POVERO PABLO è il nuovo disco del rapper casertano PABLO, fuori dal 18 giugno in collaborazione con Humble e Believe Digital. E’ un progetto meticcio, crudo e forte, dove convivono rap, elettronica, world music. Ogni brano rappresenta un racconto che in qualche modo ha segnato e formato il giovane rapper. Un esempio lo possiamo trovare in Non era vero, nel quale l’artista racconta la dolorosa perdita di un amico. In Milano invece narra la difficoltà di emigrare in nel grande capoluogo lombardo, in Malavita descrive lo svanire di una speranza.
L’11 giugno è stato pubblicato il nuovo singolo, Corrida, che vede la collaborazione di Ketama126. A proposito del brano PABLO rivela: “Sul palco, come spesso accade anche nella vita, siamo come tori in una corrida. Sempre al centro della scena, sotto i riflettori con gli spalti pieni. Tutti ammirano il toro, lo osservano e lo rispettano, ma allo stesso modo dagli spalti esultano per le sue ferite e tifano per la sua sconfitta.”
Il viaggio di PABLO parte da Caserta ma punta ad espandersi a macchio d’olio in tutta Italia, per questo l’artista ha deciso di utilizzare sempre l’italiano e mai il dialetto nelle sue canzoni. Alla base di questa scelta c’è la voglia di far arrivare questi racconti a tutti, perché sono la quotidianità non di Caserta ma di tutte le vite di chi cresce ai margini, dove regole e i valori cambiano.
Per saperne di più noi di Futura1993 abbiamo scambiato quattro chiacchiere. Ecco cosa ci ha raccontato.
Intervista a PABLO
É da poco uscito il brano con Ketama126. Come è stato accolto? Che feedback hai ricevuto?
Ero molto spaventato dalla reazione che avrebbe potuto avere il pubblico ascoltando questo brano, anche perché mi sto approcciando alla musica in modo diverso quindi è tutto nuovo per entrambi, per me e per loro. Ovviamente Piero (Ketama126) oltre ad essere un fratello per me, è un grande artista e musicista. Ha capito subito chi sono artisticamente e per questo lo ringrazio molto e gli voglio bene.
Fortunatamente sto avendo tantissimi feed positivi su Corrida, sono contento che il publico apprezzi quello che voglio raccontare.
Povero Pablo è il tuo primo album, perché questo titolo?
Ho scelto questo titolo soprattutto per ironizzare sul suo messaggio. Quando non riesci, quando fallisci spesso ti senti dire “poverino”, spesso proprio chi ti ha portato al fallimento ti associa questo aggettivo. Ho scelto questo titolo perché sono fiero di quello che sono stato e sono onorato di quello che sono ora.
Ogni brano dell’album racconta qualcosa che ti ha segnato. Tra tutte queste esperienze c’è qualcuna che prevale sulle altre e che ritieni più importante?
No, le canzoni per me sono come figli, li ami allo stesso modo, però Non era vero racconta di una storia che ha cambiato la mia vita, una storia che mi ha realmente segnato nel profondo.
La scelta di non usare il napoletano nell’album da cosa è data?
Adoro la musica napoletana, penso di essere il più grande fan di Mario Merola. Non utilizzo il dialetto nelle mie canzoni semplicemente perché scrivo spesso di getto e i testi mi vengono fuori automaticamente in italiano. In tutti i casi mi fa piacere che il pubblico possa ascoltare dei momenti vissuti in dialetto e capirli.
Essere contemporaneamente artista e manager di un altro artista (Speranza) può risultare a tratti un po’ nocivo? Come gestisci questo doppio aspetto della tua vita?
Sì, se ti qualifichi come manager sì. Fortunatamente nel mio gruppo non esiste una figura da manager, noi siamo abituati a darci una mano, siamo partiti da zero e ci siamo arrangiati a fare da soli tutto quello che ci serviva. Come gestisco tutto questo? Semplice, non lo gestisco da solo.
Ti sei già trasferito a Milano?
Ancora no, mi piacerebbe tanto farlo perché Milano mi ha dato vita, mi ha dato una possibilità, ma è sempre difficile lasciare la mamma, Caserta è la mia vita e lo sarà per sempre anche se la mia madre adottiva mi ha salvato la vita.
Quale sarà la difficoltà più grande che potresti vivere nel trasferirti?
Suppongo gli spostamenti, ma ormai passo più tempo a Milano che a Caserta, ho quasi capito il sistema.
Cosa vorresti che la gente capisse a pieno dall’ascolto dell’album?
Il coraggio che ho avuto nel parlare della mia vita.
Di Alessandro Pirrone
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