Qualsiasi epiteto per descrivere la carriera musicale di Eminem, al secolo, Marshall Bruce Mathers III, potrebbe essere riduttivo ma per celebrare i 20 anni dall’uscita di The Slim Shady LP è doveroso concentrarsi, anche se in punta di piedi, su una delle figure più rivoluzionarie della musica contemporanea tra testi complessi e sinistri e pezzi in grado di far vibrare le corde dell’anima di qualsiasi ascoltatore.
Una vita da underdog già dalla tenera infanzia per via di gravi problemi familiari in primis e dell’essere un ragazzo di etnia caucasica in un contesto di afroamericani nella famigerata 8Mile di Detroit tanto cara quanto sentimentalmente viscerale al protagonista. Paradossale ma veritiero al punto che, qualche anno dopo, sottolineò il fatto di essere una goccia nell’oceano con una frase in cui mise in evidenza che il pubblico stesse agendo come se non avesse mai visto una persona bianca prima di lui.
The Slim Shady LP è il prototipo di album utile a comprendere le molteplici stanze più recondite della mente dell’autore che in questo progetto dà pieno sfogo a sé stesso, nonostante la completa maturazione venga raggiunta dal disco successivo, “The Marshall Mathers LP”, considerabile la summa, che consegna l’artista al successo in lungo e in largo su tutto il pianeta. Tuttavia, l’Eminem presente in quest’opera vuole far sentire la sua voce per arrivare al grande pubblico ma cerca di farlo senza freni inibitori e censure. Pertanto, tracce come “My name is”, “Guilty conscience”, “Brain damage” “’97 Bonnie & Clyde”, “Just don’t give a fuck” e “Still don’t give a fuck” rappresentano lampantemente l’espressività del rapper che si scontra contro una società opprimente che lo porta quasi all’esasperazione. Questo disco venne acclamato dai seguaci del musicista ma nel contempo criticato da parte della stampa per via dei forti contenuti espliciti talvolta considerati addirittura misogini e violenti.
Nel frattempo, l’outsider proveniente dal Midwest degli Stati Uniti d’America riesce, a colpi di rime, tecnicismi e provocazioni, ad affermarsi nel circuito della scena rap americana fino a diventare un’icona non solo nell’hip hop ma della cultura popolare tanto che, in qualsiasi angolo del pianeta, il suo nome spicca in maniera estemporanea. A distanza di circa 20 anni da “The Slim Shady LP”, un altro progetto del medesimo artista, “Kamikaze”, è riuscito a scuotere l’intera comunità a causa delle forti liriche contenute al suo interno pregne di voglia di rivalsa e risentimento nei confronti di chiunque si sia permesso di criticare il suo operato in Revival e di chi abbia messo in dubbio le sue capacità. A tal proposito, è chiaro che Eminem, dopo essersi proclamato anni fa come il Dio del rap, ci tenga a far sì che chiunque sappia che egli è il migliore ma soprattutto che lui stesso si ritenga tale come afferma in “Greatest”. Ciononostante, durante il tour di quest’ultimo disco, il 24 Febbraio 2019, ha alzato ulteriormente l’asticella poiché al Melbourne Cricket Grounds ha battuto un record di presenze attirando 80.708 persone (vendendo di fatto oltre 300.000 biglietti solo per le date australiane) riunite a cantare a squarciagola le canzoni di colui che è diventato, grazie solamente alle sue capacità, una vera e propria istituzione immortale.
Talento, musica, volgarità, sesso, droghe, dispiaceri e sentimenti mordaci: Eminem è questo e molto altro ancora ma soprattutto, a livello di rabbia, fame e passione, è ancora lo Slim Shady di 20 anni fa seppur con una carriera inimitabile per qualunque essere mortale. In conclusione, l’intraprendenza e la personalità di Marshall Bruce Mathers III devono essere d’esempio per qualsiasi persona che abbia a cuore il volersi realizzare ed il desiderio di sviluppare un sogno cambiando le carte che il destino aveva in serbo. Grazie Marshall.
“Se avessi a disposizione un tentativo od un’opportunità per prenderti in un attimo ciò che hai sempre voluto; lo afferreresti o lo lasceresti scivolare via?”
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