Festival della canzone italiana. Italiana. Quell’aggettivo arde, scintilla, abbaglia, perché porta con sé delle implicazioni, linguistiche, nazionali, politiche: nella sua ambiguità, quell’attribuito cela e schiude significati nuovi, a seconda dell’interpretazione che gli si vuole dare, al mutare della preposizioni che si utilizza per cercare di renderlo meno criptico.
Festival della canzone in Italia? Festival della musica sul territorio nazionale? Festival della lingua dei libri di grammatica? La definizione stride e diventa un’arma per tutti quelli che la impugnano nell’instancabile battibecco delle polemiche.
La storia la sappiamo tutti. Geolier ha partecipato alla kermesse musicale più importante dell’anno con un brano quasi interamente in napoletano, “I P’ ME, TU P’ TE”, e fin dall’origine ha generato una pluralità di interrogativi nelle opinioni dei più scettici.
Una canzone in dialetto può gareggiare al festival della canzone italiana, pur non essendo, tecnicamente, in italiano? La risposta non tarda ad arrivare dallo stesso direttore artistico del Festival, alla vigilia della prima serata dell’evento: Amadeus ha deliberatamente scelto, nonostante il regolamento imponga il contrario, di accogliere la canzone di Geolier tra le 30 gareggianti.
Fermiamoci, contestualizziamo, allarghiamo lo sguardo. Amadeus conduce il Festival di Sanremo da cinque anni a questa parte e, ormai chiaramente, il suo nome viene legato alla grande rivoluzione che la competizione ha affrontato in questo lustro. Il palco dell’Ariston ha fatto la muta e si è svecchiato, lasciandosi alle spalle quella patina di pomposità e rigidità, a favore di uno spettacolo che tenta di avvicinare le nuove generazioni ad un evento capitale per la cultura italiana.
Sanremo, oltre a essere una competizione canora e artistica di spicco, da cinque anni a questa parte è un grande evento che si incastra perfettamente nelle dinamiche dei social network, generatore di interazioni, di commenti, di una telecronaca selvaggia sui gruppi Whatsapp e sotto ai post. La platea, prima così distante dalle nuove generazioni, è diventato uno spazio con i quali i telespettatori posso interagire attraverso il Fantasanremo, l’incubatore dell’imprevisto, di tutto ciò che è fuori scaletta, il legame diretto tra il salotto di casa e il cantante in gara.
Sanremo è diventato transgenerazionale, di chi guarda il “Festivàl” da 50 anni e di ha cominciato ieri, accontenta e unisce tutti. Non stupisce se sul palco dell’Ariston I Ricchi e Poveri gareggiano con La Sad, se Il Tre rivaleggia con Fiorella Mannoia. E se andiamo indietro negli anni, questi strani accoppiamenti continuano a sfavillare: nel 2023 Anna Oxa fronteggiava Madame, l’anno prima Iva Zannicchi faceva a pugni con Sangiovanni, e quello prima ancora si sorrideva a pensare che i Maneskin gareggiassero con Orietta Berti.
Sanremo è di tutti e per tutti. Le 30 canzoni che sfilano sul palco sono un microcosmo del panorama musicale italiano in cui presente e passato si alternano per cercare di accontentare qualsiasi tipo di pubblico: Amedeus ha fatto in modo che tra i gareggianti ci fosse sempre almeno un rappresentante di ogni fetta del mercato musicale italiano, dalle nuovissime leve, ai semisconosciuti, passando per la vecchia guardia sanremese.
E quest’anno, nell’Italia che viene rappresentata dai cantanti, c’è anche Geolier, anzi, c’è soprattutto Geolier, nonostante la sua canzone sia in dialetto. E va benissimo così.
Il Coraggio dei Bambini, a sette giorni dal rilascio ha raggiunto la prima posizione nella Top Global di Spotify. Oltre il dialetto, oltre la nazione. L’album, oltre ad aver collezionato cinque dischi di Platino, è stato il disco più venduto in Italia nel 2023, con oltre 250.000 copie distribuite.
Ad oggi, il rapper di Secondigliano conta 5,6 milioni di ascoltatori mensili su Spotify, ed è proprio dalla piattaforma di streaming che proviene il dato più interessante, ossia la lista delle città dalle quali proviene il maggior numero di riproduzioni. Quasi 1 milione e mezzo di play vengono da Milano, seguita con 800.000 riproduzioni da Roma. Napoli conta solo 386.719 ascolti. Oltre la città, oltre il territorio.
Geolier è il fenomeno musicale più dirompente dell’anno, che si lascia alle spalle qualsiasi tipo di discriminazione dialettale, che oscura qualsiasi polemica sulla presunta necessità dei sottotitoli durante l’esibizione sanremese. Se Amadeus avesse volutamente lasciato fuori gara il brano di Geolier, perché in lingua napoletana, avrebbe offerto al pubblico dei telespettatori un mosaico della musica italiana, al centro del quale sarebbe mancata la tessera più importante.
Apriamo i dizionari, affamati di una definizione di lingua, nella disperata ricerca di cosa voglia dire dialetto. Scanniamoci nel cercare le clausole del regolamento, ma non dimentichiamoci la musica. “I P’ ME, TU P’ TE” è il pezzo più ingombrante di un Sanremo che è sempre più poliedrico e fluido. Cambiamo le definizioni: non più “Festival della canzone italiana”, ma “Festival della musica in Italia”.
A questo si aggiunge altro, che va ben oltre la qualità intrinseca del brano, ed è la narrazione che l’artista stesso è riuscito a creare all’interno del pezzo: una storia che inizia nel momento stesso in cui Geolier viene annunciato da Amadeus in diretta su Rai 1 nelle ultime settimane del 2023. Da lì la città non è riuscita a trattenersi dal fare quello che le riesce meglio in questi casi: aggrapparsi ad un eroe.
Quello che il rapper ha fatto, non è stato altro che assecondare la naturale idolatria di Partenope nei suoi confronti: si è presentato in conferenza stampa con la maglia dei Co’Sang, sul Green Carpet con la tuta del Napoli, portandosi sulle spalle il favore di un intero territorio che si è riconosciuto in un ragazzo di appena 23 anni. Geolier, invece, è riuscito a fare delle strade dov’è cresciuto il suo palco e dell’Ariston la strada maestra da calpestare per essere assunto nell’Olimpo degli eroi neri di Partenope.
Questo attaccamento irrazionale e smodato è il gioco a cui stiamo assistendo sui social, quello che sta alimentando l’odio sotto i contenuti dedicati a Sanremo, che sta creando una divisione netta tra i napoletani che hanno votato e capiscono la canzone di Geolier e il resto dei votanti che non ce la fanno.
La situazione resta complessa, e certe volte i numeri sono semplici specchietti delle allodole, esce per ragionamenti semplicistici.
Lasciamo aperta la domanda: i 2.129.805 streams sono esclusivamente di ascoltatori partenopei?
A voi la risposta.
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