Analogamente a quanto detto in un articolo passato, la città di Marsiglia e la sua scena musicale sono un unicum e viaggiano entrambi verso la stessa direzione. Pur volendo puntare la lente di ingrandimento su tutto il suolo europeo, si fatica a trovare anche solo qualcosa che si avvicina a questa visione. In Italia esiste Napoli come città fortemente identitaria e legata alle sue tradizioni e iconografie; in Germania, invece, troviamo Amburgo, grazie anche al quartiere Sankt Pauli e all’omonima squadra calcistica, simbolo che rappresenta ben più di una società sportiva. In ogni caso, nessuno degli esempi citati riesce anche solo minimamente a sedersi allo stesso tavolo dei provenzali.
Marsiglia, le planète Mars
Come sostiene la docente Chong J. Wojtkowski (2006), i rapper di questa città considerano loro stessi prima come marsigliesi in luogo di francesi o addirittura maghrebini. Ciò ha radici che vanno ben oltre la musica, con particolari riferimenti all’influenza parigina nel resto del paese. Pertanto, a causa dell’estraneità a tutto ciò, Marsiglia ha sempre conservato e aggiornato, con l’influsso di immigrati soprattutto dal Maghreb, il proprio nucleo di influenza.
I primi a riconoscere ufficialmente questa idiosincrasia sono stati gli IAM, nella prima metà degli anni Novanta, giocando sulle prime lettere in comune tra il nome del pianeta rosso e il loro luogo di provenienza. Questo legame, quasi di protezione verso la propria casa, è andato consolidandosi nei decenni successivi. Infatti, l’orgoglio dei cittadini li porta sostanzialmente difenderla dagli attacchi dei media, che ne mostrano soprattutto il lato violento e in difficoltà, ignorando completamente gli spunti aggregativi e di inclusione socioculturale. Proprio per questo motivo, la notion of place gioca un ruolo fondamentale nella comprensione di questo fenomeno.
Marsiglia va considerata come una molecola, con tanti atomi che la compongono e tra questi non si può non includere anche il calcio, rappresentato dall’Olympique de Marseille che, settimanalmente, grazie ai battiti di circa 67.000 tifosi presenti al Vélodrome, rende vivo l’intero corpo cittadino. A sugellare il patto di sangue che lega la musica e il calcio è la creazione dell’etichetta discografica del club marsigliese e della BMG, finalizzata alla promozione di artisti locali e alla valorizzazione del marchio sportivo.
Il rap di Marsiglia come fenomeno culturale e veicolo espressivo
La Francia ha accolto benissimo il genere, fin dagli albori. Esso viene visto dagli emarginati, tendenzialmente di origine africana, come una forma di riscatto verso un sistema deleterio nei loro confronti. La caparbietà degli artisti transalpini ha fatto sì che divenisse la seconda industria mondiale, dietro solamente ai padroni di casa degli Stati Uniti.
Nel tredicesimo dipartimento, il rap diviene popolare grazie al dirompente successo commerciale degli IAM, collettivo rivoluzionario che darà il via alla golden age del rap a Marsiglia e autore di L’École du Micro d’Argent, uno dei dischi rap europei più importanti di sempre. Come loro, anche la Fonky Family, i 3e Œil, gli Chiens de Paille e gli Psy 4 de la Rime si fanno conoscere al grande pubblico. Le liriche trattano principalmente dei problemi delle banlieue, di povertà e di scontri con la polizia. Normale amministrazione in queste latitudini.
Tuttavia, è bene ricordare che Marsiglia non è un posto come tutti gli altri e che l’hip hop è un fenomeno culturale, Non a caso, il regista Gérard Pirès nel 1998 decide di coinvolgere Akhenaton, membro degli IAM, nella realizzazione del film Taxi. L’artista aveva il compito di comporre l’intera colonna sonora, che sarà, come prevedibile, un album a ritmo di rap locale. La scelta si rivelerà assolutamente azzeccata, considerato che il lungometraggio otterrà un grande riscontro e, di conseguenza, il rap a Marsiglia si radicherà ancora di più nel tessuto sociale dell’urbe. Secondo i dati della FNAC, anche la colonna sonora registrerà numeri da capogiro, arrivando a toccare le 600.000 copie vendute. Il bilancio degli anni Novanta è assolutamente positivo, dato che la città focea è l’unica a rivaleggiare e tenere testa alla capitale Parigi. Difatti, non sono rari i paragoni tra gli IAM e i Suprême NTM, ossia i maggiori esponenti delle due fazioni.
Ciononostante, i primi anni del nuovo millennio risultano essere più stagnanti, facendo vivere un lento declino al rap a tinte biancoazzurre. Artisti come Keny Arkana, Soprano, Alonzo e L’Algerino tengono alta la bandiera ma solamente con l’arrivo di nuova linfa come SCH, Naps, Soso Maness e Jul che si avverte nuovamente uno scossone nella musica urbana. La seconda metà degli anni Dieci del Duemila segna la rivincita della città, con una escalation di successi che consacra Marsiglia come uno dei centri principali del rap made in Europe. In particolare, per comprenderne la portata, è opportuno menzionare che, in meno di 10 anni di carriera e con la sua label indipendente, Jul è diventato il rapper con più copie vendute di tutta la storia del rap francese. Proprio a lui e alla sua squadra si deve la creazione del nuovo suono di Marsiglia, totalmente differente da tutta la storia del rap cittadino, anche se sono state unite le più grandi influenze a livello culturale e musicale.
L’influenza del rap di Marsiglia su scala europea (e non solo)
Le nuove vesti danno nuovi riflettori alla città, che si compatta sempre di più. Da questo nasce anche un nuovo spirito aggregativo e un’ispirazione che collima in 13 Organisé, un album 100% marsigliese. Il disco presenta unicamente rapper e produttori provenienti dal capoluogo della Provenza. Trainato dal singolo Bande Organisée, che verrà certificato due volte disco di diamante, l’album non fa altro che inorgoglire gli artisti del Sud della Francia. In realtà, non finisce qui poiché per un bene superiore arriverà in seguito anche Le Classico Organisé, unendo Parigi e Marsiglia e sottolineando che la rivalità è sana competizione.
A differenza del passato, la città riesce a imporsi anche a livello internazionale, risultando una fonte di ispirazione per rapper stranieri, come per esempio Morad e Rhove. Entrambi sono alcuni tra i nomi più in vista delle rispettive scene nazionali, dove il primo in terra iberica rappresenta una speranza per un’intera generazione. Infatti, Morad, originario di L’Hospitalet de Llobregat (Catalogna, Spagna), non ha mai negato l’influenza francese nel suo processo creativo. Ciò è testimoniato anche dal suo primo disco ufficiale M.D.L.R., acronimo di Mec de la Rue (Ragazzo di Strada). Il rapper catalano però fa anche un ulteriore passo, personalizzando il suono di Marsiglia e dandogli dei nuovi impulsi a livello interpretativo. Così facendo, è possibile notare la sorgente ma anche un lavoro di adattamento da parte dell’artista spagnolo.
Allo stesso modo, anche in Italia qualcosa si muove in questo versante e Rhove, una delle nuove voci principali italiane, ha fatto di Marsiglia e della Francia il proprio modello. Nella sua musica, infatti, non sono rari riferimenti all’esagono o addirittura l’utilizzo di termini francesi, sottolineando ancora una volta la sua vicinanza a questo stile. Inoltre, sia Rhove che Morad hanno più volte collaborato con produttori francesi, come per esempio Voluptyk, che pianta la bandiera a ogni strumentale prodotta.
Infine, è opportuno menzionare una cosa piuttosto singolare: il superamento dell’Oceano Atlantico e l’arrivo in terra americana, una cosa assolutamente inedita per il rap europeo. Più nel dettaglio, dopo un periodo buio, 6ix9ine torna a fare sentire la sua voce, pubblicando un estratto de suo nuovo singolo. La particolarità però è che la strumentale, se messa a confronto, risulta pressoché identica a quella di Bande Organisée. Inoltre, pure i colori bianco e azzurro rimandano a quelli del video originale e dell’Olympique de Marseille. Ciò ha destato non pochi sospetti tra i fan, che si sono precipitati sotto ai commenti dei vari post che ripubblicavano il video per far notare la somiglianza tra i due brani. Prendere in prestito e ispirarsi sono due cose che inorgogliscono Marsiglia ma prendersi gioco e approfittarsi di loro senza nemmeno citare dove si è preso spunto alimenta un fuoco che in Francia non sono intenzionati a spegnere. Dunque, potremmo essere agli albori di ciò che Coyote Jo Bastard in un documentario di Noisey definiva come “una dichiarazione di guerra del rap europeo nei confronti di quello americano”.
Per concludere, la scena europea è sempre più unita e le collaborazioni non sono mai state così assidue. Il che è solamente positivo, viste le porte che si aprono per tutti i rapper del continente. Logicamente, non sappiamo come si evolverà la disputa Marsiglia – 6ix9ine né se ci saranno ulteriori canzoni su questo stile, anche se molto difficile. In ogni caso, da un po’ di anni a questa parte tutta Europa e non solo deve fare i conti con Marsiglia e con la forza degli artisti della città focea, che hanno saputo imporsi tanto in territorio nazionale quanto internazionale e non sembrano destinati a fermarsi.
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