È facile recensire e parlare degli artisti che tutti apprezzano, pettinati e poco controversi, a questo giro intendiamo recensire e far aprire gli occhi su quelli che sono rapper giudicati a priori dalla maggioranza degli ascoltatori. Jamil Baida è uno di questi, fin dall’inizio è stato soggetto all’hating generale, complici la sua amicizia con Vacca, i dissing ad artisti stimati ed idolatrati per la loro carriera e considerati “intoccabili”. Tutto questo odio lo ha portato a dar vita a “Most Hated” nel Novembre del 2018, per poi valorizzarlo ulteriormente con la versione deluxe nel Giugno del 2019.
Recensione di Most Hated di Jamil
Most
Hated di Jamil è un progetto, che ascoltato senza i paraocchi, paraorecchie e
pregiudizi, fa subito capire che è un album concepito in 2 anni, 722 giorni
esatti dopo l’uscita di Black Book 2.
L’Mc veronese dimostra un’ulteriore crescita artistica ed umana dai precedenti lavori, la maturazione è evidente se si ascoltano in ordine cronologico tutti i suoi dischi (mixtape e album).
Il titolo, subito discusso, criticato e additato come atto di vittimismo, è invece la realtà dei fatti, nei commenti sotto i suoi post, i suoi video e nelle pagine e gruppi Facebook mostrano una maggioranza di insulti e critiche infondate: Jamil è il rapper più odiato della scena.
Il disco presenta molte sfumature, suoni e tematiche diverse. La canzone n°2 della tracklist, “Di tutti i colori” feat. J-Ax, pronta già da Maggio 2017, prende in mano il testimone per la lotta contro il razzismo e la diversità, argomento che Jamil aveva già trattato in altri pezzi e che lui ed il suo gruppo vivono in prima persona, topic poi ripreso nel brano “No Racism” dissing a Gallagher e Traffik.
J-Ax è un featuring scelto con cura e senza temere le critiche che poteva rischiare vista la svolta artistica dell’ex membro degli Articolo 31, il quale però ha sfornato una strofa che ci fa tornare indietro di molti anni e provoca una grossa nostalgia nei suoi fan storici.
Un altro brano che segue la scia e la morale del numero 2 è “Come la Francia” feat. Lbenj, artista marocchino che racconta dei ragazzi nei quartieri del paese nordafricano che sognano la Francia come possibilità di dare una svolta alla loro vita. Le altre canzoni sono invece più dimostrazioni delle capacità tecniche e di adattabilità ai beat, di alto livello, “trap” (usiamo impropriamente il termine per far intendere a chi ormai riconosce certe sonorità con la parola trap), anche senza autotune. Questa caratteristica è evidente nel ritornello della title-track, con la registrazione della doppia voce per dare l’effetto di scivolare sulla base. Gli altri due featuring (nella versione originale del progetto) erano Vacca e Laioung, il primo è amico e padre artistico di Jamil da anni, i due si alternano sulla strumentale senza rigore logico, chiudendo una barra a testa, dimostrando così la loro empatia e complicità.
Laioung invece, al quale era stata affidata solo la cura del ritornello nel brano “Animali” è stato escluso nella versione deluxe per uno screzio tra lui e Jamil, il motivo sembra essere la sua amicizia con i due artisti romani Galla e Traffik.
La versione deluxe chiama all’appello altri due artisti, Emis Killa e il francese Dabs, con l’aggiunta di una produzione del producer romano SickLuke; il primo, amico da anni del rapper veronese, ha il profilo perfetto per un brano street come “Quartiere”, mentre il transalpino alleggerisce il clima nel brano Barbiere, un disimpegno e defaticamento nella fase finale del disco.
Most
Hated, nel complesso si presenta come un album curato nei minimi dettagli e
pensato per ampliare, convincere e conquistare una quota ancora più grande di
pubblico, impresa ardua quando si è indipendenti, ma i feedback positivi ci
sono e la prima posizione, per 3 giorni di fila, in tendenze su YouTube del brano
“Da solo” ne è la dimostrazione, specialmente nel periodo estivo, quando le
classifiche sono generalmente dominate dai tormentoni estivi e latineggianti.
Most Hated è sicuramente il miglior disco di Jamil Baida, curato nei minimi dettagli, dai featuring alla scelta della tracklist (da 10 pezzi poi ampliata a 16 nella reloaded), conciso e per niente pesante.
SI CONSIGLIA L’ASCOLTO A MENTE APERTA!
Di Ismail Ezzaari
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