Recensione di Rolls Royce
In questi giorni, è in corso il festival di Sanremo, la celebrazione della musica italiana. Come è giusto che sia, quest’anno, troviamo la partecipazione di un numero rilevante di rapper, scelta ovvia da parte del direttore artistico Claudio Baglioni, dal momento che ad oggi il rap è il genere più ascoltato d’Italia.
Voglio soffermarmi sul brano portato sul palco dell’Ariston da Achille Lauro, prodotto dal duo romano di producer Frenetik & Orang3 in collaborazione col beatmaker ormai storico di Lauro, Boss Doms.
Rolls Royce, questo il nome della canzone, già dall’inizio ci fa capire di non essere sull’onda delle tipiche sonorità del rapper romano, infatti si presenta con toni in pieno stile rock n’roll anni ’70 (o, come direbbe lo stesso Achille, 1969) con riff di chitarra semplici ma d’impatto e suoni non particolarmente ricercati, ma perfettamente azzeccati. Anche il testo ha una forte componente del rock di quegli anni, troviamo infatti citazioni a Rolling Stones, Jimi Hendrix, Elvis, i Doors e tanti altri, oltre ad alcuni riferimenti alla cultura dell’epoca, ad esempio Marilyn Monroe.
Nonostante i vincoli indirettamente imposti dal palco di San Remo, lo stile di Lauro, la sua stessa vita e personalità si percepiscono chiaramente. Il verso finale “dio ti prego salvaci da questi giorni, tieni da parte un posto e segnati sti nomi” è una citazione tratta dai brani “Dio ricordati” e “Barabba II” che rievocando i vecchi scenari musicali e quotidiani del rapper, avvalora ancor di più il concetto di vita che ha intenzione di raggiungere con la sua carriera, oltre all’ambizioso sogno di rivoluzionare la musica italiana nello stesso modo in cui hanno fatto le leggende del rock citate nel pezzo.
Lo aveva già spiegato Sfera Ebbasta nel suo ultimo album che i rappers sono le nuove rockstars in quanto attitudine, ma Achille Lauro sul palco dell’Ariston lo ha dimostrato concretamente, portando una canzone che ha rotto la monotonia musicale dispiegatasi nella prima serata del festival.
Ascoltando questo brano possiamo renderci conto dell’ottimo lavoro svolto dal rapper di Roma nel concepire un prodotto che soddisfacesse sia le parti votanti del festival sia i suoi fan più datati.
Rolls Royce ha un’alta probabilità di finire in radio portando una ventata di freschezza musicale alla pop music, esibendo un esperimento ben riuscito di commistione tra due generi apparentemente molto diversi come il rock e il rap, con la lampante dimostrazione che Achille Lauro non è più un rapper, ma un artista a 360 gradi, capace di evolversi continuamente senza perdere le sfumature che definiscono il suo stile eclettico ed eccentrico, in modo tale da non far abbassare la qualità dei lavori della sua discografia.
La Rolls Royce di Achille Lauro è appena partita e arriverà lontano.
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