nel segno del ciclo delle stagioni che periodicamente si compie; qualche sfumatura di colore in un contesto più grigio, con il sole che cala sempre più presto.
Se in “INTROSPEZIONE“, EP pubblicato a luglio, Mecna aveva scelto di andare in contrasto con la luce e il caldo estivi, in “DISCORDIA, ARMONIA E ALTRI STATI D’ANIMO“, il suo ultimo progetto uscito venerdì 24 ottobre, ha scelto la soluzione opposta. Chiaramente si parla della copertina dei progetti. Tranquilli, Mecna non è passato a fare reggaeton.

La cover è perfetta, esplicativa e sottile allo stesso tempo: andando a interpretazione, si può presumere che il frutto in primo piano rappresenti in un certo senso la giovinezza, che però è così maturo da essere quasi marcio.
Il passaggio alla vera vita adulta è un argomento che Mecna affronta in profondità, lo fa toccare con mano a chi lo ascolta. Già in “INTROSPEZIONE” era chiaro questo tema, ma è evidente come quell’EP rappresenti il prodromo di questo disco, che ne è la perfetta evoluzione. Mecna è riuscito ad approfondire questi temi e a farli suoi, dandogli una dimensione sonora curata, senza compromessi e ornamenti in plastica.
Il valore dell’intangibile e del dolore
“DISCORDIA, ARMONIA E ALTRI STATI D’ANIMO” è un progetto che si incasella benissimo nella discografia di Mecna. Seppur senza un vero e proprio concept, come specificato da lui stesso, il disco riesce ad avere una struttura coerente per tutta la sua durata.
E parte bene fin dall’inizio, ovviamente. C’è una regola non scritta che vale per ogni suo album: le intro di ogni suo progetto sono sempre un capolavoro. Sono realizzate su questa struttura sperimentale che contribuisce a toccare delle corde in profondità. “QUELLO CHE NON HO” normalizza l’insicurezza e la sindrome dell’impostore, aggiungendosi così alle varie “Demoni“, “Fuori dalla città“, e via dicendo.
A proposito della prima, sono passati quattro anni da “MENTRE NESSUNO GUARDA” e Mecna ha finalmente “fatto pace con i suoi demoni”. Non è retorica, ce lo dice proprio lui nell’album. Mecna è sempre se stesso, riconoscibile in ogni suo album, ma qui c’è qualcosa di diverso.
Mecna è un artista schietto, sincero, mette alla mercé dell’ascoltatore ogni sua fragilità ed è così facile immedesimarsi che l’artista non deve neanche provare a creare un personaggio artefatto. La melanconia è il fulcro della sua musica, ma guai a pensare che non c’è positività. Mecna dà un messaggio di speranza, anche se lui dice di no. È normale perdersi lungo la via. C’è qualcosa tra le righe, capisci che c’è del bello anche nel saper affrontare il dolore. Anche se sembra assurdo.
“Non amo molto la retorica dell’andrà tutto bene
Mecna – “SOGNARE IN GRANDE” (“DISCORDIA, ARMONIA E ALTRI STATI D’ANIMO”2025)
Perché col tempo ho capito che se qualcosa può andare storto di sicuro lo farà
Non ho grossi messaggi di speranza
Non spero in un futuro migliore
Anzi mi preparo al peggio
E mentre mi preparo un po’ ci faccio i conti
Provo ad essere felice nelle cose di tutti i giorni
Leale con chi conosco, a volte anche con chi non lo merita
Eccetera, eccetera, eccetera
Con la musica ho sempre cercato di raccontare gli stati d’animo, anche quelli banali
Preferisco parlare di cose non tangibili, perché di cose materiali già ne parlano tutti
La musica ci ha salvati ed ogni giorno acquista altri significati
Anche se ultimamente non ti riconosci, forse
Hai solo il bisogno di sognare in grande”
Entrando ancor più nel merito, in mezzo a tracce equilibrate e coese, Mecna tira fuori un capolavoro che si innalza sopra tutto il resto: “DUE MOSTRI” è un punto alto, se non altissimo. Un lento crescendo che sfocia in un ritornello melodicamente impeccabile e che valorizza una strumentale complessa e che già presa singolarmente, senza parole, con un po’ di fantasia sembra voler lanciare lo stesso messaggio.
Le melodie sono raffinate, si percepisce l’influenza di artisti come Dominic Fike, che tra l’altro l’artista ha pubblicato nelle settimane scorse su Instagram per condividere un po’ i propri ascolti degli ultimi mesi con i fan.
Saper dare valore a colori e parole
Mecna è un luogo sicuro, in pochi possono entrarci senza rischiare di rovinare la palette. Nell’album ci sono pochi featuring, ma buoni.
La collaborazione con Tredici Pietro non è inedita, i due hanno già dimostrato la loro affinità in passato e lo hanno rifatto in “SOLAMENTE DI TE”. Invece, con Mara Sattei e prima stanza a destra è stata una piacevole prima volta. Con la prima forma una coppia inaspettata in un brano che alza il ritmo del progetto; mentre con il secondo era solo questione di tempo e “TERAPIA”, non a caso, è uno dei brani migliori del disco.
Mecna dà valore alle parole come nessun altro. Va in fondo ai concetti, fino a sprofondare con essi. Ogni stato d’animo o sentimento merita di essere rilevante. Anche l’amore, tanto inflazionato quanto centrale nella vita di ogni essere umano. Scrivere d’amore ti espone al rischio della banalità e della retorica, ma nessuno riesce a parlare del dolore che causa quel sentimento come Mecna.
Il suo modo di parlare di amore è cambiato. In tutti i suoi dischi puoi trovare una narrazione che ben si lega con le esperienze di ognuno di noi. Lo ho carpito io, lo hai carpito anche te. Ora ne parla in maniera molto più matura e consapevole.
Complice e dimostrazione di questo cambiamento è stata forse la paternità. Mecna è sempre stato bravo nello storytelling, è lì che riesce a dare il meglio di sé. “A CIEL SERENO” è un brano che entra di diritto tra i migliori della sua discografia, grazie anche al ritornello preso in prestito da faccianuvola, nel quale affronta il tema della paternità nei due estremi dell’esperienza, dalla tragedia alla gioia più grande.
E dopo questa, una parte di “Canzone da dedicare” – presente in “STUPIDO AMORE” – assume un significato diverso.
“Questa è la canzone di una coppia
Che ha perso un figlio in un’estate storta
Che ha pianto tanto, ma non piange più se lo racconta
Quel giorno stretti in un abbraccio che lei non si scorda
Come se si fossero amati per la prima volta”Mecna – “Canzone da dedicare” (2023)
“A CIEL SERENO” è una canzone che parla da sé e di sé, su cui non c’è bisogno di andare più a fondo se non tramite l’ascolto. Il disco è molto umano, il fatto che Mecna abbia scelto di raccontare un momento così delicato della sua vita dice molto, oltre tutto senza passare per nessun canale social che non fosse la musica.
Che la musica vi mantenga sensibili
L’attesa di un disco condiziona la percezione dello stesso. Mecna è sempre stato un artista dalla vena invernale, proprio caratterialmente, nel senso che è sempre stato molto schivo e riservato.
Proprio per questo, il suo pubblico si è sempre fidato ciecamente dei suoi silenzi ed è cresciuto con lui negli anni, rispettando i suoi spazi e seguendo il suo percorso, diventando così in grado di riconoscere il cambiamento nel tempo perché ha sempre parlato sinceramente di sé.
Pur essendo spettatore nella sua riservatezza, il fan di Mecna c’è sempre stato e non può non emozionarsi quando si rende conto che dopo tutto il dolore raccontato, Mecna si ritrova a vivere e raccontare di un amore così grande, sincero e ineguagliabile come quello che si prova per un figlio.
E allora il fan di Mecna sa quanto sia importante “DISCORDIA, ARMONIA E ALTRI STATI D’ANIMO” per la sua discografia. Per l’ennesima volta, Mecna ci ricorda il bello dell’essere empatici, di sapersi ancora emozionare in un mondo che non ti lascia più il tempo di fermarti e vivere a pieno anche l’attimo più banale e quotidiano. E allora che la musica vi mantenga umani, sensibili e aperti ad accogliere ogni emozione che la vita concede. E se non lo siete, che vi ci renda.
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