Immaginando il rap come un ecosistema, Paranoia Airlines è un disco “di plastica”,finto, oppure “biodegradabile”, che si può accettare senza che apporti troppi danni all’ambiente?
“Paranoia Airlines” di Fedez è la pignatta che gli utenti del web si divertono a colpire con gli
occhi bendati aspettando poi che da essa cadano gratificazione e riconoscenza
nell’aver identificato un prodotto di bassa qualità.
Il 12 Dicembre 2018, tramite il suo canale Instagram, Fedez ha svelato al
grande pubblico il nome del nuovo disco che poi avrebbe pubblicato il 25
Gennaio del 2019.
L’annuncio era stato preceduto da diverse dirette fatte insieme a sua moglie in
cui ha fatto trapelare informazioni mirate a scaldare il pubblico.
Il primo
singolo diffuso è stato “Prima di ogni cosa”, il pezzo dedicato al figlio,
parecchio radio-friendly e family-friendly, fagocitato da gran parte della
popolazione, soprattutto dalla parte che ha avuto modo di sperimentare la
nascita di un primogenito.
Il secondo estratto del disco è stato “Che cazzo ridi”, la web hit nata dal
sapiente campionamento del brano “Adam’s Song” dei Blink 182, una delle band
preferite di Fedez. La canzone vanta la collaborazione di Tedua, uno dei
migliori prodotti dell’ultima generazione rap in Italia, e di Trippie Redd,
rapper americano di una certa caratura, conosciuto soprattutto dal pubblico per
la sua inclinazione all’Emo Trap. Il pezzo ha suscitato molto scalpore nei
social, soprattutto nelle community, in cui i membri più romantici acclamavano
a gran voce un ritorno al rap di Fedez.
Terzo ed ultimo brano prima del lancio del prodotto sul mercato è stato
“Holding out for you” insieme a Zara Larsson, una popstar svedese ascoltata in
tutto il mondo. Il brano, come faceva già immaginare la collaborazione, ha
sfumature dance e pop e ha chiaramente l’ambizione di diventare un pezzo
suonato in tutte le radio Europee e mondiali.
I tre estratti differenti hanno depistato qualsiasi tipo di sospetto su quello
che sarebbe stato l’album dell’artista più discusso di tutto il web.
Il sottotitolo di un album di Fedez recitava “l’arte di accontentare”, forse
era proprio questa una delle volontà di Federico Lucia, ma l’uscita di “Paranoia
Airlines” ha di nuovo cambiato ogni tipo di previsione.
Ci si
aspettava un debutto completo nelle prime posizioni della classifica nazionale
di Spotify, eppure in classifica, nei primi giorni (a differenza di Sfera
Ebbasta e Salmo che sono riusciti a far finire tutte le canzoni dei rispettivi
nuovi album in classifica) Fedez si è visto streammare ben pochi brani.
L’intento di Fedez non era tanto quello di debuttare primo su Spotify, bensì
quello di vendere più copie fisiche possibili, così a pochi giorni prima
dell’imminente uscita dell’album, ha svelato che, ai suoi instore, insieme al
disco, chiunque lo avrebbe acquistato, avrebbe avuto diritto ad un pezzo della
sua “capsule collection”: la linea di vestiti e accessori ideata e disegnata da
Federico e sua moglie, personaggio altamente rilevante nel campo della moda.
Alcuni hanno accusato il cantante pop di aver copiato Travis Scott, sia per
l’idea dell’aereo in copertina (cfr. Travis Scott con “Astroworld”) sia per la
linea dei vestiti, resta comunque ammirevole che un artista italiano abbia
speso un tale budget per poter finanziare una manovra di marketing tanto
grande.
L’idea della “capsule collection” ha funzionato, gli instore di Fedez stanno
andando alla grande, le copie si vendono da sole e i capi di vestiti vengono
continuamente prodotti perché esauriti. Il disco intero però non riesce a
sfondare nelle prime posizioni di Spotify.
Il motivo è semplice: “Paranoia Airlines” di Fedez è accuratamente creato per un target di
persone che non usano primariamente Spotify, e mi riferisco alla fascia d’età
che va dai 5 anni ai 14 (forse quest’ultimi sono più esperti nell’uso dell’app
di streaming musicale) e dai genitori dei ragazzi che ascoltano Fedez.
E’ inutile definire l’album un flop o un fallimento, può anche non piacere, ma
non lo si può definire trasversalmente brutto. “Paranoia Airlines” è ben strutturato,
Fedez vanta una grande troupe esperta dietro che lo monitora nel suo percorso
musicale, sono presenti brani di tutti i tipi, dai più impegnati(“Così”) a
quelli più scanzonati e divertenti (“TVTB” feat. Dark Polo Gang, unico pezzo
che svetta in classifica), ci sono pezzi più vicini al rap (“Che cazzo ridi”
sopracitata e “Kim e Kanye” feat. Emis Killa) per non parlare delle scontate ma
originali serenate d’amore per la moglie.
Sono presenti riferimenti a droga, antidepressivi e alcol perché nonostante la
sua condizione più che benestante attuale esibita nei social, Fedez ha avuto
problematiche legate a tutto questo.
Il disco racconta sì della sua bella vita, ma non manca di mettere in mostra
tutta la sua parte debole, non si vergogna di raccontare che a notte fonda
sveglia Chiara, sua moglie, per dirgli che non è felice come vorrebbe.
Il titolo “Paranoia Airlines” fa ben capire che seppur Federico viaggi con la
sua allegra famiglia nel suo jet sicuro e pieno di comfort, le turbolenze che
arrivano durante il volo non dipendono dal meteo, bensì dalla burrasca emotiva
che prova nell’essere un personaggio che ricopre i ruoli più disparati nel
ciclone mediatico.
L’album non ha la presunzione di dire che anche con i soldi si sta male, il
lavoro di Fedez serve solamente a dimostrare che dietro l’infinità di stories
pubblicate ogni giorno c’è un individuo anch’esso immerso nella modernità
liquida, e che, con i suoi pro e i suoi contro, soffre, ride e cerca
consolazione nei suoi affetti come tutti quanti.
Opinabile potrebbe essere il suo modus scribendi, le sue frasi ad effetto e i
suoi giochi di parole che da sempre lo contraddistinguono; i versi dei suoi
brani sono i tipici aforismi che i ragazzi nelle scuole medie e nei primi anni
di superiori scrivono nei diari o sul banco, o sono le tipiche frasi che fanno
annuire sorridere compiaciuti i genitori moderni che ingiustificatamente si
sentono ancora degli adolescenti.
Ciò che possiamo dire con grande certezza è che l’ascoltatore rap abbastanza
navigato non cerca questo, ricerca ben altro, sia per quanto riguarda la
scrittura sia per le sonorità, seppur ci sia un tentativo di uso di sample emo predominanti
nei sottogeneri rap più in voga; possiamo tuttavia affermare che un assiduo
ascoltatore della radio, un padre di famiglia, un ragazzino/a in cerca di una
guida etica che promulghi ideali non troppo sbagliati, ricerca e vuole proprio
quello che Fedez ha messo nella sua ultima fatica.
Non è particolarmente giusto accanirsi contro questo lavoro, è più giusto accettarlo
così per quello che è: un disco pop, con qualche influsso rap e trovate
commerciali più assimilabili alle tendenze di marketing utilizzate
nell’universo hip hop-rap.
Sarebbe stato legittimo criticarlo se fosse stato un lavoro indirizzato ad
ascoltatori puramente rap, ma poiché non è solo per amanti di questo genere,
bisogna riconoscere la competenza e la bravura espresse per il target di
pubblico che ha.
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