Recensione di The Illest vol.2
È difficile analizzare l’ultima fatica di Mostro senza incappare in pareri alterati dal mio/nostro trascorso adolescenziale. Dico anche “nostro” perché sono consapevole che i miei coetanei, o almeno la maggior parte, all’inizio della propria adolescenza ascoltavano parecchio, anche con un certo affetto, i primi brani del rapper romano.
Infatti, partendo dal principio si ha più chiara la dimensione attuale del rapper di Honiro Label, ed è proprio da lì che voglio partire.
Nell’ultimo progetto “The illest vol.2” ci si trova davanti ad un momento storico per molte persone: il ritorno de “Ill Movement” (gruppo formato da Mostro, Nick Sick e Yoshimitsu) dopo 7 lunghi anni, un ritorno atteso e richiesto dai fan ad ogni release annunciata fino a pochi giorni fa.
“Still ill”, appunto, insieme ad altre tracce come “Cani bastardi” e “Voci in testa” (traccia esplosiva grazie anche alle doti tecniche di Madman) rivelano la caratteristica che Mostro non ha mai nascosto e che si può considerare il filo conduttore di tutta la sua carriera: la collera, un tipo di rabbia spesso criticata perchè considerata troppo “adolescenziale” e che è sfociata più volte nella retorica. In più, oltre a queste critiche, ha sicuramente influito sul giudizio la discesa a livello mediatico della sua etichetta Honiro Label.
Parlando del progetto, “The Illest Vol.2” non presenta novità stilistiche ma conferma un percorso di crescita nella continuità già intrapresa nell’album precedente “Ogni maledetto giorno”, elogiato da molti rispetto ai precedenti lavori come “The Illest Vol.1”, il primo volume della serie, o “Scusate per il sangue”, l’EP in collaborazione con lowlow che è sicuramente il progetto più criticato ma anche quello più “fortunato”.
Con “The Illest Vol.2” sembra che Mostro abbia fatto intenzionalmente un passo indietro.
Il giovane artista romano ha vissuto una vera e propria odissea musicale: ha cambiato e esplorato tanti posti, sbattuto qua e là dai flutti del mercato, per capire che la sua vera dimensione era quella iniziale.
La realtà dei fatti è che quando viaggi non torni mai come prima ma ne vieni fuori cambiato e cresciuto, riuscendo a portare con sé, grazie ad una certa maturità, quello che c’era di buono dei progetti precedenti.
La “fotta” con cui affronta determinate tematiche aleggia per 3/4 della durata del disco e si unisce a brani più introspettivi come “Tutto passa” e “Non voglio morire”. Le due “facce” del disco si incrociano genuinamente in “Guanti neri, balaclava”, traccia composta da discreti cambi di flow con un ritornello dal tono malinconico.
La “malinconia” è un altro tratto importante presente nel disco e che Mostro affronta in diverse occasioni, ricordando i tempi passati con Ill Movement e chiarendo la situazione dello screzio con Lowlow, affermando che non c’è più nessun rancore ma è tutta competizione.
“Voi dite a Nick Sick che nonostante tutto non ho mai avuto un amico migliore
Poi dite a LowLow che no, per me non c’è rancore
In fondo la competizione è ancora la mia spinta, allora che vinca il migliore”
Mostro – l’anno del serpente (The illest vol.2, 2019)
Pur essendo il proseguo del primo volume, questo progetto sembra avere poco a che fare con esso: si presenta molto più compatto e senza cadute in sdolcinerie come alcuni brani del primo volume, e non solo.
L’impressione è quella di un Mostro che ha capito qual è la sua dimensione e quello che vuole, grazie a quel “percorso” già trattato in precedenza, un percorso iniziato con l’ultimo progetto (“Ogni Maledetto Giorno”) e che capiremo a fondo con il prossimo album ufficiale.
Nonostante sia rimasto sorpreso in positivo, il prodotto non presenta una grande varietà di contenuto, anche se questo per molti non è un difetto vero e proprio, dato che la dimensione a cui ha abituato è quella di dispiegare le turbe emotive che affligge ognuno di noi (se qualcuno vuole che Mostro parli di gang o di discorsi socio-politici si faccia avanti). Nonostante l’argomento trattato non sia nulla di nuovo, non sfocia troppo nella banalità come ci si potrebbe aspettare: il percorso affrontato fino ad ora ha portato Mostro ad una maturazione non immediatamente percepibile ma tangibile con mano dopo aver ascoltato, in seguito a quest’ultimo progetto, i suoi lavori precedenti.
Mostro di notte sogna ancora i gufi, si mostra legato alle sue radici e dopo aver provato ad esplorare le vie più “comode” nel mercato ora sembra intenzionato a volersi imporre, togliendosi di dosso qualche sassolino dalla scarpa e macchia procuratasi durante la carriera.
Di Simone Locusta
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