In occasione dell’uscita del secondo progetto degli Slings siamo stati invitati nella sede della Sony per un’intervista ai due rapper. Il nuovo progetto s’intitola Traphouse e nel corso dell’intervista comprenderete come questo sia in realtà una vera e propria dichiarazione d’intenti verso tutta quanta la scena.
Ibra the kid e Prince the Goat sono i due rapper che compongono gli Slings, e l’intervista parla anche dell’attesa per il lancio stesso del disco perché, poche ore dopo, ci sarà il listening party (a cui siamo stati) per il lancio dell’album ma… lasciamo subito la parola a loro.

Ciao ragazzi, come state? Come vi sentite per il lancio dell’album?
Prince: Siamo carichi, io sono un po’ agitato per stasera, ma penso che sia una cosa normalissima e sono sicuro che andrà bene.
Ibra: Anch’io uguale, sono un po’ teso ma contento finalmente di far sentire questi pezzi a tutti.
Prima di andare a scavare nel prodotto, sono curioso di chiedervi: quali sono le vostre origini? Nel senso in cui qual è la vostra storia; quella di Ibra the boy e di Prince the goat prima della creazione degli Slings?
Prince: Io sono ghanese. Sono nato in Ghana e sono venuto qua quando avevo 7 anni. Ho fatto le scuole qui e proprio a scuola ho avuto la fortuna di conoscere Ibra, il mio socio che conoscono da quando sono piccolo e con cui ho fatto tutto insieme. Ci siamo persi un po’ nel percorso della nostra vita, però dopo ci siamo ritrovati giocando a calcio a 16 anni e poi da lì abbiamo continuato a fare tutto insieme. Avendo poi in comune la passione per il rap, abbiamo creato questa crew: gli Slings.
Ibra: Io invece sono nato proprio qua a Brescia, poi quando ero alle elementari mi sono trasferito in questo paese in provincia di Brescia dove ho conosciuto Prince. Quando eravamo piccoli, tipo alle scuole medie, non avrei mai pensato di cantare, mentre lui già faceva le gare di freestyle e aveva fatto anche qualche pezzo. Dopo qualche anno, un nostro amico ha iniziato a fare i beat e abbiamo deciso di provare a rapparci sopra e da allora abbiamo iniziato a fare i primi pezzi.
Quali sono gli artisti che vi hanno avvicinato al genere?
Prince: Io posso dire 50 Cent e Eminem perché da piccolo ho guardato 8Mile e Get Rich or Die Tryin’ e da lì ascoltavamo tutte le canzoni di 50 Cent; vivevamo un po’ nella bolla di essere come loro anche se non era così.
Ibra: Anche per me uguale la passione per il rap è nata con 50 Cent, poi dopo sono arrivati anche Young Thug, Future, Migos. Quando eravamo piccoli ci ascoltavamo insieme la musica di 50 Cent e facevamo finta di essere lui quindi possiamo dire di essere cresciuti ascoltando lui.
Prince: Io, tra, l’altro non ho mai comprato un cd di un cantante. L’unico cd che ho comprato lo ricordo ancora: 22 euro e 90 centesimi, che appunto era quello di Eminem. Fondamentale.
Sempre su questa scia vi volevo chiedere per quanto riguarda la creazione di Traphouse avete avuto artisti di riferimento da cui avete tratto ispirazione? Se sì, quali sono stati?
Ibra: Pensando ai vari pezzi, forse questo è un disco in cui siamo stati influenzati più da rapper donne invece che da rapper uomini. Penso a Sexyy Red e GloRilla che sono nuove artiste americane. Poi ovviamente siamo sempre ispirati ai Migos quindi di loro c’è sempre un qualcosa, però, in generale, se nei primi progetti partivamo sempre da ispirarci a qualcuno in questo progetto abbiamo invece trovato una nostra linea, facendo le cose come ce le sentiamo noi.
Nella Traphouse c’è dentro un bel po’ di gente, vi va di parlare di queste nuove e vecchie collaborazioni?
Prince: Sono tutti in attesa del pezzo con Shiva e Niky Savage. Inizialmente di quel pezzo avevamo unicamente la strofa di Nicky, poi siamo andati in studio con Shiva e lui è rimasto talmente gasato da voler fare assolutamente la strofa su quel beat. Noi ci siamo guardati e ci siamo detti: “questo qui non lo fa davvero”. E invece il giorno stesso ci manda la strofa e dice: “raga questo pezzo spacca”. Così ci siamo gasati e abbiamo deciso di mettere il pezzo nell’album. La gente è in hype perché non si è mai sentito Niky Savage, cioè un artista completamente nuovo che esce con uno dei rapper che sta spaccando di più in questo momento e quindi alla gente fa strano. Perché, se vai ad ascoltare gli album che fanno uscire gli altri, a meno che non siano album di produttori i feat sono sempre gli stessi, tanto che la gente dice “va bene, ma ormai questa roba l’abbiamo già sentita in tutte le salse”.

In “Traphouse” si riconferma la vostra attitudine da club, da ballo più che di riflessione, anche se non mancano episodi che si distaccano come “Coraggio” e “Intro”. Al netto di ciò, cosa rappresenta per voi questo progetto? Se provassimo a condensare in breve il messaggio che volete trasmettere con questo progetto, quale sarebbe?
Ibra: Noi a livello di carattere, proprio nel senso di artisti, non siamo persone impostate che seguono un personaggio e penso che Traphouse voglia dire anche questo. Perché facciamo vedere tanti nostri lati senza fingerci ciò che non siamo: il lato festoso, il lato del cuore spezzato, il fatto che abbiamo avuto un passato difficile e noi ci siamo voluti aprire con sincerità e spontaneità.
Sono particolarmente curioso di chiedervi: com’è nata la prima collaborazione con Bello Figo? È interessante che si sia riproposta poi nel tempo. Che rapporto avete con lui?
Prince: Noi prima di collaborare con un artista tendiamo a stringerci un rapporto di amicizia. Ciò vale per Bello Figo così come per tutti gli altri artisti che sono dentro il progetto, con Bello Figo era da tanti anni che ci sentivamo e ci eravamo già promessi che, quando ci sarebbe stata occasione avremmo collaborato insieme. Lo abbiamo già fatto nell’album precedente che si chiama Wave e anche quel pezzo è andato abbastanza bene. Questo pezzo nuovo che si chiama ABC è un anno che ce l’avevamo pronto, ma ci siamo detti che lì sopra la persona perfetta era Bello Figo perché diciamo che era tutto un po’ troppo ordinato, con messaggi a cui giravamo intorno, così ci siamo detti, magari, lui arriva, lo stravolge ed è proprio quello che ha fatto. Avevamo bisogno di quello per quel pezzo. Con lui abbiamo un bellissimo rapporto, io lo sento tutti i giorni, mi manda le classifiche gasato di dove è arrivato il pezzo. Sono molto contento di questo rapporto.
Cosa ne pensate di quello che ha detto Bello Figo nella sua intervista a Vice nel format “Personal”? Pensate che il suo punto di vista si sposi anche con la vostra esposizione mediatica?
Ibra: Secondo me lui, un po’ negli anni si è tranquillizzato ma all’inizio era un personaggio molto estremo, anche a livello di contenuti. Le persone in generale tengono sempre la prima impressione che hanno di un artista, ma poi, secondo me nel tempo è cambiata la musica, è cambiata la percezione di certe cose e quindi nel tempo ci si è resi conto che lui era avanti sotto molti aspetti. Perché poi sono arrivati artisti che hanno fatto la stessa identica cosa che ha fatto lui e sono diventati capi della trap in Italia. Quindi secondo me Bello Figo merita più rispetto, più crediti per quel che ha fatto e fa, e negli ultimi anni si è anche impegnato di più sull’aspetto musicale. Lo senti quando è in studio che è uno che ci va da tanti anni, lo senti che è uno che è capace, che è forte. Soltanto che c’è un pregiudizio che forse ora sta andando via perché ABC sta andando molto bene, adesso, esce anche con il feuturing con Villabanks e Guè, quindi, sembra che la gente adesso stia capendo.
Visto che abbiamo parlato di Villabanks, vorrei chiedervi anche del vostro rapporto con lui. Com’è nato? Come vi siete trovati?
Prince: La cosa con Villa era nata durante il primissimo lockdown, ci eravamo sentiti su instagram e in videochiamata ci siamo detti “facciamo un pezzo insieme”. Avevamo una base con cui dovevamo fare un pezzo insieme ad un altro artista che ci ha paccato, poi l’abbiamo fatta sentire a lui che si è gasato. Siamo andati a casa sua. Ci ha fatto la strofa e da lì siamo diventati proprio amici perché con lui abbiamo costruito proprio un rapporto di amicizia che ora va avanti da parecchi anni. Penso sia l’artista con cui abbiamo più collaborazioni perché si è creato un vero rapporto di amicizia.
Nel vostro pezzo in collaborazione con Villabanks avete rappato su sezioni ritmiche diverse da quelle americane o italiane, cioè, avete rappato sull’afrobeats. Secondo voi è un genere a parte rispetto all’hip hop oppure è una delle sue declinazioni? Potrebbe avere successo in Italia?
Prince: Per me è un genere diverso dall’Hip Hop; infatti, è un genere molto invidiato dagli americani perché sono gli africani che lo fanno. Gli africani hanno sempre fatto quello, cioè non è che hanno mai cercato di fare un altro genere rispetto all’afro e noi ci sentivamo di fare anche questo visto che sono le nostre origini. Quindi lo abbiamo fatto per far vedere alla gente che c’è questo genere che sta andando molto bene, che è un genere musicale molto figo e crediamo che pian piano arriverà anche in Italia.
Come avete scelto la produzione di “Coraggio”? Qual è la storia del brano? Avete mai pensato a fare più pezzi con questo appeal più classico?
Ibra: “Coraggio” è nato da un beat di Reidon e i cori sotto sono stati fatti da Heartman con la sua voce pitchata. È nato poi tutto da Prince che ha scritto di getto quella strofa lì, tant’è che questo dovrebbe essere uno dei pezzi che abbiamo in mano da più tempo se non mi sbaglio. Prince ha fatto la strofa e poi insieme, in studio, ci è venuto quel ritornello fatto da me. Io ho impiegato tanto tempo per fare la strofa perché non sapevo se rappare o farla più melodica e quindi ho fatto tanti tentativi prima di arrivare alla versione finale. Sarebbe bello fare altri pezzi con un mood più tradizionale. Vediamo adesso come va, ma ci starebbe in futuro di farne anche altri.
Prince: Dato che la gente pensa che per noi sia più facile fare pezzi da club, ci tengo a sottolineare invece che a noi viene più facile fare i pezzi diversi, dove devo raccontare qualcosa della mia vita. Mi viene molto più facile parlare di ciò che vivo che fare i pezzi dove devi cercare la sonorità diversa, perché sennò risulti uguale all’altro pezzo, e infatti si fa sempre più difficile. Questa è una cosa che anche altri artisti stanno provando a fare, perché magari vedono che con noi funziona. Quando vai a fare un pezzo da club devi sempre arrivare con l’intenzione di far capire a tutti che stai facendo la tua cosa meglio degli altri ed è anche questo per cui abbiamo chiamato il progetto Traphouse; poiché la maggior parte dei singoli che ci sono, sono con lo stile che abbiamo portato noi e se lo fa qualcun altro non è Slings.
Cosa prevedete di fare in futuro? Avete per caso in mente di intraprendere anche lavori solisti?
Prince: Noi innanzitutto vogliamo crescere a livello artistico, cioè, vogliamo collaborare con artisti all’estero, magari nel genere afro collaborando anche con artisti non per forza famosi però con artisti che ti danno quella cosa lì e ti fanno migliorare. Il nostro obiettivo è quello di migliorare come artisti. Poi noi già in passato quando abbiamo iniziato non c’è mai stata quella cosa di dire che dobbiamo fare la canzone per forza insieme.
Ad esempio, in Diamanti c’è Ibra che canta e io non ci sono perché mi sono accorto che aveva fatto la Hit e aveva spaccato e magari io rappando lo avrei rovinato, così per il bene del gruppo e della canzone mi sono detto che era meglio non farla. Come quando io ho fatto Stupido, Ibra ha visto che il pezzo era perfetto così e che magari la sua strofa l’avrebbe un po’ rallentato e quindi ha deciso di non farla. Quindi, noi come artisti vogliamo crescere a prescindere: è ovvio che, se avessimo la possibilità di fare una collaborazione con altri artisti dove chiamano solo me o solo lui, ben venga. Non l’abbiamo ancora fatto perché non è ancora capitato.
Siccome noi siamo uniti nelle canzoni, riusciamo fare una strofa alternata quindi la gente per ora vuole il prodotto Slings, ma se qualcuno richiedesse Ibra perché su quella canzone ci voglio il suo ritornello, ben venga, è sempre una crescita artistica per noi. Se lui spacca in una canzone con un altro e quel pezzo va in alto, allora andiamo in alto come Slings, capito?
Abbiamo finito ragazzi, vi ringrazio per il vostro tempo e per il vostro album. Di solito nell’ultima domanda lasciamo carta bianca, quindi vi passo la parola. Volete dire qualcosa ai nostri lettori o ai vostri ascoltatori?
Prince e Ibra: Grazie a voi ragazzi, ci vediamo questa sera al listening party, non vediamo l’ora che il disco sia fuori e che se lo possano pompare i nostri ascoltatori.
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