In occasione dell’uscita di “Fuoco Sacro” dei Cor Veleno, siamo stati invitati al loro Meet&Greet e abbiamo avuto l’opportunità di scambiare quattro chiacchiere con loro.
Allora, la prima cosa che vi vorrei chiedere è un po’ generica: Il disco si chiama ”Fuoco Sacro”, che suppongo sia un po’ il fuoco sacro dell’hip hop, o della musica in generale…
SQUARTA: Eh guarda, hai presente quella spinta che tu senti non solo per la musica, magari tu la senti per l’arte, per la pittura. Gabbo la sente per il basso, Giorgio per scrivere. Ognuno se ha la fortuna di sentire il fuoco sacro, è come dire, ha una direzione nella vita, una spinta forte che sia artistica, che sia in qualunque passione, quindi è proprio quella passione che ti porti da quando sei ragazzino che ancora qualcosa ti dà.
GRANDI NUMERI: Il fuoco sacro sicuramente è una direzione che ognuno individualmente riesce a trovare, noi fortunatamente nella vita abbiamo trovato questa cosa qua che poi ci ha permesso di conoscerci, di diventare una famiglia oltre che un gruppo, non ha controindicazioni, anzi, fa solo bene, ti aiuta a trovare una dimensione tua che al di là di quello che puoi avere attorno, che a volte è troppo, a volte è troppo poco, invece è una cosa che ti focalizza verso, guarda caso, vedi, la radice è la stessa, ti focalizza verso dove devi indirizzare tutte le energie, quello che hai.
Nel disco ci sono tanti giovani e giovanissimi, da Ele A, Franco126 fino ad Ugo Crepa,
col quale Squarta non è nuovo a collaborazioni, quel fuoco sacro che ha bruciato per
voi, che vi ha portato a questo, lo vedete bruciare in qualche nuova leva?
SQUARTA: Beh moltissimi, sai che è difficile fare l’elenco, è pieno di pischelli che hanno
proprio questa passione enorme per la musica.
GABBO: Io penso che tutti gli artisti giovani che comunque sono già arrivati al pubblico
hanno tutto il fuoco sacro perché se non l’avessero avuto non sarebbero arrivati.
SQUARTA: Quando senti quei dischi che ti piacciono, dietro c’è sempre qualcuno che sbatte
la testa, si impegna, cerca di migliorarsi, insiste, non si dà mai per vinto… è chiaro che poi ci sono anche dei dischi che questa roba non ce l’hanno, però te ne accorgi, secondo me si sente proprio la differenza tra la costruzione di un prodotto che è solo lì per essere venduto come se fosse un paio di mutande o un disco che dentro c’ha anche il fuoco sacro. Ugo Crepa è uno che c’ha il fuoco sacro e di brutto, per esempio. Lui mi piace moltissimo lui e poi l’ho scoperto proprio perché lo producevi te.
SQUARTA: Con Gabbo abbiamo fatto quanti pezzi con lui? Tutti praticamente, perché io ho prodotto Insieme a Gabbo 2-3, ma Gabbo in tutti i pezzi di Hugo sono il basso, in tutti i pezzi.
GABBO: Sì, ma poi comunque la supervisione artistica di Ugo è sempre curata da noi due, quindi diciamo che ci stiamo a stretto contatto, stiamo sempre a lavoro con lui.
Ascoltando il disco, ho percepito molto una sensazione di viaggio, non solo geografico, visto anche i featurings che provengono un po’ da tutt’Italia, addirittura la Svizzera, ma anche di generi. C’è il boom bap più classico, c’è qualcosa di più moderno, c’è molto hardcore, c’è qualcosa di indie, un po’ un viaggio tra i generi.
GABBO: Diciamo questo è avvenuto proprio grazie alle nostre tre anime diverse, i stili di vita, la musica che ascoltiamo, le radici non sia musicali che quelle umane che abbiamo e devo dire che è proprio questo alla fine che ci arricchisce l’ uno con l’altro e che fa sì che cioè che si percepisca proprio la tanta differenza nelle cose che tu ad esempio adesso ci hai appena citato ascoltando il disco. Perché le nostre radici musicali, io magari provengo da una musica un pochino più tradizionale, dal jazz, Squarta e Grandi hanno un’esperienza enorme nella musica rap ma non solo, nella musica black in total. Giorgio conosce anche molto la musica latina, quindi questo connubio, questo insieme, ha fatto sì, insomma, di dare diversi aspetti, diversi colori alla musica che abbiamo prodotto.
GRANDI NUMERI: Sì, io la musica quella a sud di Roma conosco (ride).
SQUARTA: Dentro al disco, per esempio, c’è un musicista super forte, colombiano, che si chiama Marlon Peroza, ha suonato questo strumento tipico che si chiama Gaita, le Gaitas. Un giorno mi bussano in studio, era lui(Grandi) con questo suo amico colombiano. Mi diceva, guarda, ho portato Marlon che voleva suonare qualcosa. Abbiamo aperto lo studio, Marlon ha suonato ed è proprio da queste cose, da questa contaminazione di avere a che fare con altre teste, altre culture, che poi nascono le cose più interessanti, sicuramente.
Poi in “Roma Sulla Pelle” però dite che alla fine tutte le strade riportano qua. Quindi Roma e il rap romano, comunque sono alla radice, quanto sono influenti in quello che avete fatto in questo disco, ma anche quando vi siete un po’ più allontanati, ad esempio quello con i Tre Allegri Ragazzi Morti?
GRANDI NUMERI: Guarda, “Roma Sulla Pelle” è una canzone che ho scritto quando stavo lontanissimo da Roma, in un lockdown che mi ha bloccato quasi per due anni. Con loro(Squarta e Gabbo) riuscivo a stare in contatto tramite internet, però ero dall’altra parte del mondo, tra il Sud America ed il New Jersey.
Fondamentalmente mi veniva in mente tutto quello che c’era qua, che davo per scontato, magari sbagliando, come molti che vivono in una città come la nostra. E che però mi mancava, quindi è più rivolto a quel tipo di storia, a quello che è il mio vissuto, il nostro vissuto, su una città che comunque ci ha cresciuto, ci ha fatto conoscere, ci ha messo dentro buona parte di quello che tiriamo fuori per poi quando facciamo la musica stessa.
Sentivo che a un certo punto sta magia, c’era sempre, ma era lontana da me, troppo lontana, allora ho cercato di metterla dentro un testo e fondamentalmente poi quando abbiamo fatto la stesura di questo disco sono andato a prendere il testo e ho detto questa qua ci sta bene su questa la facciamo.
SQUARTA: E poi quando tu vai a che fare con tantissima musica diversa, con tante
esperienze, vai fuori, suoni, viaggi, ma sei così connotato ad un posto, che alla fine non ti
perdi mai, sai sempre dov’è casa tua, dove tornare, quindi puoi sperimentare, allontanarti,
però poi alla fine c’è sempre un punto dove tornare. Un Baricentro.
GRANDI NUMERI: Baricentro Capitolino (ride).
SQUARTA: Che sarà il titolo di un nuovo pezzo, Baricentro Capitolino (ride).
Domanda più per Squarta: hai ricevuto, immagino, un boom di popolarità per nuova scena. Come si è entrato a contatto con questa realtà e che ne pensi di come è andata? I ragazzi che sono passati da te, che ne pensi del percorso che hanno fatto?
SQUARTA: Allora, mi ha voluto lì Fabri, il che mi ha fatto ovviamente super, super piacere.
C’è stata un’attenzione che deriva da un pubblico magari più giovane, no? Quindi questo è
anche super positivo perché magari possono scoprire la musica dei Cor Veleno, di quel che
noi abbiamo fatto e stiamo ancora facendo.
Ti devo dire che chi è venuto in studio, ma in generale il programma, ovviamente attrae tantissime cose diverse a livello artistico, ma poi andando avanti nelle puntate, ho visto che rimaneva a gente in gamba, e sai, mi sono proprio divertito a guardarle, a prescindere che c’ero io in una puntata o meno mi son proprio divertito, che è una cosa fondamentale, anche il lato d’intrattenimento. Non si può fare solo musica per parlare di massimi sistemi, di filosofia. C’è anche il momento in cui devi divertire e quello è stato molto bello.
GRANDI NUMERI: Se gente tipo te(Squarta), Fabri, prende parte a un talent, comunque
c’è tutta un’altra dinamica, una serie di dinamiche. Da autorevolezza a quel talent. Si, si apre
proprio tutto un altro universo sempre relativo al fuoco sacro, che è quello da cui proveniamo
tutti quanti, no? Quindi è bello che ci sia anche la prospettiva di gente che non è che bene
messa là a far la giuria, è gente che sta musica l’ha fatta, coi controcazzi.
Già che appunto l’abbiamo nominato, a proposito di Fibra, la traccia con lui, riprende “Fragole Buone Buone” di Carboni, che è un cult che è stato molto ripreso. Come è nata l’idea di prendere proprio una canzone così particolare?
GRANDI NUMERI: Allora, quella è una canzone che abbiamo fatto con Primo, poi abbiamo deciso di non farla uscire all’epoca, e invece c’era sempre stata questa voglia di fare sia un pezzo con i Colle, dove infatti c’è Primo nel disco, e un altro pezzo con Fabri perché era un sogno nostro che coltivavamo di farlo tutti quanti assieme, quindi la canzone si prestava, abbiamo deciso di utilizzarla per l’occasione. Con Fabri appunto ci siamo parlati e abbiamo detto “Ma non abbiamo mai fatto un pezzo assieme, mi sa che è giunto il momento” e quindi ci siamo messi dentro e abbiamo preso quella canzone, che c’era molto più senso con lui visto che con Carboni ci ha già lavorato(Fisico e Politico, 2013).
SQUARTA: Poi c’è una cosa figa, quando abbiamo fatto Nuova Scena in studio, C’era anche
Gabbo, era un po’ che non vedevamo Fabri. Lui aveva incontrato un live di Mezzosangue, visto che ha suonato con Mezzosangue si erano incrociati. Io era qualche anno che non lo vedevo, però con alcune persone con cui hai così tanto in comune, sembra sempre che…
GRANDI NUMERI: Ci conosciamo da una vita.
SQUARTA: Sì, ci conosciamo da una vita, abbiamo un sacco in comune, sembra che il
tempo in cui non ti vedi… Non conta un cazzo.
Il famoso amico d’infanzia che non vedi per dieci anni?
SQUARTA: Sì, ma di più. Di più, perché anche se lui ha fatto un percorso, noi un altro alla fine veniamo dallo stesso posto, dalle stesse passioni, dalle stesse gemme, siamo connessi. Mossi da quello stesso fuoco. Direi proprio che siamo connessi col fuoco sabro e quindi in passato due minuti per ritrovare lo spirito, quel feeling e quindi poi fare il pezzo insieme è stato così, infatti poi alla fine dice “Registrare per i Corve? Fatto”
GRANDI NUMERI: Che comunque è la stessa cosa che è avvenuta quando abbiamo scelto di fare una cernita sui featuring a decidere chi coinvolgere o meno la risposta è stata abbastanza istantanea, è tutta gente che comunque ha quella passione, quel filo conduttore, appunto tra gente che lo fa da qualche anno, gente che ha iniziato da poco, tutti erano motivatissimi.
Ultima domanda allora per un pochino per tirare le somme del discorso. Il nome “Cor Veleno” è un nome molto importante, un nome che viene legato un po’ insieme a quello dei Colle der Fomento come le colonne portanti del rap romano, quindi immagino che ogni volta che si trova a lavorare a un disco di Cor Veleno c’è una bella pressione addosso. Com’è stato lavorare al nuovo disco di Cor Veleno?
SQUARTA: E invece no. Faccio un’indagine interna, Gabbo hai sentito pressione a lavorare
al disco?
GABBO: No, se la passione è tanta viene in maniera naturale.
SQUARTA: Giorgio hai sentito pressione?
GRANDI NUMERI: Ma pressione no, ma in realtà noi abbiamo anche tanta voglia di fare musica fuori dagli schemi e soprattutto farla per noi. E quella è la cosa fondamentale del processo creativo, quando realizzi qualcosa che non fai per le altre persone. Quindi, “Oh Dio, adesso se dico questa cosa qua, come la prenderanno?” Noi tre, anche quando c’era Primo, abbiamo sempre fatto le canzoni prima di tutto per noi. Non perché non avessero qualcosa da dire.
GABBO: Non siamo limitati da nessuna cosa, quindi diciamo che quello che esce è quello che in quel momento vogliamo che sia.
GRANDI NUMERI: Sì, dico, non tanto perché non c’è qualcosa a dire, quindi dici, dai, faccio
la musica solo per me. No, c’è un contenuto, ma principalmente c’è un contenuto che deve
soddisfa a me, noi. E poi, se riesci ad arrivare anche alla gente, bingo.
SQUARTA: Beh, diciamo che l’audience è l’ultima cosa a cui dovrebbe pensare uno che fa musica, no? A volte invece sembra il contrario. Se ti siedi a fare un pezzo pensando come verrà recepito dalle persone, ma poi quali persone? I pischelli, quelli più grandi, quelli più piccoli, uomini, donne… non finisci più, entra in una paranoia infinita. Se invece scrivi per te stesso e il pubblico viene dopo, sei libero.
GABBO: Sì, ma pure perché poi le cose naturali arrivano forse meglio, no? Visto che comunque qualcuno si può immedesimare in quello che anche tu in quel momento stai provando per scrivere quella cosa.
GRANDI NUMERI: Sì, io non mi voglio mettere nei panni e nel ruolo di, che ne so, Direttore
dell’ISTAT che deve fare il sondaggio, direttore dei grandi magazzini che deve soddisfare…
SQUARTA: “Vediamo quale è il prodotto che va più di moda questo mese e scriviamo un
po’…” Quelle robe sono…
GRANDI NUMERI: …Sono tristi.
SQUARTA: No, fanno proprio cagare, oltre che essere tristi.
E chiudo con la domanda classica: live quando vi si potrà sentire?
SQUARTA: Live adesso annunceremo sui pari profili le date. Io penso che da maggio, metà maggio, insomma… Quando farà caldo ci vedrete suonare sicuramente.
GABBO: Stiamo preparando i live.
SQUARTA: Dal caldo in poi. Dal caldo in poi andiamo in giro a suonare.
Grazie. Aspettiamo, e vi ringrazio molto per la disponibilità e l’opportunità.
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