Mercoledì 30 Novembre, noi di Rapteratura siamo stati invitati nella sede di Sony Music Italia, per assistere alla conferenza stampa dedicata all’uscita del nuovo joint album di Tredici Pietro e Lil Busso, “LOVESICK”.
Varcando la soglia di entrata della sede della storica major, veniamo accolti da un corridoio costellato di certificazioni di dischi d’oro e platini che ci conduce verso un ascensore di vetro diretto al secondo piano, dove era collocata la sala riunione dedicata alla conferenza stampa.
Appena entrati ci imbattiamo in Lil Busso che stava facendo un video per Tik Tok (ndr. ci ha tirato in mezzo), rompiamo subito il ghiaccio e facciamo la conoscenza di Pietro e Nicola, le persone dietro gli artisti. Dopo lo scambio due di chiacchere, abbastanza informali, ci sediamo per ascoltare in anteprima qualche estratto di “LOVESICK”, e successivamente ad alcune domande di altre testate giornalistiche, diamo il via alla nostra intervista privata a Tredici Pietro e Lil Busso.
Intervista a Tredici Pietro e Lil Busso
(R= Alessandro, Rapteratura, LB= Lil Busso, TP: Tredici Pietro)
R: Allora, innanzitutto vi chiedo, come state?
LB: In forma, carichi! TP: Bene dai.
R: Come vi sentite in attesa dell’uscita del disco? Siete tesi?
LB: Fino a domani non saremo tesi.
P: Mah, nono! La tensione se ne è già andata quando abbiamo fatto quello che andava fatto (ndr. ride).
R: Okay, allora io per come ho ascoltato il disco, l’interpretazione che ho dato è anche abbastanza banale: il disco riprende principalmente tutte quante le sfaccettature di una relazione, positive, negative, legate sia alla parte più sentimentale sia a quella più fisica, giusto?
LB&TP: certo, esatto sì.
R: quindi volevo chiedervi, attualmente in che situazione sentimentale vi trovate? Se si può dire, ovviamente.
LB: Io fidanzato. TP: Io nel travaglio.
R: Avete scelto di fare un un joint album su un argomento di base molto personale relativo all’amore, al rapporto con altre persone.
LB: Sull’amore però ci siam trovati non so io, forse anche l’amicizia.
R: Come mai proprio questo argomento? Penso sia stato difficile metterlo insieme… Cos’è che vi ha accomunato? Per entrambi un periodo difficile, un periodo simile, oppure diverso, emotivamente parlando?
TP: Sì, un periodo diverso ma simile, diverso ma comunante. Noi abbiamo fatto le canzoni senza darci una direzione, inizialmente soprattutto fai così, cerchi di fare qualcosa, fai le canzoni, poi tendi a scremarle, inizi a dare un senso alla cosa. Noi avevamo dato questo mono-tema alla nostra scrittura perché eravamo in una situazione similissima ma molto diversa, comunque di forte instabilità. Per tutti i mesi che abbiamo trascorso nella lavorazione del disco sostanzialmente.
LB: Eh sì, in tre mesi l’abbiam scritto.
TP: E di conseguenza abbiamo proprio raccontato lo stato attuale delle cose, come stavamo e non è stato, non c’è stato nessun tipo di forzatura, siamo andati a fare quello che sentivamo e non è per niente tipico effettivamente. Ha avuto senso parlare vicendevolmente del nostro di rapporto, cose che abbiamo fatto solo in maniera collaterale… l’abbiamo fatto in delle tracce che ancora non sono nel disco e che poi saranno, in parte, del progetto. Ecco quei mesi lì hanno raccontato l’attualità della cosa: io stavo sotto a un treno e lui stava in mezzo a due treni, in bilico, hai presente le scene di 007? Ecco, eravamo lì. Però il treno è la cosa che ci ha uniti.
R: Alla luce di questo e alla visione che ho avuto io del disco è che LOVESICK, il singolo, rappresenta un po’ la chiave di lettura, racchiude tutto ciò che c’è nel disco.
TP: Oltre ad essere la title track è anche la sense track, è quella che più esprime il motivo di esistere.
R: Vorrei chiedervi qual è la visione dell’amore di tredici Pietro come artista, di Pietro come persona, di Lil Busso come artista e di Nicola come persona. Se la distinguete, se siete diversi nel rapporto come artisti o come persone singole.
LB: Eh secondo me no.
TP: E’ sempre la differenza tra il dire e il fare, quindi del Pietro musicale c’è la teoria e anche tanta pratica, ma c’è anche tanto di quello che dovrebbe essere o vorrei che fosse, o che non vorrei che fosse e quindi senza andare a snaturare le mie due componenti. Cioè tramite il mio personaggio non posso non dire quello che penso perché sarebbe stupido, non arriverebbe, devo essere io a dire quelle cose da Pietro persona, è chiaro. Un po’ come quando fai i discorsi e poi li metti in pratica, la musica comunque è una tendenza, è un tendere a una cosa, poi non sono il cento percento di quella cosa ma vorrei esserlo magari, e non vorrei esserlo anche in in certe situazioni. In certi pezzi racconto in una maniera estrema di tradimento, di mancanza di fiducia, di mancanza di sincerità: lì si racconta quello che non ci deve essere e lì sei estremamente sincero, poi quando invece si parla di amore, di come dovrei comportarmi e lì non sono io al cento per cento, però c’è una parte di me che non si applica nella realtà ma che nella musica è 100% me. C’è sempre un distinguo tra il dire e il fare ed è proprio della musica.
R: Nicola? Tu noti questa distinzione che ha detto Pietro oppure no?
LB: Diciamo sì e no, nel senso che secondo me è importante se parli di determinate cose così tanto vere. Lil Busso è la stessa persona di Nicola alla fine quindi io parlo di Lil Busso come figura astratta. Ovvio che se tu non lasci spazio alla verità della persona che indirettamente c’è Lil Busso e Nicola vai a costruire una cosa che non è. Ovvio che son d’accordo con lui , cioè che tra il dire e il fare alla fine c’è sempre di mezzo un tot, non il mare, c’è di mezzo un oceano. Quindi ovvio che magari Lil Busso ha una visione dell’amore così che magari è anche la stessa di Nicola, che magari Nicola non riesce ad applicare, quello son d’accordissimo. Però è quello a cui Nicola ambisce.
R: Pietro, hai detto che cerchi di parlare col cuore, di ciò che reputi sia la tua verità affinché possa passare il più possibile agli ascoltatori, quindi volevo chiedervi, cosa volete trasmettere con questo disco? Cosa pensate che arriverà facilmente e cosa pensate che potrebbe non arrivare agli ascoltatori? C’è una parte che secondo voi non verrà capita, o un pezzo, oppure proprio una vostra idea che pensate non verrà compresa o che verrà fraintesa?
TP: Guarda di questo non ho paura e non ho nessun timore di non far arrivare il mio messaggio, a me è sempre piaciuto far passare la mia fallibilità. Non lo so, mi piace mostrarmi così in una scena di cui mi sento di far parte, di cui faccio parte. La scena appare perfetta di valori, di persone appunto che ambiscono un sacco ma che poi nella realtà non sono. A me è sempre piaciuto essere fallibile, essere catalogabile come fallibile ed essere ammirabile come tale, capito? Tutti si fanno mirare come esempi, come se fossero quasi politici gli artisti d’oggi, cioè figure rette anche in cose non rette. Anche se le cose che perseguono sono completamente prive di valore, molti rapper vogliono essere coerenti coi loro disvalori, essere sempre lì, come se fossero tutti d’un pezzo, come se non avessero inevitabili sfaccettature umane. Quello che ho sempre notato io è che nel rap, nella scena urban di oggi, mancano figure che esprimono fallibilità, che esprimono umanità, quindi l’errore. LOVESICK è proprio l’errore, non lo so… è come se tutti dovessero essere dei grandi fighi per essere apprezzati.
R: Io penso che questo atteggiamento avvicini anche l’artista agli ascoltatori.
TP: Allora, da una parte sì, anche se molti ascoltatori vogliono una sorta di figura artistica dittatoriale evidentemente, cioè vogliono un Mussolini come cantante (ndr. ride). Capito cosa intendo? Uno che quello che dice lo fa, che ti devi immaginare che le persone siano realmente così, l’ascoltatore si deve sognare che quella persona, quella artistica, sia realmente un mito. Io non voglio assolutamente essere il mito di nessuno. E anzi se devo essere il mito di qualcuno voglio esserlo per non esserlo. Voglio far passare questa cosa. È sempre stata una cosa che io ho cercato di far arrivare attraverso i miei testi e la mia musica, trasmettere è l’essere fallibile, l’essere impaurito.
R: Per quanto riguarda invece la questione delle sonorità abbiamo già detto anche durante la conferenza che il disco è molto influenzato anche dalla musica elettronica, nell’accezione generale del termine. Quindi volevo chiedervi, come mai la musica elettronica per un argomento così introspettivo? Spesso e volentieri ci sono anche pezzi magari un po’ più leggeri come “Sara e Sabrina” ma ci sono anche pezzi sicuramente più introspettivi come appunto “LOVESICK” o “Outro”, come mai la scelta di questo tipo di sonorità per argomenti a volte così pesanti emotivamente?
LB: Secondo me si sposano perfettamente le sonorità da club più fisiche, chiamiamole così. Si sposano molto bene con quello che abbiamo scritto e quello che abbiamo fatto che è sempre molto fisico, anche quando si va a toccare dei temi un po’ più metaforici, metafisici, comunque c’è tanta fisicità, c’è tanto corpo, c’è tanto movimento di corpo anche nelle parole e di conseguenza il ritmo va dietro a questa cosa. Insomma, siamo stati noi ad andare dietro al ritmo e ad adeguarci, a volere prendere questo sound e cavalcarlo. Secondo me si sposano perfettamente tematiche e sonorità, sono le stesse emozioni che parlano l’una con l’altra.
R: Per quanto riguarda invece voi, oltre a essere quasi coetanei, avete in comune anche la città natale. Attualmente voi vi sentite rappresentanti di Bologna? E da Bologna vi sentite rappresentati?
TP: Indirettamente sì, assolutamente sì. Ci sentiamo fortemente rappresentanti di Bologna. Felicissimi di essere di Bolo e mi sento anche rappresentato da Bolo io. Non so se puoi dire lo stesso per la città.
LB: Sì, magari la cosa che sento è che siamo i rappresentanti della scena bolognese ma io non mi sento così tanto legato alla città anche perché io sono nato, anche a livello artistico, da tutt’altra parte. Quando sono arrivato in Italia ho solo avuto, passami il termine, “porte chiuse”. Sono sempre pronti a dirti che spacchi perché alla fine cioè quella gente lì che poi ti critica, quando vede i numeri o vede che magari tu fai più loro gli rode talmente tanto il c*lo che non ha neanche le p*lle di dirti quello che provano.
R: Ultime due domande poi vi lascio. Non è la prima volta che collaborate, abbiamo detto e visto che c’è una forte intesa e una forte amicizia. Pensate che “LOVESICK” sia una parentesi nella vostra carriera o pensate che possa essere il futuro di una linea guida da seguire sia come sonorità sia come collaborazione? Vedremo mai una sorta di “LOVESICK 2” o un altro progetto insieme?
TP: Secondo me sì. Ha settato già una linea guida principale che una parentesi, entrambe le cose. Adesso tornare in studio da soli sarà difficile. Sicuramente ci saranno sui progetti singoli, però questo questo è solo l’inizio per noi due, it’s just a beginning.
R: Più nello specifico, magari un po’ prima del prossimo progetto, vedremo un 3€ al secondo?
TP&LB: Chissà. Non è ancora in cantiere.
R: perché prima voi avete citato Gemitaiz e Madman. state seguendo la linea di “Veleno” e “Veleno” è una saga (ndr. ride)
LB&TP: È una saga! È l’inizio di una saga, come “Veleno, come Lo-Fi di Tedua (ndr. ride)
R: Vi faccio proprio l’ultima domanda. “LOVESICK” è un titolo abbastanza autoesplicativo ma secondo voi, personalmente, quand’è che una relazione si può definire tossica o malata? Quand’è che vi ritrovate magari in una situazione che non riuscite proprio a gestire nonostante vi rendiate conto che di sano c’è poco niente?
TP: Quando vorresti uscirne ma non ne sei in grado.
LB: Per me è anche quando uno idealizza l’altro in un modo sbagliato e si finisce per discutere sempre sull’idealizzazione che hai di quella persona che hai davanti, finendo per farla diventare tossica la cosa perché fraintendi dall’altro cose che non sono sue.
R: Volete dire qualcosa ai lettori di Rapteratura?
TP: Allora a tutti i fratelli di Rapteratura fateci sapere qui sotto cosa ne pensate del disco. Dovete essere più onesti intellettualmente possibile. Scriveteci, fateci sapere cosa ne pensate! Ascoltate il disco fino ad avere un’idea di quello che è secondo voi e ditecelo!
LB & TP: E ascoltatelo dall’inizio alla fine, per piacere, questo sarebbe bello, ci farebbe un grande piacere.
LB: Non ascoltate subito quella con Villabanks! (ndr. ride)
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