Dopo una lunga attesa, Mostro è tornato con “The Illest vol.3”, il suo nuovo progetto pubblicato il 27 gennaio per Sony Music che va a comporre una trilogia iniziata nel lontano 2015.
Il disco ha senza dubbio rispecchiato le attese. O almeno per chi sa cosa aspettarsi. Dico questo perché l’identità di Mostro, molto forte e definita, rappresenta un tratto riconoscibile che i fan, e in generale gli ascoltatori di rap italiano, gli attribuiscono quasi ad honorem, a prescindere dal gusto personale. Chi ascolta Mostro è molto attaccato alla sua identità perché tende a rispecchiarsi in essa: se parli di te come uomo prima che come artista, dando il giusto spazio al tuo ego ma senza renderlo il tuo punto cardine, ti mostri fallibile, uno dei tanti come chi ti ascolta, e con la sublimazione dell’uomo comune è difficile non empatizzare. Ciò non toglie che anche l’ego-trip sia un tratto distintivo del rapper romano, ma le due versioni dello stesso artista si costruiscono su stilemi edificati negli anni, quindi chi sa, riconosce. A maggior ragione se si è fan di vecchia data, perché un rapper come Mostro, rimasto lo stesso nel linguaggio e nello stile durante la sua carriera decennale, si porta dietro uno zoccolo duro di ascoltatori fin dai suoi albori con Honiro, se non prima.
The Illest Vol.3 presenta a grandi linee le caratteristiche che Mostro ha mostrato negli anni, cavalcando quella che è la sua comfort zone, ma con degli sprazzi di sperimentazione innegabili. Come ha detto nella nostra intervista, “arriva un momento in cui bisogna guardare dentro se stessi” e mettersi in gioco. Lui l’ha fatto cambiando modus operandi affidandosi alla poliedricità di diversi produttori della scena italiana, come Andry The Hitmaker, The Ceasars, e via dicendo.
“Niente pioggia niente fiori” è un brano che evidenzia questo concetto e che è probabilmente unico nella carriera di Mostro per sonorità e per com’è costruito. Poi c’è la Drill di “Porte Chiuse” (prodotta da The Ceasars), forse la traccia più dirompente del progetto, e dell’Intro (prodotta da Yoshimitsu e Nick Sick) che va a spezzare il ritmo conscious della prima metà del brano, creando una formula ormai considerabile edita nell’Hip Hop, ma che francamente possiamo considerare un evergreen. Non invecchia mai.
Spostando la lente sulle collaborazioni, da Jake La Furia a Gemitaiz, passando per Madman e Emis Killa, si nota come siano stati scelti tutti rapper con un seguito importante, ma forse il nome meno altisonante ha sorpreso su tutti. La voce di Rizzo in “Exit”, uno dei brani più personali del disco, è uno dei punti salienti del disco. La stessa “Exit” si affianca a brani come “Vomito” e “Le chiavi di casa” in cui Mostro lascia fuoriuscire la sua parte più intima, il lato più introverso di un Mostro che abbiamo imparato a conoscere ma che come al solito non è autocommiserazione, ma un invito ad andare in guerra. La propria.
“Vengo dal nulla più totale
Mostro – Vomito (The Illest, Vol.3, 2023)
Il mio rap non trova spazio tra la gente che è normale
Sta merda non la senti alla serata nel locale
Ma prima della guerra oppure dopo un funerale”
Mostro non ha mai goduto della vera fama, quella che ti porta in cima a suon di diamanti tra favori della critica e tutti i riflettori puntati addosso. In “Underrated” scrive <<Underdog, proverò che si sbagliano>>. Non so se con The Illest vol.3 riuscirà a far ricredere chi lo sottovaluta, ma son convinto di una cosa. Mostro potrà anche rimanere un underdog, sfavorito agli occhi di molti, ma non ha più nulla da dimostrare. Sono loro che si sbagliano.
Nessun commento!