Recensione di 40
E’ difficile iniziare a rappare e imporsi in una città
calorosa e ricca di storia come Roma, una città che ha visto nascere le
carriere di mostri sacri dell’hip hop come i Cor Veleno, il Colle der Fomento,
Noyz Narcos, giusto per citare i nomi più iconici. Ogni emergente che tenta di
mettersi in gioco rischia, a suo malgrado, di esser paragonato ai veterani per
qualche somiglianza di flow, tematiche o più facilmente di linguaggio e
accenti: proprio per questa ragione a Roma più che altrove è fondamentale
distinguersi dal resto, creando un proprio immaginario che renda l’artista una
novità alle orecchie degli ascoltatori, soprattutto del posto.
Quentin40 si è messo in gioco con il suo primo album
ufficiale “40”, pubblicato il 29 marzo 2019 per Guna/Urbana Label e distribuito
da Sony Music Italy.
La carriera artistica del giovane cresciuto ad Acilia nasce
nel momento in cui viene preso in supervisione da Dr. Cream (ex produttore del
collettivo Rapcore, gruppo dell’underground romano composto da lui, Truth, Deal
Pacino e Rasty Kilo), il quale diventa il suo “Charlie”, tanto che gli ha
interamente prodotto il disco. L’esplosione che però ha reso possibile
l’attuale successo di Quentin40 è stato il singolo di Achille Lauro “Thoiry
Rmx”, il quale decidendo di remixare l’originale insieme a Gemitaiz (nella
quale comparivano soltanto Quentin40 e Puritano) ha dato una visibilità
vastissima al rapper romano che, successivamente, ha saputo giocarsi bene le
sue carte a disposizione.
Nel suo progetto d’esordio, grazie anche alle capacità di Dr. Cream, Quentin mette in luce le sue potenzialità su varie tipologie di strumentali, rendendo però il tutto quasi sconnesso, un album apparentemente senza un concept ma che racconta in diverse sfumature la figura di Vittorio come se fosse un autoritratto. Un album avente semplicemente come filo logico il raccontare sé stessi è un album che vale la pena ascoltare, soprattutto se si tratta di un progetto d’esordio.
La caratteristica universale che attraversa tutto l’intero album, oltre ai singoli passati, è la scelta da parte di Quentin40 di troncare le parole a suo piacimento. Una caratteristica che è diventata un vero e proprio marchio di fabbrica del rapper romano e che ha contribuito notevolmente nella scalata al successo. In un’intervista Quentin ha dichiarato che questa particolarità lascia la possibilità all’ascoltatore di dare massima espressione alla propria interpretazione, in base allo stato d’animo o al contesto. Parliamoci chiaro però, non resta sempre così piacevole e divertente. L’intero autoritratto di Quentin40, seppur variegato nella scelta di stili (tranne delle eccezioni), è contaminato in maniera eccessiva da queste parole troncate che seppur piacciano da morire al rapper e ai suoi fan, rischiano di suonare ripetitive e di sovrastare la persona che è Quentin rendendolo un personaggio tipo “quello del giro a piè”.
Tralasciando un discorso meramente stilistico in favore di un discorso sulla varietà di contenuto, in diverse tracce si può notare una malinconia di fondo che traspare più dalle melodie di quanto non si percepisca dalle liriche, criptiche e poco dirette nella maggior parte dei casi, ma questo non è per forza da considerare come difetto: mi riferisco a brani come “Mamma mia”, “Le darò 1 passà” e “Inverno”. Quest’ultima a mio parere è la più completa e la migliore del disco in quanto offre spunti di riflessioni interessanti conditi da una strumentale semplice che lascia spazio alle parole con un ritornello in pieno “stile Quentin”, con parole troncate e melodie malinconiche.
Se da un lato Quentin mostra il suo lato fragile, dall’altro lascia spazio al suo ego, con esercizi di stile e strumentali a dir poco accattivanti: ne sono un chiaro esempio “Luna piè – extended version” e “666GAP” con il featuring di lusso di Fabri Fibra, unica collaborazione all’interno del progetto.
“40” non sarà un disco memorabile, questo Quentin lo sa. Stiamo parlando però dell’album d’esordio di una giovane promessa del rap italiano che ha ancora tanto da mostrare. L’impressione che si ha è che Quentin 40 stia ancora tastando il terreno per cercare la via giusta da percorrere, la via verso un’evoluzione più che necessaria per qualunque artista nel 2019, figuriamoci per un ventitreenne.
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