Sembrava ieri quando Ghali pubblicava DNA, il suo secondo album ufficiale, ma la realtà è ben diversa e a pensarci bene esso rappresenta uno degli ultimi ricordi nitidi che mi rimandano ai giorni appena precedenti al primo lockdown. In questi due anni ne sono accaduti di avvenimenti rilevanti tra la morte di George Floyd, la guerra tra Russia e Ucraina, la vittoria italiana agli Europei, Biden contro Trump per le elezioni presidenziali e i successivi scontri. Solo per citarne alcuni. Sono passati due anni e Sensazione Ultra, l’ultimo album di Ghali, è figlio di tutto questo caos. No, non è il caos di Fabri Fibra, ma con esso si intende l’insieme delle situazioni vissute dall’artista grazie a cui è stato concepito il disco e, soprattutto, l’insieme delle sensazioni che mi ha rilasciato all’ascolto.
Ghali non ha mai guardato in faccia a nessuno. Mentre tutti guardavano verso una direzione lui si costruiva la sua, senza compromessi e a “schiena dritta” come il buon Paolo Maldini. Perché nel suo caso, nonostante la sua attitudine Pop esplosa nelle radio e nelle televisioni, non possiamo parlare di compromesso musicale come se avesse scelto di tradire l’Hip Hop a favore del diavolo, ma semplicemente non ci siamo mai accorti che le stesse “Dende”, “Wily Wily” e “Marijuana” potevano essere considerate hit da radio per l’originale musicalità e allo stesso tempo brani rivoluzionari della nuova scena Trap che si stava delineando; solo che la prima opzione non ci è mai passata per la testa. Colpa delle treccine e dello stile da rapper americano, del “prod. Charlie Charles”, non lo so. Ora sembra tutto più chiaro, come se avessi appena conosciuto Ghali davvero.
Sensazione Ultra è un disco ambizioso che esalta questa caratteristica propria di Ghali, con la sola controindicazione che vede quest’ambizione non sempre recepita o, che dir si voglia, riuscita. L’album è ambizioso nei suoni e nelle tematiche. I primi sono con ogni probabilità il primo punto di forza che salta all’orecchio di chi si appresta ad ascoltarlo per la prima volta: ogni traccia ha un’atmosfera diversa che va a toccare vari generi, a volte con un pizzico di sperimentazione mentre altre volte è la stessa atmosfera a essere protagonista sovrastando il messaggio del testo. Per molti questo sarà un punto debole mentre per altri un punto di forza. Il punto è che il peso specifico delle tematiche presenti in questo album contribuiscono ad alimentare quell’ambizione già citata.
Ghali ha solo buone intenzioni e forse questa caratteristica gli ha consentito di entrare nelle case di tutti italiani, senza limite di età. Infatti già da “Cara Italia” erano state poste le basi per diventare un artista da associare a determinate tematiche sociali e, allo stesso tempo, rimanere lo stesso di prima. Le buone intenzioni e l’educazione, come antitesi dei più celebri opposti, fanno da sfondo alla carriera più recente di Ghali, anche all’intero disco: bullismo, sostenibilità del pianeta e razzismo sono solo alcune delle tematiche toccate dall’artista milanese nel progetto.
In “Pare” con Madame viene trattato il primo tema, sicuramente in maniera particolare per l’atmosfera radiofonica che circonda il testo nel quale i due artisti, come descritto dalla storyline su Spotify, invitano a “non farsi schiacciare dai propri traumi perché, proprio chi bullizza, forse è prigioniero di essi”. La lettera d’amore al pianeta Terra recitata in seconda persona singolare in “Crazy” rappresenta l’ennesimo episodio popolare (nel senso più comune del termine) del disco e della carriera di Ghali, un episodio che lega il politicamente corretto alle buone intenzioni, facendo storcere il naso ai fan di vecchia data e lasciando applaudire chi vede nel trattamento di certe tematiche quel qualcosa in più.
Per il razzismo serve un discorso a parte. Considerabile come il fil rouge che unisce le varie tappe della sua carriera, Ghali cerca di combatterlo a modo suo, o come meglio può. Non è un caso, ad esempio, la scelta di chiamare nel progetto tutti artisti, all’infuori di Madame, con origini africane; ma anche la scelta di realizzare strofe quasi interamente in arabo o di pubblicare come singolo “Walo”, ispirato a suoni nordafricani utilizzati soprattutto nelle cerimonie berbere e dove ripete ossessivamente “Me Derna Walo” (“Non abbiamo fatto niente”).
“Tra me e te il mediterraneo
Il volto familiare di un estraneo
Orfano come un nuovo ateo
Immagina il Corano alla radio
Non parlan bene di noi al notiziario”
Recita così in “Bayna”, intro di Sensazione Ultra e punto chiave di tutto il disco.
Ghali sogna una “Nuova Italia”, un’Italia migliore. Le sue intenzioni sono giuste e apprezzabili, ma la struttura caotica del progetto tra argomenti e suoni, fa interrogare sull’effettiva buona riuscita nel realizzare il passaggio da intenzione a realtà. Facciamo indubbiamente il tifo per te, Ghali. Resta da capire se il pubblico resterà fermo al caos o deciderà di addentrarvisi, mettendo ogni tassello al posto che serve per decifrare il messaggio.
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