Abbiamo avuto l’occasione di scambiare due chiacchiere con GIOVAPIUGIOVA in occasione dell’uscita del suo nuovo album “Animali Notturni”. L’artista fiorentino classe ’96 ci ha raccontato il processo di creazione del disco tra aneddoti sui featuring, sulle scelte stilistiche e sull’importanza di Firenze. Il progetto spazia tra vari generi, dal mondo rap al minimalismo dell’elettronica ed è contaminato da un immaginario che va dal post punk all’R’n’B: “Animali Notturni”, in sostanza, è un viaggio nella parte più inconscia di GIOVAPIUGIOVA.
Scoprilo con noi, buona lettura!
GIOVAPIUGIOVA racconta Animali Notturni e i suoi sogni più ricorrenti
Ciao Giova, sono Simone di Rapteratura, è un piacere conoscerti. Innanzitutto come stai e come stai vivendo questi giorni con l’album fuori? E’ un po’ come quando nasce un figlio.
Ciao! Si è proprio così, ne parlavo l’altro giorno con Grindalf, il produttore di tutto il disco. Parlavamo di questa uscita come fosse un figlio perché gli siamo stati dietro come fa un volatile con l’uovo, che quando schiude nasce il figlio. Siamo super contenti per quest’uscita, sia per la produzione musicale sia per com’è arrivato a essere finito il prodotto stesso, grazie anche a Ombra che ha curato la produzione artistica e a Grindalf che ha curato tutta la produzione. Quindi si, siamo davvero contenti di questa uscita, due anni di lavoro ben ripagati.
Hai ricevuto molti Feedback?
Si mi sono arrivati tanti messaggi su Whatsapp e Instagram di tutte le persone che lo hanno sentito e sono piacevolmente contenti.
Una curiosità: tu sei originario di Firenze, diciamo che non è una città ricca di artisti urban, almeno nel mainstream. A cosa pensi sia dovuta questa “carenza”, se così la possiamo definire, e quanto c’è di Firenze in te e nella tua musica?
Cerco sempre di mettere nella musica un lato dei miei ricordi e di quello che ho vissuto a Firenze. Ho passato 5 anni a Roma e in quel periodo c’è stata proprio la voglia di tirare fuori quel lato fiorentino che è in me essendo nato lì, nonostante poi mi sia allontanato. Nel mio progetto precedente “Giovapiugiova” Firenze era molto più presente, mentre in “Animali Notturni” non così tanto, o almeno non in maniera così chiara.
Per quanto riguarda l’assenza di un vasto roster di artisti urban, credo sia dovuto dal fatto che Firenze è una città famosa per il Rinascimento, questo è quello che penso io. Questo fatto secondo me si ripercuote su tutti gli aspetti della società, come se ci fosse una sorta di tendenza a conservare e non cambiare, mantenere belle le cose così come sono e preservarle. E’ giusto, ma non c’è mai un ricambio, difficile trovare cose nuove. Di artisti Fiorentini e Toscani ce ne sono, ma è vero che non sono molti.
Perché il disco si intitola “Animali Notturni”? Immagino abbia più chiavi di lettura e significati.
Animali notturni è un viaggio di notte nella nostra parte più inconscia. Un dialogo interno in cui è presente amore e odio, ricordi del passato, sogni e incubi del presente. Significa agire d’istinto e avere paura, ma anche muoversi furtivamente, significa solitudine.
La notte si percepisce lungo i testi di tutto il disco, così come la luce nelle strumentali spesso incalzanti. C’è un contrasto. L’atmosfera a metà tra luce e buio è stata voluta da subito o si è creata da sola durante la preparazione?
Si diciamo che è una sorta di “dal tramonto all’alba”. Quando creiamo musica non ci poniamo limiti, spesso partiamo con un obiettivo ma ci lasciamo sempre un contorno di libertà che ci permette di creare anche qualcosa di inaspettato.
Il disco è molto personale. Quanto è stato difficile trascriversi nero su bianco?
Per me è stato molto più facile scrivere queste emozioni, qualcosa di vero, piuttosto che raccontare qualcosa che non mi appartiene. Mi è servito anche di più. Su alcune tracce ci ho messo più tempo rispetto ad altre ma non ho trovato grossi muri da scavalcare, questo disco è venuto fuori abbastanza naturalmente, sia a livello di scrittura che di produzione.
Un aspetto che mi ha colpito fin da subito sono le strumentali del disco, così diverse tra loro ma anche molto legate, seguono tutte la stessa strada. Come le avete realizzate e poi scelte tu e Grindalf?
Le abbiamo realizzate in base ai nostri gusti, poi non c’è un filo conduttore di genere che lega tutte le tracce ma è una sorta di quaderno delle skills mie e di Grindalf, un po’ come per dire “questi siamo noi guarda cosa sappiamo fare”. Per quanto riguarda la scelta noi non abbiamo neanche bisogno di parlarci, lo sentiamo nell’aria qual è la cosa giusta da fare, c’è una sinergia di fondo.
Molte tracce non hanno una fisionomia canonica, mi viene in mente l’ultimo brano “Pezzi Di Noi”. Sono presenti situazioni che non sono la prassi in Italia, a questo punto mi viene da chiederti quanto ti influenza la musica oltreoceano e quali sono i tuoi artisti preferiti.
Ascolto molti artisti d’oltreoceano ma anche molta musica italiana. I miei genitori fin da bambino mi hanno fatto crescere con artisti esteri e italiani. Ti dico, per quanto riguarda l’Italia, sicuramente Paolo Conte e Battiato; mentre per quanto riguarda l’estero ci sono una marea di referenze varie, dalla musica elettronica al reggae, passando per la musica brasiliana. A noi piace tanto ascoltare varie cose e secondo me si ritrova tanto nel disco. Questo disco noi l’abbiamo fatto perché ci piace essere liberi e il nostro obiettivo è rimanere tali. Per noi la cosa più importante è essere liberi di scegliere.
Come sono nate le collaborazioni? Gemello, Sina e Priestess sono dei nomi importanti.
Io e Grindalf siamo da sempre super fan di Gemello, fin dai tempi del Truceklan. Ci siamo ascoltati tutto perché veniamo da quel mondo lì e per noi è sempre stato un punto di riferimento. La base di “Accento” l’aveva già iniziata Ombra e noi siamo rimasti folgorati quando ce l’ha fatta sentire. Abbiamo iniziato a lavorarci a Roma nel periodo degli europei e durante la lavorazione abbiamo pensato che questa traccia avrebbe avuto un valore aggiunto se ci fosse stato qualcuno che aumentasse il valore con la sua scrittura. E quindi subito ci è venuto in mente Gemello. Abbiamo provato a contattarlo per vedere se gli interessasse regalarci una strofa ed essere incluso nel progetto fortunatamente è andato tutto come speravamo.
Per quanto riguarda Priestess l’ho conosciuta in una sessione di lavoro a Milano mentre stavo chiudendo alcune tracce. Già nel 2017 ascoltai il suo singolo “Maria Antonietta” e da lì mi sembrò super fresca, una roba mai avvenuta in Italia, non c’era nessuno come lei. Con Ombra e Grindalf abbiamo pensato di chiedere a Priestess di fare il ritornello. La sua voce era perfetta per fare quel ritornello e infatti secondo me è uno dei migliori del disco.
Invece Sina l’avevo sentito in una traccia con Priestess e mi sono sembrati super interessanti insieme. Quindi dopo aver sentito anche la produzione di Grindalf per il suo disco, ovvero Alghero Bachata, abbiamo provato a radunarci tutti insieme e trovare un luogo dove incontrarci, e secondo me “Certe cose” è un bel luogo.
A proposito del brano con Gemello volevo chiederti: oltre alla musica in quale altro modo affronti i tuoi sogni ricorrenti e i tuoi problemi?
Allora a me piace un sacco pescare (ride ndr). Mi piace veramente tanto, credo che pescare sia una bella metafora della vita: bisogna aspettare ma c’è il momento giusto in cui bisogna agire, essere attenti e pronti perché se quando arriva il momento non sei concentrato il pesce scappa. Secondo me è bello sfogarsi in altri modi oltre che con la musica nella vita, per poi riportare le altre esperienze nella musica stessa.
Dove ti vedi da qui a 3 anni in ambito musicale?
Non riesco a darti una risposta definitiva. Sono una persona molto aperta e non mi precludo niente, valuto step by step e quando c’è da prendere una decisione sono uno che prima ci pensa bene e poi la fa. Poi come ho detto prima l’importante per me e Grindalf è rimanere liberi.
Siamo giunti alla fine dell’intervista, vuoi dire qualcosa ai nostri lettori e ai tuoi fan?
Si, a breve uscirà un video!
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