Poche città sono contraddittorie come Roma, capitale magnifica ma trascurata, accogliente ma dispersiva, amata e odiata in primo luogo da chi vivendola ne assorbe quotidianamente luci e ombre.
Non è un caso che questo dualismo controverso faccia da padrone nel primo album ufficiale del collettivo capitolino Lovegang126, intitolato per l’appunto CRISTI E DIAVOLI, uscito nientemeno che il 21 aprile, data di fondazione della città eterna.
Del resto, per la mega-crew formata da Franco126, Ketama126, Asp126, Drone126, Pretty Solero, Ugo Borghetti e Nino Brown, l’attaccamento viscerale a Roma non è di certo una novità: infatti, fin dall’inizio delle rispettive carriere i nostri guasconi (che hanno già nel nome un riferimento ai 126 gradini della scalinata di ritrovo) hanno regalato agli ascoltatori dei veri e propri itinerari dei vicoli romani, fotografando la realtà locale con straordinaria spontaneità.
La copertina fumettistica a cura di Carlo Schievano preannuncia un’atmosfera tra il grottesco e l’apocalittico: Roma brucia e i sette componenti della gang dell’amore, dotati di corna mefistofeliche e corone di spine, scrutano dall’alto la città in fiamme (esilarante il dettaglio dell’elicottero con la scritta “GUARDIE” schiacciato da Pretty Solero versione Kaijū), a riprova che i primi cristi e diavoli (più diavoli che cristi) sono proprio loro.
Ora gli artisti per la prima volta firmano un LP tutti insieme, cosa non facile considerando che negli anni hanno intrapreso percorsi musicali molto diversi, dalla trap al cantautorato.
Forse Cuore Sangue Sentimento (2019) poteva dare un’idea di posse album, ma di fatto era il progetto da producer di Drone ed, effettivamente, i vari membri erano ospiti che si adattavano alle vibes del beatmaker.
Per riunirsi ufficialmente, la 126 ha scelto di ritornare al minimo comune denominatore: il rap, grezzo e orgogliosamente coatto, nella migliore tradizione romana.
Tutte le produzioni (con la direzione musicale di Drone126 e Nino Brown) suonano genuinamente underground, in linea con le narrazioni crepuscolari sviluppate dagli autori.
Pur avendo “ritornellari” d’eccezione come Kety e Franchino, al centro del disco ci sono le barre: chi si è innamorato della crew con 4:20 o Tarallucci e vino non potrà non essere entusiasta del risultato.
L’identità hiphop di CRISTI E DIAVOLI non si limita solo alla musica: per annunciare la tracklist è stata radunata la crème de la crème del writing italiano che ha realizzato flop sui muri delle più grandi città della penisola con i titoli dei brani; in prima battuta sui social sono state rilasciate soltanto le coordinate dei luoghi, incitando i fan a muoversi per i loro quartieri.
Il disco ruota attorno alle esistenze dei nostri, rimasti alle solite vecchie (spesso cattive) abitudini nonostante la popolarità («oggi ho fatto dieci K, mi ubriaco in piazza, pensa che l’ho pure fatti tutti co’ ‘sta faccia» dice Franco in Signor Prefetto).
Grazie ai differenti approcci stilistici, le 18 tracce scorrono piacevolmente.
C’è da dire che ad alleggerire la corposa scaletta contribuiscono sensibilmente anche le collaborazioni, tutte romane: ancora una volta ascoltiamo insieme «la gang dell’odio e dell’amore» (n.d.r. il Truceklan) con le comparse di Gemello, Gel e Mystic One, ma troviamo anche Gemitaiz, Side Baby, Gianni Bismark (in ben due brani), Lil Kvneki, Branca, Sosa Priority, Security, Tiromancino e Danno, tutti rigorosamente sul boombap.
Quest’ultimo merita una menzione speciale perché, comparendo nel brano finale, conferisce al progetto una suggestiva aura simbolica, come se la 126, in featuring con il primo portavoce della romanità nel rap, chiudesse coerentemente un cerchio.
In conclusione, un album come CRISTI E DIAVOLI è uno di quei dischi che fa bene alla scena italiana, mettendo davanti a tutto la passione per l’hiphop e lo spirito di condivisione che contraddistingue questa musica. Solo un gruppo di amici, ancor prima che colleghi, poteva pubblicare un disco di simile genuinità.
In uno dei ritornelli più riusciti del progetto Franco canticchia «126 è un classico»: forse è presto per dirlo, ma vedendo cosa hanno raccolto in pochi anni, direi che siamo di fronte a un album che ha tutte le carte in regola per diventarlo.
Nel dubbio, credo che loro sicuramente saranno in piazza a brindare.
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