In questa intervista, Gianni Bismark ci ha parlato di sé, del suo rapporto con la musica, della sua città e della scena romana.
Mercoledì 24 Maggio abbiamo avuto la possibilità di scambiare due chiacchiere con Gianni Bismark in occasione dell’uscita del suo nuovo singolo “Studiami”.
Gianni è una persona molto alla mano, simpatica, ci sono stati siparietti anche molto divertenti – qui non riportati – ma ciò che si può capire, anche da questa breve intervista, è che Gianni Bismark mette la genuinità al primo posto
Ciao Gianni, innanzitutto come stai e come ti senti dopo l’uscita del tuo ultimo singolo “Studiami”? È un brano molto intimo per annunciare un ritorno
Gianni Bismark: Ciao tutti, tutto bene, spero che per voi sia la stessa cosa. Sono molto contento perché è proprio quello che volevo far uscire, avevo questa necessità da tempo, di fare un singolo che raccontasse tutto il mio trascorso.
Ascoltando la canzone emerge in modo evidente la tua esigenza di aprirti e forse di far conoscere una parte di te persona differente da quella dell’artista: da cosa scaturisce questa esigenza espressiva?
Gianni Bismark: ma guarda io sono molto simile: non ho questa necessità di scindere l’artista dall’essere umano: sono sempre io sia quando mi vedi per strada che quando mi trovi sopra un palco a cantare, tutto nasce per una mia necessità di sfogarmi, il voler parlare di determinate cose a modo mio. Ho già detto in altre interviste che tendenzialmente sono una persona riservata, ma quando mi trovo davanti ad un foglio riesco a sputare tutto quello che ho dentro senza fermarmi e senza dover ragionare.
Nel tuo precedente lavoro “Bravi Ragazzi” il dualismo tra Rap e cantautorato era evidente, mentre ascoltando questo singolo si avverte che la componente cantautorale si è riconfigurata davanti alla componente Rap, ci spieghi il perché di questa scelta? Come fai convivere i due stili e come scegli l’uno o l’altro?
Gianni Bismark: io mi baso molto sulla canzone: non amo essere etichettato, io parlo di musica ed ho sempre fatto musica, in base ai miei gusti penso alla resa, magari ho un idea di canzone e penso che per renderla al meglio sia giusto farla cantata o viceversa.
In questo momento, che periodo della tua carriera stai vivendo? Qual è il processo creativo che ti accompagna in studio per creare la tua musica?
Gianni Bismark: per quanto riguarda il processo creativo, vengo ispirato dalle emozioni che vivo, dalle cose che faccio durante il giorno, dalle persone che incontro insomma tutto ciò che mi accade o che accade intorno a me.
Sto vivendo un periodo tutto sommato normale, nel quale sto facendo delle scelte, è una sensazione che prima di fare un disco o un qualsiasi lavoro vivo sempre, magari ci sono giorni che preferisco rimanere a casa e stare per le mie ed altri invece che esco a divertirmi con i miei amici.
“Gianni è del popolo”. Uno dei fattori che colpisce di più i tuoi fan è il fatto che ti reputino uno di loro. Immagino che sia molto importante per te arrivare così diretto con la tua musica ai cuori delle persone della tua città. Cosa ti ha spinto a diventare un loro portavoce?
Gianni Bismark: ma in un certo senso mi ci sono ritrovato, come ti ho detto prima ho sempre fatto ciò che mi sentivo, non c’è mai stato nulla di studiato o di artefatto.
Quando si parla di artisti romani non si può che pensare a te, sia per quanto riguarda l’influenza dialettale nei testi ma soprattutto per la descrizione accurata che fai della città stessa: quanto è importante per te essere di Roma, l’identità romana stessa e quanto reputi sia centrale narrare nelle tue canzoni la città?
Gianni Bismark: per me è tutto, come per ogni artista che è legato alle sue origini, magari se non fossi nato qui non avrei detto le stesse cose nelle mie canzoni, io sono legato a Roma, al suo profumo alle sue persone e di conseguenza mi viene automatico renderla centrale nelle miei lavori, ovviamente non è la stessa cosa per tutti, tanti ne parlano bene e tanti altri ne parlano male, io cerco di parlarne in base al mio trascorso, tanta gente lo capisce e si rispecchia in quello che dico, anche il fatto di cantare non nascondendo il mio accento è venuto in modo naturale, se devo pensare ad una determinata canzone, mi esce dal cuore e non può che essere in romano.
Prima di essere un artista anche tu sei un fan del genere e degli artisti romani che ti hanno preceduto: quanto e come si è evoluto il genere a Roma?
Gianni Bismark: il genere si è evoluto molto, quando ero ragazzino in zona mia ero l’unico che ascoltava il Rap, mi ricordo che quando mi capitava di cercare su YouTube Noyz Narcos oppure Chicoria, uscivano forse due video; ma nonostante questo penso che siamo stati molto fortunati ad avere una scena così variegata, avevamo: Gente de Borgata, Colle der fomento, il Truceklan e proprio partendo da questi che si è sviluppato il tutto.
Mi ricordo la prima volta che beccai Gemitaiz gli dissi: “Noi facciamo questa roba grazie a voi, se vi foste fermati noi non saremmo mai esistiti”.
Milano dal punto di vista discografico è diventato il polo dell’industria e sono moltissimi i rapper che da tutta Italia, Roma compresa, si spostano su. Allo stesso tempo, sembra che la romanità nel rap italiano stia tornando sempre più sotto i riflettori (vedi la tua musica, ma anche il disco della Lovegang in cui compari due volte, Noyz nel disco di Gazzelle, giovani leve come Kira, Security, Sosa Priority). Secondo te cos’ha la scena romana che quella milanese non ha?
Gianni Bismark: Banalmente forse il fatto che noi siamo tutti di Roma, chi rimane qui per fare il proprio lavoro, per produrre la sua musica lo fa da romano, forse questa cosa ci rende più uniti, veniamo tutti dalla stessa realtà, ci capiamo tra di noi, mentre a Milano c’è più un Mix è più una cosa di ritrovarsi, io come molti altri artisti rimasti a Roma stiamo cercando di sdoganare questa cosa che per fare successo bisogna per forza salire a Milano, perché questa cosa? Ritorna il discorso che abbiamo fatto prima, se mi fossi mosso da Roma, la mia musica non sarebbe stata la stessa, non avrei fatto i dischi che ho fatto ed avrei parlato di altro, esci di casa e ti vivi la vera romanità, vivi la tua città, vivi il cambiamento del contesto cittadino e vivi i tuoi affetti, a Milano è diverso, ti metti uno zaino in spalla e vai, cercando di ritrovarti in qualcosa che forse non ti appartiene: io la vedo un po’ così
Siamo arrivati alla fine, cosa vuoi dire ai lettori di Rapteratura? Hai carta bianca!
Gianni Bismark: Oddio! Non vorrei fare come la gente al Primo Maggio che alla fine della canzone dice: “credete in voi stessi” e le solite frasi di circostanza, quello che vi posso dire musicalmente parlando è di mettere sempre del vostro e soprattutto le cose che avete dentro in quello che fate e di non cercare cose che non vi appartengono o che hanno fatto altri solo perché li ha portati da qualche parte a livello di numeri: siate sempre originali.
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