La musica che ascolti e i colori per cui tifi sono parte integrante del curriculum sociale di ogni italiano. Questi due mondi a volte s’intrecciano, e come potrebbero non farlo direte voi. La verità è che in Italia forse non lo fanno abbastanza.
In particolare, il Rap e il Calcio sono due punti cardine della cultura italiana, ma se per il secondo si parla di una storia ultradecennale, il primo solo da pochi anni. Si potrebbe quasi dire che Lazza a Sanremo sia il punto di non ritorno: il rapper tatuato con brani tutt’altro che sole-cuore-amore nel proprio repertorio (anche se meno noti) è entrato nelle case degli italiani. Ci è entrato con “Cenere” è vero, ma Lazza è riconosciuto come rapper e lui stesso si riconosce come tale.
Febbraio è stato il mese di Sanremo, ma è anche il mese del ritorno delle coppe europee. Mi sembra il periodo giusto per mettere in campo un quesito. Ma perché calcio e rap sono così distanti tra di loro in Italia?
Guardiamo un attimo fuori. In Francia c’è un’appartenenza fuori dal comune in tal senso: prendiamo come esempio 13 Organisé, album 100% marsigliese di cui abbiamo già parlato in un articolo che sì, non è incentrato sulla squadra di club della città, ma che invece la tiene come struttura portante dello spirito d’aggregazione di tutta Marsiglia. Persino il video del singolo di maggior successo Bande Organisée è girato al Vélodrome, casa de les phoceens. Altro iconico esempio e forse più inerente a ciò che voglio dire è la famosa “Ramenez la coupe à la maison” dell’artista Urban Vegedream, pubblicata alcuni giorni dopo la vittoria dei Mondiali del 2018 da parte della nazionale francese. Per non parlare poi dell’Inghilterra. Ma l’Italia in tutto ciò?
Non voglio dire che la componente calcistica sia del tutto assente, ma è più di contorno di quanto potrebbe essere. Sono pochi i brani dedicati unicamente al calcio e ancor meno sono quelli genuini. L’esempio più recente è sicuramente quello di “Guasto d’amore” di Bresh, un vero e proprio lascito passionale al Genoa, tanto da essere suonata allo Stadio Luigi Ferraris. Un gesto d’amore (più che un guasto) per il Grifone che non credo abbia eguali nel proprio campo e che mi ha spinto a volerne di più e a pormi il quesito. Perché non esiste solo l’amore carnale e questo l’italiano calciofilo lo sa bene.
E’ anche vero che i pochi avvicinamenti tra i due mondi non hanno prodotto esperimenti dai risultati eccellenti, né in termini di qualità né in termini di consenso. Impossibile dimenticare “#Rossoneri” di Emis Killa e Saturnino o l’evento organizzato dall’Inter per la presentazione della terza maglia nel 2019 in cui, di fronte all’intero gruppo squadra, si è svolta un’esibizione di Tedua che ha destato ilarità sia sui social che sui volti dei calciatori presenti (decisamente un evento che poteva essere organizzato meglio).
Al contrario, “La pelle del puma” di Ernia, brano realizzato per celebrare la partnership tra Milan e Puma, ha decisamente un altro sapore.
La verità è che ad unire calcio e rap è la componente culturale: è più comodo ad arrivare alle persone se gli parli di fatti che conoscono, e con il calcio vai sul sicuro. Achille Lauro che cita Paul Gascoigne (calciatore inglese che ha militato tra le tante con Tottenham e Lazio) ricordato perlopiù per la sua vita extracampo sopra le righe; o MadMan che cita Juninho Pernambucano (centrocampista brasiliano che ha fatto le fortune del Lione in Francia) celebre per il suo tiro straordinario, sono solo degli esempi (vi consiglio la lettura di quest’articolo de L’Ultimo Uomo per scoprire qualche rima sfiziosa sui calciatori). Si tratta di convenienza, e va anche bene così, nessuno vuole fare l’avvocato di nessuno. E’ però evidente che nella quasi totalità dei casi si tratta di nominare personalità carismatiche che cozzino con l’attitudine Hip-Hop o con una caratteristica particolare che lega il calciatore all’autore della rima. Ma non c’è una vera e propria appartenenza che vada oltre il tifo e che vada a legarsi con la musica, o almeno non sembra esserci tra il rapper italiano e la squadra della propria città. Sì, nei videoclip appaiono spesso le divise ufficiali delle squadre di Milano, Roma o Napoli a seconda della città dell’artista, ma qui ci si sta interrogando su altro.
Riflettendoci, l’unica appartenenza italiana che sembra unire il calcio e il nostro genere preferito si pone all’apice di una relazione a forma di piramide: la moda. Non sono molti gli esempi che rappresentano la commistione di questi tre mondi. L’ultimo in ordine cronologico e di vicinanza è la giacca realizzata in collaborazione tra Milan e Off-White e indossata da Lazza sugli spalti di Milan – Tottenham lo scorso 14 febbraio. Se i tre mondi non si incastrano quanto dovrebbero, almeno il calcio e il rap vivono in relazione alla moda autonomamente: basti pensare che ogni squadra ha il proprio sponsor tecnico e a quanto i rapper pongano al centro dei propri testi gli stessi brand. La moda è un punto in comune, ma gli altri due restano comunque due rette parallele.
Una postilla che merita attenzione sono i calciatori che fanno anche rap. Il caso più celebre è quello di Rafael Leao, calciatore del Milan classe ’98, che ha pubblicato brani e un album nel 2021 sotto lo pseudonimo WAY45. Un esempio di come le due passioni, comuni a molti suoi coetanei, riescano a incontrarsi, seppur in un modo particolare. I due brani di Pierluigi Gollini (portiere del Napoli), di cui uno con Vegas Jones, ne sono un altro. E’ più facile che i calciatori facciano i rapper che il contrario, ma per questo non servo io a spiegare il perché.
Ma, più semplicemente, la domanda da cui parte tutto è perché i rapper non rendono il calcio più centrale? Non perché debbano, però è curioso. Come se ci fosse una sorta di ostracismo dei rapper nei confronti di questo sport. Se fosse per una sorta di lotta al conformismo sarebbe un controsenso, dato che se prima da grandi si sognava di fare il calciatore oggi si sogna di fare il rapper.
L’ispirazione viene dagli Stati Uniti e lì si omaggia l’NBA, ma perché qui non si omaggia il nostro sport di punta? Oltre la semplice rima, oltre il riferimento culturale. L’Italia è uno dei paesi più calciofili al mondo e si dice spesso che “gli italiani scendono in piazza per il calcio ma non per la politica”, il che è vero. Forse ti rende più Hip-Hop citare Michael Jordan, ma un conto è nascere a Chicago, un altro è nascere qui.
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